lunedì 24 marzo 2014

La domenica delle beffe

Domenica 23 marzo
Sembrava troppo bello. Oltre due settimane di tempo splendido, temperature primaverili, sole scintillante, che ci avevano già proiettati verso l’estate. L’ideale, insomma, per la prima escursione ‘pedestre’, una tranquilla passeggiata… da Trento a Trento, con salita al passo del Cimirlo, discesa in Valsugana, spostamento a Civezzano e risalita a Villamontagna da cui si sarebbe tornati in città. Lunga, certamente, ma senza alcuna difficoltà, se si esclude il numero di km da percorrere. In più la possibilità di ammirare vasti panorami, di camminare lungo strade poco frequentate, di stare in allegra compagnia, ‘guidati’ da una capogita special, vale a dire la sottoscritta (eheheh) ;-)
E invece è arrivato un fronte umido di origine atlantica, con precipitazioni abbondanti a partire dalla serata di sabato e una fitta nuvolaglia che ha nascosto le ‘nostre’ montagne, con un deciso abbassamento della temperatura. Quindi, la decisione di annullare l’uscita e il conseguente invio di tutta una serie di sms a quegli iscritti che avevano lasciato un recapito telefonico, per finire con una rapida ‘puntata’ al luogo di partenza, stamattina verso le 8, casomai qualche indomito escursionista non raggiunto dalla mia comunicazione si presenti con tanto di ombrello, zaino, annessi e connessi. Come si poteva prevedere, nessuno è così audace da affrontare le intemperie, ma, da valente guida, non volevo correre rischi.
Così trascorro una domenica casalinga, pigra e ‘sfaccendata’, in compagnia di un consorte un po’ acciaccato per via di un fastidioso raffreddore, con un pranzo ridotto ai minimi termini (direttamente proporzionale al contenuto del frigo…), un pomeriggio tra poltrona e divano, alternando un pisolino, un po’ di lettura, un po’ di enigmistica, un po’ di pc. Ma c’è anche il tempo per una piccola merenda, un tè, uno yogurt, mentre l’amato bene compie un’accurata ricerca di qualche genere commestibile che rientri nella categoria ‘dolci’. Ahimè, non c’è un granché in casa e si deve accontentare di qualche biscotto tipo Oro Saiwa…
-Vuoi che prepari una (veloce) ‘tenerina’ con cioccolato e noci?- gli propongo, ma stoicamente egli rifiuta.
Bene, rifletto, una tentazione in meno anche per me… J
Solo nel tardo pomeriggio ho uno slancio vitale e mi dedico ‘appassionatamente’ alla cyclette (la new entry natalizia) e per un salutare, ancorché monotono esercizio e per sfatare la diffusa diceria che strumenti simili, dopo un iniziale entusiasmo, sono fatalmente destinati a tramutarsi in… attaccapanni.
Così, versata la dovuta razione di sudore, percorsi circa 21 km, consumate ‘ben’ 400 calorie e dopo gli indispensabili lavacri, sono pronta per una cena altrettanto frugale del pranzo, in cui l’estro creativo del cuoco di casa si produce in una omelette con radicchio trevigiano, a complemento della (quasi) quotidiana minestra di verdure, mai tanto apprezzata come in quest’età della vita…
E concludo la giornata davanti alla tv, riuscendo perfino ad avere un semi-crollo di fronte alla Littizzetto. Veramente il colmo!!
 
Lunedì 24 marzo
Da non crederci. Questa è una beffa bella e buona: una domenica piovosa e con grigiore alzo zero e un lunedì di sole, cielo pressoché sereno, un po' di venticello e il Bondone spolverato di neve. Ho capito che al tempo, come alle donne e ai ‘siori’ (=ricchi) no se comanda, come recita un proverbio leggermente malevolo nei confronti dell’universo femminile, ma questo è proprio il colmo.
Speriamo almeno per la prossima...
 

giovedì 20 marzo 2014

Una domenica da ricordare...


