lunedì 28 gennaio 2013

Sabato, domenica e lunedì

Ultimo weekend di gennaio, freddo e asciutto, in attesa dei cosiddetti ‘giorni della merla’, quelli che dovrebbero essere i più gelidi di tutto l’inverno, due giorni trascorsi tra gli impegni, sociali e ‘mondani’ del sabato e la visita a parenti, preceduta da una passeggiata sulla collina, tanto per non rimanere ‘abbioccati’ sul divano, della domenica.
Niente di che, insomma, niente escursione sulla neve né romantiche ‘trasferte’ sul lago di Garda, come avevo ipotizzato in precedenza, ma momenti tranquilli di ordinaria quotidianità…
 
Sabato mattina era in programma la ‘Giornata del volontario Mandacarù’, alla quale avevo aderito con quel pizzico di preoccupazione, ‘eredità’ di tanti (e spesso noiosi) corsi di aggiornamento, per lunghi e fumosi discorsi che non suscitassero altro se non sbadigli trattenuti. E invece l’incontro, in una spoglia sala ‘polivalente’ alla periferia della città, si è rivelato interessante e ricco di spunti di riflessione, con momenti di ascolto e altri di partecipazione attiva. Numerosi erano i volontari presenti, rappresentanti delle varie botteghe della provincia, con una netta prevalenza femminile e un’età media abbastanza elevata e intenso è stato lo scambio di esperienze e impressioni, che ha avuto il suo ‘clou’ all’ora del pranzo comunitario, in perfetto stile ‘commercio equo e solidale’, un succulento couscous, cucinato da due signore nordafricane, seguito da una selezione di biscottini alle mandorle con dell’ottimo the alla menta, che tutti hanno mostrato di apprezzare con ripetuti bis.
 
Nel tardo pomeriggio, invece, abbiamo vissuto il momento ‘mondano’, nella fattispecie la festa per la raggiunta pensione dell’amica ‘Ciofanna’, che ha invitato una quarantina tra amici e parenti con i quali condividere la gioia per l’agognato traguardo. Nella sala, affittata per l’occasione, era allestito il buffet, ‘presieduto’ dal figlio minore, mentre il fratello maggiore, con morosa, si occupava di musica, impianto luci e tutto quanto richiesto per una buona riuscita del ‘party’. I tre giovani, per sottolineare l’importante ruolo, indossavano una maglietta-riconoscimento con la scritta STAFF ERMO, che l’augusta genitrice aveva provveduto ad acquistare.
E la neo-quiescente, guardata con una certa invidia da tutti coloro che per motivi di ‘prolungata giovinezza’ sono ancora alle prese con quotidiani impegni lavorativi, ha avuto il suo daffare nell’accogliere gli ospiti che via via giungevano, nello scartare i regali che man mano le venivano offerti, in un tourbillon di carte, nastri, fiocchi, biglietti, nell’intrattenere i presenti, nel coordinare lo staff ermo, fino al momento culminante del brindisi e del taglio della beneaugurante e maxi torta.  
Poi è stata domenica. Ridimensionati i progetti turistico-salutisti di due passi in altro ambiente, grazie ad un eccesso di ‘pantofolite’ acuta del compagno della mia vita, mi sono accontentata di una passeggiata in collina (fin lì, posso venire- ha sostenuto l’amato bene)… a tre, dato che c’è anche la fidata macchina fotografica con noi, con la successiva visita, per concludere la giornata, alle rispettive madri, due ‘giovinette’ ottantaseienni, con qualche acciacco la mia, più arzilla, anzi arzillissima, l’altra che di certo confida di uguagliare, se non superare, la compianta Rita Levi-Montalcini ;-).
Stasera, infine, dopo i consueti appuntamenti del lunedì, compresa una sessione di ‘stira e ammira’, mi ritrovo, davanti alla televisione che trasmette il film ‘Vento di primavera’, sulla deportazione degli ebrei di Parigi nel 1942, a riflettere sulla banalità del male e a chiedermi come sia possibile che l’uomo sia capace di tanta crudeltà.
E, vedendo il ruolo avuto dalla polizia del governo collaborazionista di Vichy, chissà se in Francia ci sarà qualcuno pronto a sostenere che, qualcosa di buono, l’avrà sicuramente fatto anche il maresciallo Petain…

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