mercoledì 28 agosto 2013

Vacanza in Pusteria 2

Lunedì 26 agosto
Non sta piovendo, ma una fitta coltre nebbiosa copre il paesaggio fin quasi a fondovalle.
-Mi pare di essere in Scozia…- commenta il consorte, rimembrando un’umida e grigia vacanza nelle lande scozzesi, con panorami a cm zero.
Già, confermo e, se eravamo sopravvissuti allora, ce ne faremo una ragione anche oggi, concludo.
Così ce la prendiamo con comodo, un’ampia e varia colazione con assaggi di questo e di quello, un po’ di lettura a seguire e, quando stanno per scoccare le dieci, ci prepariamo all’uscita. Scarponi ai piedi, giacca a vento, zaino con copri zaini a portata di mano e ombrellino d’ordinanza (il mio, piccolo e vivace) e bastoncini, ci incamminiamo di buon passo verso la stazione a valle della funivia che conduce sul monte Elmo. La nostra intenzione è di percorrere l’ampio sentiero sommitale, per lunghi tratti una comoda strada sterrata, fino a congiungerci con quello che scende alla malga Nemes e di qui riportarci a Moso. Un tragitto senza particolari difficoltà, al di là della lunghezza, con diversi punti d’appoggio, il rifugio Gallo Cedrone, la Sillianhütte e, ultima ma non meno importante, la citata malga Nemes.
Così facciamo, camminando sotto il cielo grigio che a tratti si ‘apre’ regalandoci vaste vedute della valle sottostante, in qualche momento addirittura con timidi raggi di sole, in altre occasioni avvolti in una specie di bambagia in cui risuonano solo i nostri passi, con l’accompagnamento, di tanto in tanto, del muggito di una mucca al pascolo o del belato di sparute capre che intravediamo in lontananza e talora, tanto per non perdere l’abitudine, accompagnati da una pioggerella, breve e fastidiosa.
C’è poca gente lungo il percorso: una decina di persone salite con noi in funivia e ben presto distanziate, qualche escursionista che troviamo all’interno della Sillianhütte e poi nessun altro, da lì, fino alla malga Nemes. Insomma, una lunga ‘cavalcata’ pressoché solitaria che si conclude verso le 16.15 quando giungiamo all’hotel, stanchi ma soddisfatti. Sì, per quest’oggi abbiamo ‘dato’ ed ora possiamo dedicarci al reparto wellness, una ‘saunetta’ e poi un po’ di relax sui comodi lettini, dove mi immergo nella lettura appassionante del romanzo di Anne Tyler, La figlia perfetta, senz’altro uno dei migliori che ho letto in questi ultimi tempi.
Martedì 27 agosto
Ahimè, anche oggi le nubi sono incombenti, forse meno di ieri o almeno così pare al nostro occhio che si sforza di essere ottimista. Sì, lassù, lassù, ci sembra di intravedere qualche timido lembo azzurro, ma forse è solo la nostra speranza.
Così, anche stamane, facciamo le cose con calma, siamo o non siamo in vacanza? Ci rincorre forse qualcuno? E sono le dieci passate quando ci mettiamo in marcia. Quest’oggi, ci siamo detti, un percorso più breve, ché poi, alle tre del pomeriggio dobbiamo essere di ritorno perché mi attende la giovane addetta alla Spa per un massaggio antistress. E allora, cosa c’è di meglio di una bella passeggiata fino in fondo alla valle Fiscalina, lungo una comoda strada pressoché pianeggiante? Così infatti facciamo, prendendola, invero, un po’ ‘alla larga’, per allungarla quel tanto da farla diventare una ‘quasi’ escursione. Ci spostiamo fino a Sesto e poi percorriamo un bel sentiero nel bosco, lungo il quale numerosi sono i turisti che incrociamo, comprese alcune italiche famigliole con bambini riluttanti e litigiosi e genitori spazientiti, fino a giungere all’imbocco della valle, dove ci ‘immergiamo’ in una specie di processione… pedestre. Decine e decine sono infatti i camminatori, persone di ogni età e di ogni varietà… di abbigliamento e tanti i cani al seguito, anch’essi ad ampio spettro…. razziale.
E lassù, alle pendici di Cima Uno, il sentiero che sale zigzagando con strette curve verso il rifugio Zigzmund-Comici, il primo che si incontra sulla via delle Tre Cime di Lavaredo, lungo il quale si vedono procedere diversi camminatori. E noi? -mi domando- ce la faremo (per via del tempo) a salirvi?- Speriamo proprio di sì!!
Per oggi ci accontentiamo di questa semplice camminata, oltrepassando il super-affollato rifugio di fondovalle, dove appare un’impresa il solo avvicinarsi al bancone del bar e, consumato un rapidissimo pasto a mo’ di pic-nic sul ghiaioso greto del torrente poco distante, sempre con ombrellino a portata di mano perché gli scrosci seguono una tattica… da guerriglia, colpendo quando meno te l’aspetti, anche mentre sei sotto un pallido sole, ce ne torniamo verso Moso e verso l’impegno… rilassante.
E il pomeriggio si conclude con la sottoscritta, tutta bella unta di oli profumati, in relax sui lettini del reparto wellness (-perché dopo il massaggio è meglio non fare nulla- ha consigliato nel suo italiano dall’accento ‘tetesco’ la giovane Rebecca) e con il consorte che si ‘sauna’ fino a stufarsi.
Infine, dopo la cena in cui valorosamente ci impegniamo a gustare tutto quanto ci viene servito, sono d’obbligo quattro passi nella notte, ahimè non stellata, concludendo con l’ultima pioggerella del giorno.
Ci mancava solo quella!!

