mercoledì 30 maggio 2012

Escursione botanica sul monte Cengialto

Il Cengialto è un modesto rilievo alle porte di Rovereto, sulla sinistra orografica della valle dell’Adige, a due passi dall’Ossario di Castel Dante e dall’area dei Lavini di Marco, dove nella roccia sono rimaste le orme di enormi dinosauri. Un luogo caratterizzato da una fitta vegetazione di latifoglie e da un endemismo conosciuto fin dall’Ottocento, l’Iris Cengialti, uno splendido giaggiolo che cresce negli spazi erbosi in prossimità della modesta sommità.
E questa località, oggi, è stata la meta della tradizionale escursione botanica di fine maggio.
Guidati da tre esperti conoscitori di piante e fiori, Gino, Rosa e Paolo C., coadiuvati dalla giovane geologa Anna, partiamo da Trento alle 7.30 precise, 42 ‘discepoli’, chi più, chi meno interessato ad ampliare le proprie, botaniche, conoscenze.
Veloce trasferimento a Rovereto, poi, risalita la strada fino al parcheggio di Castel Dante, siamo pronti a metterci in cammino, ahimè senza la consueta ‘sosta-caffè’. Pazienza, pensano in molti, già pregustando una giusta ricompensa, golosa (e calorica) durante il viaggio di ritorno, come garantito dai capigita (‘ne fermeren ala gelateria de Volano…’).
In gruppo pressoché compatto, con periodiche soste per ascoltare le spiegazioni degli esperti botanici, osservando le caratteristiche delle oltre cento specie segnalate nel lungo elenco di cui ogni escursionista è stato fornito.
Ovviamente, si notano fin dalla partenza diverse ‘specie’ di discepoli: ci sono le attente e solerti, con (o senza) penna a portata di mano per gli appunti, fra cui, degne di menzione, Carla C. e Riccarda (che se ne tornerà a casa con un ‘bottino’ di esemplari per un personale erbario), gli attenti E fotografi, uno dei quali con cavalletto quasi professionale (e non sto parlando del consorte…), gli attenti ‘periodici’ e, last but not least, gli/le ‘svagati/e’, fra i quali, ahimè, si deve annoverare la scrivente…
Sì, lo confesso, non sono nel gruppo dei diligenti, anche se, trovandomi per un breve tratto a camminare a fianco del botanico Gino, gli ho chiesto il nome di alcune erbe e pianticelle, dimenticandolo tuttavia nei dieci metri successivi (escluso l’Iris cengialti, ovviamente, dato che è il più facile e da riconoscere e da ricordare…).
Ben prima di mezzogiorno siamo sui piccoli spazi erbosi in prossimità della croce sommitale, intenti a consumare il ‘fiero pasto’ che ciascuno ha portato con sé e, quando dai paesini della destra orografica della Vallagarina che vediamo lontani, sulle pendici dei monti di fronte a noi, sentiamo giungere i rintocchi del mezzodì, siamo già pronti, zaini in spalla, a riprendere la strada.
Ci manca, infatti, ancora un lungo tragitto prima di giungere alla meta finale, attraverso il bosco prima e seguendo una larga strada forestale poi, passando accanto ad un monumento naturale come il ‘fungo di Albaredo’, una grande roccia con ‘cappello’, quindi ad una fonte di acqua freschissima, giungendo infine alle rocce della località Lavini, laddove si possono ammirare delle ‘orme’ nella roccia, che illustri studiosi hanno identificato come orme di remoti dinosauri.
E questa è l’ultima tappa del giorno: ora non ci rimane che attendere il pullmino che ci riporterà al parcheggio di Castel Dante, risparmiandoci quei cinque chilometri di asfalto che ci separano dal luogo stabilito.
Infine siamo pronti alla partenza, ciascuno soddisfatto dell’escursione appena conclusa, a partire dalle diligenti allieve che ‘ripassano’ i nomi delle piante e dei fiori appresi e con l’aspettativa generale della sosta in gelateria, come da programma. Ma essa rimane un pio desiderio, dato che il locale…. è tristemente chiuso e allora non ci rimane che puntare direttamente al consueto punto di arrivo tridentino, accontentandoci di un caffè di casalinga produzione e dell’eventuale gelato presente nel freezer di casa….
E, nonostante il contenuto dislivello affrontato e la semplicità dell’escursione, io ritorno a casa assai stanca e, ad un’ora davvero ‘presta’, sono già sotto le coltri. Solo il ‘giovanotto’ di casa è in grado di fare le ore piccole….