No, non sarà dimenticata tanto facilmente l’escursione sulle nevi altoatesine di domenica 16 marzo, anzi, diventerà oggetto di battute e di ricordi, almeno tra i partecipanti, andando a far parte di quel gruppo di esperienze ‘montuose’ che sono, per così dire, passate alla storia… della Sat.
E dire che si era partiti così bene, alla faccia delle nere previsioni dell’amico Ezio, che già vedeva scambi di pullman, di attrezzature e quant’altro, data la simultanea partenza di due-automezzi-due alla volta di due diverse mete. Tutto si era svolto con ordine e precisione e i veicoli avevano preso il largo, ciascuno con i ‘corretti’ partecipanti. Il più capiente, con più di 50 escursionisti, verso la valle di Fassa e l’altro, più piccolo, con 39 ciaspolatori diretto in Alto Adige, nella zona di Bressanone, a bordo del quale stava pure la sottoscritta.
Il primo ‘choc’ della giornata era avvenuto al momento della sosta caffè, all’uscita del casello di Chiusa, dove l’amico R. aveva accusato un improvviso malore, spaventando non poco chi gli era vicino. Immediata telefonata al 112, arrivo di un’autoambulanza e R. aveva preso la via dell’ospedale di Bressanone per una visita più approfondita con i necessari esami (grazie al cielo tutto si è poi risolto senza conseguenze) e noi eravamo ripartiti con uno di meno e qualche preoccupazione nell’animo.
Arrivati nella piccola frazione di Plancios, ciaspole ai piedi, avevamo cominciato la nostra escursione, una lunga ma non difficile traversata sulla neve che ci avrebbe condotti, nelle prime ore del pomeriggio, in val Badia, nel paesino di Antermoia. La giornata era splendida, l’ideale per una gratificante camminata tra paesaggi incantati, con le montagne innevate a fare da sfondo e il Sass de Putia in primo piano, baite che facevano pensare a casette di gnomi, in un silenzio magico, rotto solo dal rumore delle nostre ciaspole e da quelle quattro parole che l’uno o l’altro scambiava con chi gli stava vicino, sotto un sole splendente che rendeva scintillante il manto nevoso. Per di più il percorso non era affatto difficile, salite moderate e piccole discese in un vasto altopiano, fino al passo delle Erbe, dove eravamo giunti circa tre ore più tardi, giusto giusto all’ora canonica del pranzo. Al sacco, per i più ‘spartani’ o all’interno della confortevole Utia de Borz, per chi, come me, non aveva un granché nello zaino.
E, nella bella sala da pranzo, stile rustico, molti di noi avevano gustato le specialità della casa, in una conviviale atmosfera, ‘sollevati’ dalle notizie testé provenute sulle condizioni di salute di R.: tutto ok e il nostro amico, prontamente ‘recuperato’ dalla consorte in quel di Bressanone, era già a casa. Sarebbe venuto, la sera, al pullman a recuperare zaino e bagagli annessi.