domenica 25 agosto 2013

Vacanza in Pusteria 1

Sabato 24 agosto
Dopo il violento temporale di ieri pomeriggio e la pioggia della nottata, stamane il sole splende sovrano, anche se le previsioni per i giorni a venire non sono un granché favorevoli. Vuoi vedere che, dopo queste settimane di sole e caldo, proprio questa, che ci vedrà ‘vacanzieri’ in val Pusteria sarà quella che segna la fine dell’estate? A scanso di equivoci, partiamo quindi con un bagaglio ampio ed esauriente: abbigliamento a ‘tutto tondo’, con indumenti di almeno tre tipologie di pesantezza, comprese le calzature, leggere, di medio peso, scarponi, poi borsa della ‘cultura’ con un adeguato numero di libri, più guida delle escursioni, più cartine topografiche, per concludere con zaini e bastoncini da camminata. Quasi un trasloco, insomma ;-)
Partiamo di buon mattino, perché intendiamo fermarci nei pressi di Bressanone e ‘provare’ l’itinerario che mi vedrà capogita il prossimo 18 settembre; il traffico sull’autostrada del Brennero è intenso in entrambi i sensi di marcia, come continua sarà la fila di automobili che poco più tardi incroceremo lungo la statale della Pusteria. Usciti, pertanto, al casello di Bressanone, raggiungiamo il piccolo agglomerato di Novacella, con una rapidissima visita alla splendida abbazia agostiniana, un vero gioiello architettonico con chiesa barocca e storica biblioteca, anch’essa ‘meta’ culturale nella stessa giornata, quindi percorriamo un tratto dell’itinerario previsto. Non ci pare un granché, come percorso, quindi, con tutta una serie di dubbi se effettuarlo o meno, risaliamo in auto e riprendiamo il cammino.
E’ da poco passato mezzogiorno e siamo in anticipo sui tempi previsti, perciò decidiamo una breve sosta a Brunico, la bella cittadina pusterese che si trova quasi a metà della valle. E anche stavolta non rimaniamo delusi: ammiriamo i tipici edifici del corso principale, con le caratteristiche insegne metalliche, le case decorate, i negozi allettanti, quindi saliamo al castello che domina dall’alto la città, un tempo dimora estiva dei principi vescovi di Bressanone, oggi sede di uno dei musei sulla montagna, ‘organizzati’ da Reinhold Messner. Visitiamo con attenzione le diverse sale dedicate ai popoli ‘montanari’ dei diversi continenti, concludendo con la salita all’alta torre del maniero da cui si gode un panorama a 360°.
-Ne valeva la pena- commenta il consorte, prima di ripartire, soddisfatto verso Moso Pusteria, dove giungiamo poco prima delle 16.00.
E qui scopriamo le novità dell’hotel Alpenblick, dopo i lavori della scorsa primavera, prendiamo possesso della nostra camera e ci dedichiamo da subito alle attività ‘da vacanza’, prima della cena, come sempre all’altezza delle aspettative. Piatti raffinati e di alta cucina, con il dolce di fine pasto decisamente superbo. E menomale che le porzioni sono ‘contenute’…
D’altro canto, come si può rinunciare a tali prelibatezze? Alla dieta penseremo una volta a casa…
Domenica 25 agosto
Piove. Come i servizi meteo avevano previsto. E allora non rimane che adeguarsi.
Come? Ci si veste in modo adeguato, si prendono due grandi ombrelli, in dotazione all’hotel e ci si incammina verso San Candido, sei km e mezzo di percorso lungo la pedonale/ciclabile e ci si immerge in un vero bagno di folla… turistica (all’80% di italica lingua). Un acquisto veloce, un caffè al volo e poi… si ritorna, sempre a piedi, all’hotel Alpenblick, giusto in tempo per la ‘merenda’, prevista per gli ospiti.
Poi, mentre il consorte si dedica ai piaceri della sauna, io mi do alla scrittura.
Stasera ci attendono nuove ‘fatiche’: l’aperitivo di benvenuto, ‘rituale’ delle domeniche e il pranzo di gala, con sei-portate-sei.
Vedremo di farcela…