venerdì 11 maggio 2012

Cronachette all'ultimo minuto

Lo so, avrei dovuto ascoltare le sollecitazioni del mio ‘saggio’ consorte, quando mi chiedeva con un pizzico di ironia ‘quando te pensi de copiar le cronachete per el dotor Francesco? El dì prima de partir per Minori? Copiele per tèmp…’
Sì, gli rispondevo, lo so. No sta preocuparte, me ciapo per tèmp.
E invece, aveva ragione lui.
Aspetta un giorno, rimanda a domani, lo farò stasera, è capitato quello che lui temeva. Sono tre giorni che non faccio che copiare e incollare, rileggere e correggere. Domani sera, infatti, partiremo in treno per Minori, in amichevole compagnia di satini (52 persone) e il fascicolo per il dottor Francesco deve essere assolutamente pronto, ben rilegato, incartato e infiocchettato, ordinatamente risposto in valigia.
Così, siamo in due a darsi da fare: la sottoscritta e il coniuge, che sta dando l’ultima ‘sistemazione’ grafica, con tanto di indice, copertina con foto, pronto per portare il tutto, domattina, in copisteria per una rilegatura…. in piena zona Cesarini.
Ma, si chiederà qualcuno, cosa sono le cronachette e chi è questo dottor Francesco per cui si stanno prodigando i coniugi W.?
Giuste domande a cui darò adeguate risposte, che richiedono almeno due passi indietro…. nel passato.
Dovete sapere che, dal maggio 1998 al novembre 2006, ho sempre scritto, domenica dopo domenica, la cronaca di ogni escursione a cui ho partecipato, dapprima su bei quaderni dalla copertina rigida (l’ultimo è stato un glorioso Moleskine), con grafia minuta e ordinata, poi, dal gennaio 2002, usando il più moderno e comodo pc. Ed è stato allora che i miei scritti, per tre anni consecutivi sono stati raccolti e pubblicati in libriccini, le ‘Cronachette dalla montagna’, che hanno riscosso un certo successo all’interno della sezione (posso dire di aver avuto anch’io i miei…. 25 lettori ).
Poi, a partire dal 2007, la vena ‘creativa’ si è esaurita e delle cronachette si è persa traccia, mentre ho ripreso i resoconti con l’apertura del blog, pur non in modo continuativo.
E anche il dottor Francesco, funzionario statale di alto grado per lunghi anni residente a Trento, grande appassionato di montagna e partecipante a moltissime escursioni della sezione, è stato un mio fedele lettore, come mi confessò due anni fa durante la ‘trasferta’ alle Cinque Terre.
-Signora Mariella, lei mi ha dato una grande delusione, smettendo di scrivere le Cronachette- mi aveva detto.
-Dottor Francesco, le prometto che riprenderò a scriverle…- gli avevo risposto, (quasi) commossa da una tale ‘ammirazione’.
Promessa che poi, ahimè, non sono riuscita a mantenere…
Così, sapendo che il titolato (ex) servitore dello stato, oggi ritornato nella sua regione di origine, appunto la Campania, sarà con noi sulla costiera amalfitana, ho pensato di fare cosa gradita raccogliendo in un fascicolo le cronache, scritte per il blog, dal 2008 al 2011, le quali, ridendo e scherzando, hanno occupato la bellezza di quasi cento facciate.
Penso che dovrebbero bastare…