Intanto si erano fatte le 14 e il capogita aveva dato il via al tragitto di rientro: in neppure due ore saremmo giunti ad Antermoia e di lì si sarebbe potuti ripartire anche prima dell’orario stabilito. Benissimo, avevo pensato, così sarei giunta in tempo per poter votare alle (locali) primarie del Pd. Non mi ero resa disponibile per il seggio, ma almeno il voto…
Così ci eravamo incamminati, risalendo quegli ottanta metri di salita che ancora ci mancavano, giusto quello che ci voleva per digerire l’ultimo boccone di canederlo, per poi scendere, nei vasti prati prospicienti il passo, passando accanto a grossi massi erratici ‘incappucciati’ di neve e seguendo comode tracce fino a raggiungere la (chiusa) Utia de Goma, dove il gruppo si era ricompattato. Di qui, capogita in testa, avevamo proseguito la nostra marcia a ranghi compatti fino a che…
Stavo chiacchierando con Alberta –il comodo tracciato permetteva amabili conversazioni- quando la ‘guida’ si era fermata… (e noi altrettanto). Che cos’era successo? Mah, pareva che non si fosse sulla strada ‘giusta’. Guarda di qui, scruta di là, non c’era un segnale visibile a pagarlo oro, per cui, dopo un’attenta consultazione della carta e qualche esitazione, il ‘conducator’ aveva deciso: scendiamo attraverso il bosco. Non sarà la ‘retta’ via, ma più a valle ci dovrebbe essere la traccia…
Così erano cominciate le nostre peregrinazioni: prima scendendo nel bosco, poi risalendo un pendio, proseguendo lungo una pianeggiante traccia e di nuovo una discesa nella neve soffice (grazie a Dio!), quindi avanti, avanti, avanti, su altra strada forestale e ancora avanti, avanti, avanti, mentre i minuti passavano inesorabili e si erano fatte le 15.30 e poi le 16 e le 16.30 e noi stavamo ancora vagando per i boschi della val Badia. Un passo dopo l’altro, fino a trovarci in vista di Antermoia. Alleluia! Peccato solamente che ci separasse una valletta, con una ripidissima discesa a ‘picchiopendio’ in un fitto bosco… E a questo punto non era rimasto che far buon viso a cattivo gioco e scendendo con tutte le cautele del caso, quindi risalendo una non meno ripida strada asfaltata, ciaspole in mano, avevamo raggiunto il pullman, che da mo’ era in nostra attesa, quando stavano per scoccare le 18,30. Alla faccia delle due ‘orette’ di strada!!
E a questo punto, ritardo per ritardo, una sosta rifocillante in un bar del luogo era stata d’obbligo, prima di riprendere la via di Trento, dove eravamo giunti esattamente alle 20.57.
Con un capogita avvilito, che si era scusato a più riprese e che ci eravamo sentiti in dovere di ‘consolare’, perché può capitare a chiunque di sbagliare e, come si suol dire, tutto è bene quel che finisce bene…
Pazienza solo per le ‘mie’ primarie (penso di essere stata l’unica ‘interessata’). Mi rifarò alla prossima occasione!
 