mercoledì 21 agosto 2013

Fragile

Fragile, sei troppo fragile…
Queste parole che risuonano nel folto bosco proprio sopra l’abitato di Fontanazzo, frazione di Mazzin di Fassa, provincia di Trento, nel tardo e caldo pomeriggio di domenica scorsa, mentre sto scendendo, con attenzione e prudenza, un ripido e sassoso sentiero che mi pare interminabile, sudando tutto il sudabile, mi ‘regalano’ un istante deja-vu, che mi rimanda all’indietro di almeno un quarto di secolo.
Fragili, troppo fragili, un’espressione cara al collega Condottiero, che egli riferiva alle nostre tredicenni alunne e che tanto mi irritavano ogni volta le sentivo. Fragili, troppo fragili… Certo, ribattevo, se avessero la tua maturità di quarantenne, sarebbero dei fenomeni e noi potremmo cambiare mestiere…
Ma quest’oggi non è la voce del buon Condottiero a pronunciare le medesime parole, bensì quella dell’amato consorte che cammina qualche passo davanti a me, allo scopo di mostrarmi dove ‘mettere i piedi’ e la destinataria non è altri che la sottoscritta che procede sempre più stanca e irritabile verso una meta che pare allontanarsi ogni metro di più.
Sì, sono io la persona ‘fragile’, perché mi sto lamentando di quest’ultima parte del lungo itinerario che abbiamo percorso quest’oggi. Sei ore e più di ‘marcia’, su e giù, giù e su lungo sentieri ora più agevoli, ora più impegnativi, aeree ‘crestine’, tratti attrezzati con cordino e qualche ‘piolo’ metallico, vasti prati e pascoli. Un percorso che non è certo stato la cosiddetta ‘via dell’orto’, ma che ha richiesto piede fermo e assenza di vertigini e che io ho portato (quasi) a compimento, senza la minima lamentazione e/o rimostranza. Solo qui, alla fine della giornata, mi sto concedendo di esprimere il mio ‘stufezzo’ e la mia fatica di fronte a tale discesa in questa specie di selva oscura che precipita a valle.
-E lo stai dicendo a tutti- rincara la dose il consorte. Tutti, vale a dire quei compagni di escursione che via via mi hanno raggiunta e superata. E che devo dire? Che quest’ultima parte è di una bellezza stupefacente? Che mi sto divertendo ‘da matti’ e che, quasi quasi, una volta a fondovalle, potrei tornarmene in alto per ripetere l’esperienza?
Poi, grazie al cielo, sono alla meta, nei curatissimo parco lungo le rive del torrente Avisio, dove ci stanno attendendo il pullman e il pacioso autista Elvis, che mi saluta con un ‘la vedo un po’ stanca, siora’…
Un po’ stanca e un po’ (tanto) irritata con il compagno della mia vita che non ha ancora finito di sottolineare impietosamente la mia (supposta) fragilità, correndo il rischio di beccarsi un colpo di ‘racchetta’ in testa (e buon per lui che sono di animo generoso… ;-))
E, per concludere, faccio mie le parole di Alberta che mi ha preceduto di qualche minuto: ‘abbiamo visto così bei panorami a 360° nella parte ‘alta’, che ci hanno ripagato della fatica finale…’. Sì, perché è stata un’escursione bella assai e appagante, per le prime cinque ore e mezzo del percorso, per cui conviene ‘archiviare’ l’ultimo tratto alla voce ‘rovescio della medaglia… montagnosa’ e dimenticare al più presto fatiche e disagi. E il consorte? Vabbè, che devo fare, lo ‘perdonerò’… Ma per intanto, gli concedo un goccio della fresca acqua, testé acquistata nell’unico locale aperto nei paraggi, solo perché ‘è il padre dei miei figli’!!
 
Per rimanere in tema ‘montagna’, la prossima settimana, da sabato 24 a sabato 31, saremo in val Pusteria, a Moso, nell’ormai familiare hotel Alpenblick, per una vacanza soprattutto di relax (così ha giurato il consorte), certo, con uscite e camminate quotidiane, anche per bilanciare l’apporto calorico di quell’ottima e speciale cucina!! Staremo a vedere. L’importante è che il tempo ‘tenga’… Ha fatto bello fino ad ora, non sia mai che cambi del tutto proprio in quei giorni!!

sabato 17 agosto 2013

Cose che capitano...

