martedì 22 gennaio 2013

Domenica 20 gennaio

Sta piovigginando (o sono già le prime ‘faville’ di nevischio?) quando esco nell’oscurità delle ore 6.45 di domenica 20 gennaio, con tutto il mio carico da montanara, per raggiungere l’auto del Presidente Paolo (più consorte Silvana, più Carla B., più Ozam, l’amico turco) che ci porterà al consueto punto di partenza.
Sì, il mio caro marito è ancora in fase di ‘quiescenza’ alpinistica e sta dormendo il sonno del giusto nel talamo di casa, mentre noi, in stretta intimità…. automobilistica, arriviamo al lungadige Monte Grappa, dove già numeroso e pressoché al completo è il gruppo dei partenti.
-Manca el pulman!!- si lamenta il pessimista di turno.
-Calma, l’ariverà…- ribatte qualcun altro.
E il potente mezzo, infatti, si profila quasi per incanto all’orizzonte, condotto, come ormai d’abitudine, dal giovane Orazio che si presenta anch’egli ben munito contro i rigori invernali, con tanto di sciarpone e berrettone che lo rendono quasi irriconoscibile.
Poi, fatto l’appello, tutti a bordo e si parte vero l’odierna meta, quest’oggi oltreconfine, nell’ignota (per me, almeno) austriaca vallata della (o dello?) Schmirn.
-E te g’hai el document, che doven ‘nar a l’estero?- mi chiede un amico ‘curioso’.
-Azz, la carta de identità!!-
No, non ce l’ho…
E grigio incontriamo lungo il percorso, grigio a Bolzano, grigio a Bressanone e poi a Vipiteno e grigio al passo del Brennero, anche se si leva qualche voce ‘ottimista’ (ché, alla Sat, l’ottimismo è una virtù diffusa, capace di vedere il raggio di sole al di là di coltri di nere nubi ‘spesse’ un km… ;-) ).
-El sol! Vegn fòra anca el sol!!-
In effetti, tra il grigiore che ricopre il cielo sopra di noi, laggiù in fondo, in fondo (probabilmente sopra Monaco di Baviera.. ;-) ) si apre un minimo spiraglio… più chiaro. Piccolo, piccolissimo, ma regala quella speranza che, come ben si sa, è sempre l’ultima a morire.
E con questa rosea prospettiva, il gruppo dei 44 escursionisti, diviso pressappoco a metà tra sciatori e ‘ciaspolari’ si mette in marcia, fatta la doverosa prova Arva, risalendo in serpeggiante fila indiana l’erto pendio che diparte dal paesino di Schmirn. Un passo dopo l’altro, con una prima sosta per alleggerire il vestiario e poi, di nuovo, su nel bosco per un lungo tratto, quindi su ampi spazi aperti dove la neve è abbondante e polverosa. Ora il gruppo si è frazionato in tutta una serie di segmenti e, mentre i piè veloci sono già lontani, io risalgo con la dovuta calma, lasciando a Silvana, che mi precede di un centinaio di metri, l’onere di decidere quando interrompere l’ascesa e riprendere la via del ritorno. E così, su e su, nel biancore quasi irritante e con gli occhiali che si appannano, mentre penso che gran parte di questo tragitto lo dovrò ripercorrere in discesa (ahimè), quando ad un tratto squilla il mio cellulare. Sarà Silvana, penso, intenta nelle molteplici operazioni di recupero del ‘mobile-phone’, che, come spesso accade, pare disperso in qualche anfratto dello zaino. Eccolo!
-Pronto?-
No, non è Silvana, ma è il consorte che desidera sapere come sia il tempo qui, in terra austriaca.
-A Trent, gh’è ‘na bufera del neve…- mi ragguaglia.
-Qui no, è grigio e coperto, anzi, si sta levando anche un po’ di foschia, ma neve, niente… No, scusa un attimo… el scominzia a fiocar anca qua…-
Eh già, sta cominciando a nevicare!! Altro che sole in arrivo!! E la Silvana, quando si fermerà??
La Silvana è ormai a due passi dalla cima che vedo anch’io, dal mio luogo di sosta (temporanea), il Rauher Kopf, con la sua brava croce sommitale.
-Mancheranno 25 metri- mi sollecita Carla B., che nel frattempo mi ha raggiunto.
25? O 50, come sostiene Ezio, anch’egli ora nei pressi.
25 o 50, faccio l’ultimo sforzo, mentre le campane del paesino, laggiù in fondo alla vallata, rintoccano il mezzogiorno e, passo dopo passo mi inerpico sul ripido (assai) versante, senza pensare al ‘dopo’ (=discesa) ed eccomi alla forcella sotto la cima.
Intanto gran parte dei compagni ha già preso la via del ritorno, gli sciatori con ampi zig zag, sollevando nugoli di neve polverosa e i ‘ciaspolari’ seguendo tracce più ‘obbligate’, qualcuno paventando il rischio di pericolosi smottamenti.
Bello, ci mancherebbe solo una valanga!!
Così dimentico i dieci metri che mi separano dalla croce (tra l’altro adesso c’è nebbiolina che impedisce qualsiasi panorama) e con Silvana e altri benemeriti riprendo la strada del ritorno.
Con precauzione estrema, attenta ad ogni passo, sudando tutto il sudabile, gli occhi ben puntati sul terreno, percorro a ritroso la traccia seguita poc’anzi ed è con estremo sollievo che, dopo un tempo che non riuscirei a quantificare, mi ritrovo con Silvana e Serafina sulla strada forestale che, pianeggiante :-D e molto, molto più facile da percorrere, ci conduce verso la frazione di Toldern, dove ritroveremo il pullman e, aspetto non secondario, un grande punto di ristoro, forse l’unico di tutta la zona.
E così facciamo, noi tre signore, sotto un lieve (e quasi fastidioso) nevischio, giungendo alla meta quando le 14.30 sono già battute e ci stavano dando quasi per disperse (in verità ci eravamo fermate all’esterno del locale per mangiare il panino portato da casa, approfittando di una riparata panchetta..).
Ma abbiamo anche noi tutto il tempo di assaporare le proposte della casa, in un’atmosfera amichevole, calda e super-vociante, prima di ripartire, con un certo anticipo, verso l’italico suolo.
Altre due ore (abbondanti) di viaggio con qualche benefico appisolamento, due chiacchiere con Lina, la mia vicina di posto e alcune (personali) riflessioni sul senso dell’andare in montagna e finalmente siamo a Trento, dove la neve, che ha lasciato posto a qualche scroscio di pioggia, ci regala, come benvenuto, un pantano scivoloso…
E vabbè, non si può pretendere tutto dalla vita! ;-)

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