sabato 15 marzo 2014

Sabato 15 marzo

Sabato 15 marzo
La sveglia sul comodino del consorte suona alle 6 in punto: è ora di alzarsi, dato che egli intende partecipare ad un raduno sci-alpinistico a cima Serodoli, nel gruppo Adamello-Presanella, a pochi chilometri da Madonna di Campiglio, organizzato per protestare contro l’ipotesi di costruire impianti sciistici in questa zona finora ‘salva’ dal turismo ‘strutturato’, un’uscita ‘aperitivo’, che prelude all’escursione, ampia ed esauriente, della domenica.
E, per quanto egli faccia piano, va da sé che si sveglia anche la sua ‘metà’, tanto più che costei gode di un sonno leggero e spesso ‘frammentato’. Così accade che, mentre uno esce di casa quando stanno per scoccare le 7, pronto ad affrontare impavido la montagna, l’altra si accinge ad affrontare, con altrettanto animo intrepido, la casalinga montagna dei panni da stirare. Un asciugamano, due federe, tre strofinacci e poi, una camicia, due, tre… un ‘pezzo’ via l’altro, sudando, meglio, stirando ben sette-camicie-sette, più due paia di pantaloni e qualche maglietta e di nuovo asciugamani, lenzuola, indumenti vari, fino a che l’Everest che minacciava di franare ogni volta che gli si passava accanto, non si riduce ad una…. pianura.
Bene, questa è fatta, mi sono detta, passando subito dopo ad avviare una nuova lavatrice, tanto per non perdere le buone abitudini.
Poco dopo le 10 sono pronta per uscire: no, oggi niente spesa ‘grossa’, dal fruttivendolo ci siamo riforniti ieri, nel frigo ci sono ancora ‘residui’ di eccessivi acquisti dei giorni scorsi –domani, poi, ci saremo solo a cena- quindi c’è bisogno di poco. Per il mio solitario pranzo di oggi, poi, c’è qualche avanzo da finire, perciò posso prendermela comoda, un salto alla Circoscrizione, ché oggi è il sabato dello scambio-libri e due passi verso il centro. Con un caffè in aggiunta, in compagnia di Nora, la germanica inquilina del terzo piano, insegnante di tedesco nel vicino liceo linguistico, che incontro nell’androne del condominio.
Sta andando a fare una passeggiata, mi dice. Hai qualche meta? Le domando. No, vuole solo sgranchirsi un po’ le gambe. Benissimo, le sgranchiremo in compagnia, concludendo appunto con un buon espresso… all’italiana.
Tornata poi a casa e consumato il frugale pasto, ho davanti a me un lungo pomeriggio a disposizione. Che fare? Prima, la lettura dei quotidiani, il ‘nazionale’ su carta e il locale via Internet, quindi, bando alla pigrizia, indosso comodi indumenti sportivi e, scarpe da ginnastica ai piedi, mi avvio per una passeggiata solitaria sulla ‘collina’ di Trento. E’ una giornata un po’ strana, sotto il profilo meteo: temperatura primaverile, ma cielo velato con un solicello che pare ‘malato’, così differente da quei cieli azzurrissimi e da quel sole splendente dei giorni scorsi. Pazienza, mi dico, non correrò il rischio di ‘cuocermi’. Così risalgo tutto il viale lungo il torrente Fersina, mi inerpico lungo la salita Manci e, nel giro di poco più di mezz’ora, sono a Povo. Passo accanto alla chiesa e, dopo un ultimo, piccolo ‘strappetto’, comincio a percorrere la pianeggiante strada che collega il sobborgo con quello vicino di Villazzano, di solito assai frequentata da ‘camminatori’ di ogni età, compresi anziani e bebè in carrozzina. Quest’oggi, invece, è quasi deserta. Un unico incontro con due signore e nessun altro. Saranno tutti in casa già intenti alle pulizie di Pasqua?- mi domando. Mah, veramente strana questa umana assenza. Dopo Villazzano è tutta discesa, verso la città. Qualche tratto più ripido che compio a rapidi passi ed eccomi nei pressi della casa di mia sorella. Ci sarà? Proviamo a farle uno squillo…
Sì, è in casa e ‘vieni- mi dice- ti faccio un caffè…’
Detto e fatto, eccomi nella sua accogliente cucina di fronte ad una corroborante bevanda e poi sul divano del soggiorno per una, due, tre, tante chiacchiere, fino a che non riprendo la via di casa. Neppure dieci minuti e sono alla dimora coniugale, dove l’atletico sciatore ha già fatto ritorno e ha steso le ‘pelli di foca’ degli sci per farle asciugare. Eh sì, domattina saranno usate di nuovo!
 
E anche domattina la sveglia suonerà prestissimo. Le mete verso le quali saremo diretti richiedono circa due ore di pullman e le escursioni sono piuttosto lunghe. ‘Le’ escursioni, perché la Sat ne ha organizzate due, una specifica per gli sciatori e l’altra per gli appassionati della ciaspola e, ovviamente, le ‘nostre’ strade si divideranno: il consorte di qua e la sottoscritta di là, come già avvenuto, del resto, la scorsa settimana. Il bello sarà al momento della partenza, quando ci troveremo, oltre novanta iscritti, a dover salire sul pullman ‘giusto’…  
-Te vedrai che confusion!- ha già previsto l’ottimista Ezio. –Quanti saranno quelli che si sbagliano e i meterà la roba sul pullman sbaglià??-
Eheheh, ci toccherà fare attenti ‘controlli incrociati’!!!