Ieri mattina, verso le 10.30. ’Presa’ dall’amletico dilemma di come e dove trascorrere la giornata del mio compleanno, scartata l’ipotesi di una trasferta a Bolzano per un romantico e sudtirolese desinare in qualche locale del centro storico (andiamo in treno, così non c’è il problema del parcheggio, ma non facciamo a tempo per quello delle 10 e dove sono i miei documenti? il mio bancomat? e i soldi che avevo messo ieri sera sul tavolo, quando son tornato dalla montagna? li hai spostati tu?  IOOO? Io non ho visto nulla, i soldi e il bancomat saranno dove li hai messi TU, che sei sempre ordinato, a tuo dire… Ah, eccoli, erano nelle tasche degli altri pantaloni… Già, te pareva..), decisa infine un’uscita in terra trentina, l’altopiano di Pinè, tanto per essere (quasi) monotoni, mi resta il tempo di un salto in centro.
Due sono, infatti, le mete che mi attendono: la libreria Artigianelli, dove cambiare la guida Lonely Planet della Namibia, regalo della mia cara sister, perché già in possesso di una identica, quindi, la Biblioteca Comunale dove restituire i tre libri che avevo in prestito.
Ed è qui che ci troviamo appunto attorno alle 10.30. C’è poca gente nella grande sala Manzoni ed io consegno i volumi all’addetto, poi, mentre il consorte si avvicina al banco delle novità, sfogliando questo o quel libro, mi dirigo a passi decisi verso gli scaffali della narrativa, alla lettera L.
Intendo infatti cercare un altro romanzo della scrittrice inglese Penelope Lively, di cui quest’estate ho letto diversi romanzi che ho trovato avvincenti, ben scritti, mai banali.
Eccomi alla ‘meta’. ahimè il ripiano più basso della scaffalatura, che mi costringe ad una scomoda postura per trovare un eventuale volume e sì, lo so che dovrei inforcare gli occhiali da vista, ma non ho voglia di frugare nella borsa alla ricerca dell’apposito astuccio che sembra dispettosamente nascondersi tra tutti gli orpelli che mi porto dietro, così, strizzando gli occhi, mi sforzo di leggere il dorso dei libri.
Ecco, LIVE5, Un posto perfetto, no, già letto, e questo? LIVE7, Incontro in Egitto… No, questo è ‘nuovo’. Lo guardo, una copertina sui toni del seppia, lo apro e ‘cerco’ di leggere il risvolto della stessa, ma è un’impresa pressoché vana, per cui lascio perdere e ritorno dal bibliotecario, con libro e tessera.
-Te hai trovà qualcoss?- domanda il marito.
Sì, certo, un nuovo romanzo…
Sarà solo nel tardo pomeriggio che, rientrata a casa dal pranzo pinetano e accomodatami in poltrona con il volume tra le mani, occhiali rigorosamente sulla punta del naso, scopro con un senso di sconcerto misto a scoramento, che Incontro in Egitto altro non è che il libro che ho appena restituito stamattina…Solo un’altra edizione, di un’altra casa editrice, con copertina a vivaci colori…
-Anca te sei atenta a quel che te lezi…- sarà l’ ironico commento dell’amato bene.
Già, me lo chiedo anch’io. L’avessi letto mesi fa, ma saranno stati venti giorni e aver già dimenticato il titolo… Sarà l’età?

