Ultimo weekend di gennaio, freddo e asciutto, in attesa dei
cosiddetti ‘giorni della merla’, quelli che dovrebbero essere i più gelidi di
tutto l’inverno, due giorni trascorsi tra gli impegni, sociali e ‘mondani’ del
sabato e la visita a parenti, preceduta da una passeggiata sulla collina, tanto
per non rimanere ‘abbioccati’ sul divano, della domenica.
Niente di che, insomma, niente escursione sulla neve né
romantiche ‘trasferte’ sul lago di Garda, come avevo ipotizzato in precedenza,
ma momenti tranquilli di ordinaria quotidianità…
Sabato mattina era in programma la ‘Giornata del volontario
Mandacarù’, alla quale avevo aderito con quel pizzico di preoccupazione,
‘eredità’ di tanti (e spesso noiosi) corsi di aggiornamento, per lunghi e
fumosi discorsi che non suscitassero altro se non sbadigli trattenuti. E invece
l’incontro, in una spoglia sala ‘polivalente’ alla periferia della città, si è
rivelato interessante e ricco di spunti di riflessione, con momenti di ascolto
e altri di partecipazione attiva. Numerosi erano i volontari presenti,
rappresentanti delle varie botteghe della provincia, con una netta prevalenza
femminile e un’età media abbastanza elevata e intenso è stato lo scambio di
esperienze e impressioni, che ha avuto il suo ‘clou’ all’ora del pranzo
comunitario, in perfetto stile ‘commercio equo e solidale’, un succulento
couscous, cucinato da due signore nordafricane, seguito da una selezione di
biscottini alle mandorle con dell’ottimo the alla menta, che tutti hanno
mostrato di apprezzare con ripetuti bis.
Nel tardo pomeriggio, invece, abbiamo vissuto il momento
‘mondano’, nella fattispecie la festa per la raggiunta pensione dell’amica
‘Ciofanna’, che ha invitato una quarantina tra amici e parenti con i quali
condividere la gioia per l’agognato traguardo. Nella sala, affittata per
l’occasione, era allestito il buffet, ‘presieduto’ dal figlio minore, mentre il
fratello maggiore, con morosa, si occupava di musica, impianto luci e tutto
quanto richiesto per una buona riuscita del ‘party’. I tre giovani, per
sottolineare l’importante ruolo, indossavano una maglietta-riconoscimento con
la scritta STAFF ERMO, che l’augusta genitrice aveva provveduto ad acquistare.
E la neo-quiescente, guardata con una certa invidia da tutti
coloro che per motivi di ‘prolungata giovinezza’ sono ancora alle prese con
quotidiani impegni lavorativi, ha avuto il suo daffare nell’accogliere gli
ospiti che via via giungevano, nello scartare i regali che man mano le venivano
offerti, in un tourbillon di carte, nastri, fiocchi, biglietti,
nell’intrattenere i presenti, nel coordinare lo staff ermo, fino al momento
culminante del brindisi e del taglio della beneaugurante e maxi torta.
Poi è stata domenica. Ridimensionati i progetti
turistico-salutisti di due passi in altro ambiente, grazie ad un eccesso di ‘pantofolite’
acuta del compagno della mia vita, mi sono accontentata di una passeggiata in
collina (fin lì, posso venire- ha sostenuto l’amato bene)… a tre, dato che c’è
anche la fidata macchina fotografica con noi, con la successiva visita, per
concludere la giornata, alle rispettive madri, due ‘giovinette’ ottantaseienni,
con qualche acciacco la mia, più arzilla, anzi arzillissima, l’altra che di
certo confida di uguagliare, se non superare, la compianta Rita Levi-Montalcini
;-).
Stasera, infine, dopo i consueti appuntamenti del lunedì,
compresa una sessione di ‘stira e ammira’, mi ritrovo, davanti alla televisione
che trasmette il film ‘Vento di primavera’, sulla deportazione degli ebrei di
Parigi nel 1942, a riflettere sulla banalità del male e a chiedermi come sia
possibile che l’uomo sia capace di tanta crudeltà.
E, vedendo il ruolo avuto dalla polizia del governo
collaborazionista di Vichy, chissà se in Francia ci sarà qualcuno pronto a sostenere
che, qualcosa di buono, l’avrà sicuramente fatto anche il maresciallo Petain…
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