mercoledì 5 marzo 2014

'Mardi gras'


E siamo arrivati alla fine del Carnevale. Martedì grasso, una giornata con un pallido sole, dopo il grigiore dei giorni scorsi e la grande pioggia di sabato che ha costretto il comune di Trento a cancellare la prevista sfilata dei carri allegorici lungo le strade della città.
Il mio ‘mardi gras’ è cominciato con una mattutina camminata a passi rapidi per raggiungere, nel quartiere di Cristo Re, il ‘friseur’ Edward-mani-di-forbice, per un doveroso ridimensionamento della chioma, che ormai stava sfuggendo ad ogni controllo ;-). E qui ho dovuto prendere atto della ‘dipartita’ (lavorativa) della simpatica Katia, la brava lavorante, che egli ha affermato ‘non è più con noi’. Ah, ha per caso aperto un suo salone? Non ho idea… Silenzio della parrucchiera ‘superstite’, alla quale poi chiedo il numero di cellulare dell’ex collega, che avrei piacere di salutare, dopo tanti anni di conoscenza.
Non posso darglielo… è la risposta che mi viene data, a bassissima voce, per non essere udita dal titolare.
Quanta omertà! Sicuramente non è stato un allontanamento ‘pacifico’, penso e me ne vado un po’ sconcertata, dopo averle lasciato un biglietto con il mio numero di telefono, infilato con mossa furtiva nella tasca del grembiule della ‘divisa’ (ma finora non ho ricevuto comunicazione alcuna …)
Così me ne sono andata con la mia testa ‘risistemata’ (e che qualcuno se ne sia accorto!!), al settimanale appuntamento del martedì mattina con i colleghi diversamente-lavoratori. Stamane è stato un incontro tranquillo e con la ‘ricomparsa’ di un paio di colleghe che non vedevamo da tempo, a differenza di quello della settimana scorsa, durante il quale si era scatenata un’accesa discussione sul tema ‘Matteo e il suo governo’, con un crescendo di toni quasi rossiniano.
Poi, nel pomeriggio, la consueta e ‘operosa’ attività presso Mandacarù che mi ha permesso, nei lunghi momenti di calma tra un cliente e l’altro, di osservare dalle ampie vetrate del negozio, l’incessante andirivieni della gente che andava verso il centro, dove erano organizzate diverse attività per grandi e piccini, o che ritornava dallo stesso. Molte erano le mascherine, tradizionali, moderne, fai-da-te, come il costume-medusa della giovane Lea, figlia di una ‘nostra’ volontaria, un largo e piatto copricapo bianco, al quale erano incollate lunghe strisce azzurrognole. Decisamente originale, ancorché scomodo da portare ;-)
E, una volta tornata a casa, non ho avuto dubbio alcuno nel rinunciare ad un’uscita straordinaria per recarmi alla sede Sat dov’era in programma la proiezione di un filmato sull’impresa di un avventuroso (e temerario) cinquantenne che ha attraversato l’Alaska in bicicletta, percorrendo migliaia di chilometri su neve e ghiaccio, dormendo in ripari di fortuna, talora all’addiaccio. Roba da superman (o da fuori di testa?)
No, il rischio di crollare miseramente, vittima di Morfeo, su una o l’altra delle non particolarmente comode sedie della sala, era forte, per cui me ne sono rimasta tra le pareti domestiche, ‘trafficando’ con il pc e con un orecchio distratto a Ballarò, con qualche caduta di tono sul più confortevole divano di casa. Sono comunque riuscita a seguire dall’inizio alla fine un servizio su Trento, presentata come una città modello e virtuosa. E dire che tanti sono i concittadini che si lamentano, di questo, di codesto e di quello. Incontentabili! Ma se abbiamo perfino il sindaco in testa alla classifica dei sindaci più amati d’Italia! Cosa potremmo volere di più?