giovedì 15 agosto 2013

Ferragosto 2013

15 agosto, ore 6 a.m., la sveglia suona inesorabile. No, non è per me, ma per il consorte, che quest’oggi ha in programma, con gli amici Patrizia e Ugo, un’escursione in val di Rabbi, alla ‘scoperta’ dell’itinerario che lo vedrà capogita il prossimo 1 settembre. Io, invece, che domenica scorsa, mettendo incautamente il piede sinistro su erbosa zolla ‘instabile’, mi sono procurata una piccola storta, , me ne starò in città, preferendo non mettere a repentaglio la ritrovata ‘snellezza’ della caviglia in questione, dopo due giorni di costanti impacchi di ghiaccio.
Così mi ritrovo libera da impegni di sorta, proprio in una giornata in cui parrebbe che tutti debbano avere incontri conviviali con amici, familiari e possibilmente in luoghi ameni, all’aria aperta, al mare, in montagna, sulle rive di qualche lago… Pazienza, mi dico, mi organizzerò a modo mio, una puntata in centro al mattino, approfittando della rinfrescata (e più umana) temperatura, un pranzo ‘su e via’, magari con un trancio di pizza, qualche lettura, un po’ di Internet navigazione, un pisolino sul divano…
Ma la Provvidenza interviene a cambiare le carte in tavola, assumendo le vesti di mia sorella che mi invita a pranzo. Non aspettarti nulla di particolare, precisa, una pasta fredda e un po’ di insalata. Non c’è problema, la rassicuro e perciò, poco dopo le dodici e trenta, con una piccola pianta di orchidea, acquistata su una bancarella del mercato settimanale che, stranamente, si è tenuto anche nella giornata festiva, suono alla sua porta.
La tavola è già apparecchiata, tre coperti, per un pranzo al femminile, noi due e la giovane figlia –il marito, mio cognato è al lavoro e il figlio/nipote è ancora in vacanza, sotto il caldo sole siciliano. E il menu, come era facilmente prevedibile, non è ‘solo’ un piatto di pasta fredda, ma ci sono delle ottime tartellette di pasta frolla con ripieno di verdura e formaggio per antipasto e delle piccole cheesecakes monoporzione a chiudere il tutto. Niente di particolare, si schernisce la cuoca, che è un’eccellente chef, capace di giocare alla pari con le creazioni del mio amato consorte. Ed io apprezzo il tutto, con un paio di bis, tanto per gradire…
Nel pomeriggio, dopo un secondo caffè e una necessaria pausa di… riflessione, facciamo una passeggiata lungo assolate e pressoché deserte strade semi-periferiche. Fa caldo, ma la temperatura è mitigata da un venticello gradevole che ci consente di camminare piacevolmente; basta solo avere l’accortezza di scegliere le parti in ombra ;-) Così, tra un discorso e l’altro, compiamo il nostro percorso, fino al momento di dividere le strade per il ritorno alle rispettive dimore e alle consuete incombenze…. casalinghe.
Una volta a casa, concludo il pomeriggio festivo, dedita ad un sano ozio, nell’attesa del ritorno del cavaliere errante…  sulle montagne trentine, che ritorna soddisfatto dell’itinerario, pronto a ripeterlo alla data stabilita.
E domani, mi chiede il consorte, come pensi di trascorrere il giorno del tuo genetliaco? Decidi quello che vuoi fare, sarò a tua disposizione…
Già, domani, 16 agosto, raggiungerò la meta dei 20x3+3… anni, aggiungendo una nuova tacca all’albero della mia vita. E che dire? Mi fa una certa impressione pensare a questo numero, che mi sembra davvero grande… Forse mi conviene pensare all’ottimistica previsione/augurio della mia augusta suocera, la mammà, che un paio di settimane fa mi ha detto, quasi con tono perentorio ‘te g’hai davanti altri trent’anni, come minimo’. Se lo dice lei.. ;-)
 

martedì 13 agosto 2013

Vacanza per sole donne

Quest’anno, per un’intera settimana, le strade tra me e il consorte si sono divise: lui, in Austria, con diciannove arditi par suo, a ‘marciare’ per valli alpestri tra aspre salite e altrettanto ripide discese, lungo non sempre agevoli sentieri e tratti ancora innevati ed io, in compagnia di Alberta, in un itinerario a livello… zero, tra Bruxelles e città limitrofe.
Eh sì, ci siamo organizzate, due signore ‘giovanili’ in viaggio da sole, economico volo Ryan Air in partenza da Bergamo, hotel Ibis in pieno centro, a pochi minuti dalla Grand Place, giornate scandite da programmi ben definiti.
Siamo partite all’alba di sabato 27 luglio, con una valigia (in due) e adeguato bagaglio a mano, alla volta di Orio al Serio, con largo anticipo sull’orario previsto, poi a bordo di un affollatissimo aereo siamo giunte a Charleroi, nel bel mezzo di un violento temporale che ci ha pure regalato qualche palpitazione al momento dell’atterraggio, quindi eccoci a Bruxelles, alle prese con le inevitabili problematiche di quando si entra in contatto con una nuova realtà, la ricerca della stazione della metropolitana, l’utilizzo delle locali macchinette per il rilascio del biglietto, lo ‘studio’ della mappa e della direzione da prendere e, finalmente, alla meta, l’hotel, a fianco di Place St. Catherine.
Una rapidissima ‘presa di possesso’ della stanza a noi riservata, una veloce ‘risitemata’ e poi, via alla scoperta della città. Un intero pomeriggio lungo le vie centrali, affollate di turisti, a prendere ‘confidenza’ con strade e piazze, guardandoci attorno, osservando palazzi e monumenti, entrando e uscendo dalle numerose cioccolaterie, con qualche sosta… ristoratrice (eh sì, bisogna pur mangiare e bere…).
E, nei giorni seguenti, già di buon mattino in marcia verso la Stazione Centrale da cui siamo partite per raggiungere, a bordo di veloci e puntuali treni, alcune importanti città, Bruges, la domenica, poi Gand e, last but not least, Anversa, della serie ‘una città al giorno’. Città che ci hanno riservato piacevoli scoperte, nelle quali abbiamo camminato a lungo (perché noi siamo o non siamo della Sat? ;-)), con l’unica eccezione di una ‘crociera’ sui canali a Bruges e a Gand, salendo poi su alte torri da cui godere di ampi panorami. E pazienza se non siamo riuscite a calarci nel romanticismo notturno delle città illuminate, nonostante il fermo proposito di tornare da Bruges con un treno a tardissima ora, ma più dell’ardor poté la stanchezza… pedestre (e dopo un’intera giornata a passo di carica, sia pur con le debite soste per necessità di vario genere, il desiderio di distendere le stanche membra è più forte di qualsiasi attrattiva… L..).
Ci siamo così dovute accontentare della Grand Place in veste notturna, anche senza luminosi e tremolanti riflessi sull’acqua, come abbiamo sostituito l’acquisto di un ‘diamantino’ ad Anversa con delle più prosaiche ed economiche confezioni di cioccolatini (che, tra l’altro, non sono poi tanto a buon mercato…) correndo il rischio di ritrovarci, una volta in Italia, con una specie di… Nutella, viste le temperature che abbiamo trovato al rientro sul patrio suolo. Lassù, invece, abbiamo goduto di tutte le variazioni di un clima atlantico, con momenti di sole splendente e qualche temporaneo piovasco, venticelli freschi e i nostri conseguenti rivestimenti e alleggerimenti d’abito. Diciamo che non abbiamo mai sudato (e menomale!!).
I giorni sono così trascorsi veloci e in men che non si dica è giunta l’ora del rientro. L’ultima passeggiata fino al Palace de Justice e alla terrazza panoramica con un’ampia vista sui tetti di Bruxelles e con l’Atomium sullo sfondo, sfavillante nel sole pieno della tarda mattinata, poi gli ultimissimi acquisti da tenere nel bagaglio a mano ed è proprio tutto.
Puntualissimo, alle 17.50, l’aereo Ryan Air si è alzato in volo da Charleroi e, in meno del tempo previsto, siamo atterrati a Orio al Serio, dopo aver potuto ammirare dall’alto la sfilata delle Alpi, con il monte Bianco in primo piano, quindi, recuperata la valigia e l’auto al parcheggio poco distante, abbiamo affrontato l’ultima fatica, quei circa duecento km che ci separano da casa.
-Cara Alberta- le ho detto, salutandola una volta alla meta –adesso che siamo tornate, safe and sound, per usare un’espressione inglese, posso confessarti di essere partita con qualche (piccolo) timore… Perché è vero che in questi ultimi anni ho maturato una discreta esperienza di viaggi, aeroporti e quant’altro, ma ero sempre in compagnia del consorte, una specie di baluardo pronto ad affrontare ogni difficoltà, piccola o grande che potesse presentarsi. E invece, ce l’abbiamo fatta, due ‘comandaresse’, come ci ha definite il già citato compagno della mia vita: siamo andate, ce la siamo cavate con la lingua, abbiamo fatto tutto quello che avevamo programmato, non ci siamo perse… Anzi, abbiamo perfino dato indicazioni ad altri turisti… più impacciati di noi, eheheh! E vuoi mettere la soddisfazione nel sentirci chiedere, a Gand, al momento di acquistare il biglietto per salire alla sommità del Belfort, se avevamo già compiuto i 55 anni? Che cosa chiedere di più? ;-)-
 E per concludere, questa è stata una vacanza foto-free. Niente macchine fotografiche, niente ricerca dello scorcio ideale, niente pose. Un vero sollievo.