sabato 31 dicembre 2011

Buon anno

BUON 2012
 A TUTTI VOI
 CON L’AUGURIO
CHE IL NUOVO ANNO
SIA RICCO
 DI
SERENITA’,
GIOIA,
SALUTE ,
PIǓ TUTTO QUELLO CHE DESIDERATE,
NATURALMENTE!!

giovedì 29 dicembre 2011

Vacanza in Patagonia-17° giorno

Riprendo con il racconto della vacanza sudamericana, che ho un po’ trascurato in questi frenetici giorni di festa. Il resoconto delle giornate precedenti si può leggere su cautelosa.wordpress.com.

Lunedì 21 novembre
Cielo sereno e sole splendente ci accolgono in quest’ultima mattinata di soggiorno a El Calafate, da dove partiremo verso El Chalten, una volta sbrigate le burocratiche formalità presso l’ufficio delle Aerolineas Argentinas riguardanti il biglietto del consorte, che dovrebbe viaggiare solitario con destinazione Buenos Aires, precedendoci di una mezza giornata.
Così, lasciati i bagagli, rifatti per l’ennesima volta, in custodia all’hotel, ci rechiamo in centro e, mentre Ugo e Paolo si dirigono a grandi passi verso la sede della compagnia aerea, gli altri girellano qua e là, dedicandosi agli ultimi acquisti, dei francobolli, qualche cartolina, una maglietta con la stampa del Perito Moreno, un souvenir per il fratello-cognato amante dei minerali, un paio di cartine topografiche, della frutta…
Poi, risolta la questione biglietto (il consorte è stato ‘riunito’ alla diletta moglie e agli amici) e bevuto un caffè dal gusto quasi italico, seduti al tiepido sole della tarda mattinata, siamo pronti a percorrere i circa 200 km che ci separano da El Chalten e dalle imponenti montagne che la circondano.
Partiamo. Un’ultima sosta davanti alle azzurre acque del lago Argentino per gli ultimi scatti, una serie di fotografie ad uno spelacchiato cucciolo di volpe che si avvicina pericolosamente al nastro asfaltato alla ricerca di cibo (per sua fortuna il traffico è piuttosto scarso), poi tappa a La Leona, un caratteristico edificio, parador e hotel, che sorge in mezzo al nulla, sulla riva dell’omonimo rio (La Leona), laddove, fino a non molti decenni fa, si guadava il fiume a bordo di robuste zattere.
Un luogo non privo di fascino (date un’occhiata al sito del parador e alle sue belle fotografie), che ti rimanda direttamente con la mente al vecchio west e alle sue locande in mezzo a lande desolate.
Qui consumiamo un veloce pasto con i piatti della casalinga cucina (le migliori empanadas di tutto il viaggio), concludendo con gustosissime fette di torta di cui non rimane briciola alcuna.
Poi la strada ci ‘richiama’: ancora un centinaio di km e saremo alla meta.
Partiamo e percorsi pochi km, nella limpida luce del primo pomeriggio ecco stagliarsi, lontane ma nitide e chiare, due inconfondibili sagome rocciose.
-Eccoli!!- il grido prorompe spontaneo –Eccoli!! Il Cerro Torre e il Fitz Roy!!-
Cerro Torre e Fitz Roy, due pietre miliari della storia dell’alpinismo, compreso quello trentino, Cesare Maestri in primis, sono davanti a noi. Inutile dirlo, i fotografi non perdono occasione di scattare foto a ripetizione, una sosta ogni venti-trenta km (e bene faranno ad approfittare della giornata limpida e chiara, ma questo non lo sapevamo ancora…).
E finalmente siamo a El Chalten, ‘ruspante’ centro in rapida espansione, con una fantasiosa varietà ‘architettonica’ nella tipologia e nei materiali usati nella costruzione degli edifici, probabilmente in stretta relazione alle risorse economiche dei costruttori. Diversa è anche la ‘tipologia’ dei visitatori: se El Calafate è una delle mete fisse dei tour patagonici per turisti di ogni età, El Chaltén, considerata ‘la capitale del trekking’, è il regno di escursionisti che intendono cimentarsi su sentieri più impegnativi per raggiungere la base delle due grandi montagne, se non addirittura tentarne la scalata.
Moltissimi sono i giovani, che alloggiano in uno o l’altro dei numerosi (e spartani) ostelli o, i più temerari, nei campeggi, alla periferia del villaggio o negli appositi ‘allestimenti’ nei boschi, in minuscole canadesi.
Noi, invece, siamo al Kalenshen, ‘ruspante’ hotel, dotato perfino di piscina (che non useremo mai…), arredato con tipici mobili in legno massiccio e con ‘intime’ stanze da letto (viste le dimensioni un po’ sul ridotto), che richiedono doti di coordinazione tra gli occupanti per non scontrarsi ad ogni spostamento...
Poi, sistemati i bagagli, andiamo alla scoperta del paese, passeggiando lungo le ampie strade (tracciate con lungimiranza, pensando al futuro..), osservando qualche vetrina (scopro un interessante negozio ‘equo-solidale’ che intendo visitare con calma nei prossimi giorni), tra qualche lazzo e frizzo dell’amico Paolo F, che mi prende un po’ in giro, dimenticando quanto anch’egli ami fare shopping…, finché, poco dopo le 19, entriamo nel bel ristorante, Fuegia Bistro, dove consumiamo una soddisfacente cena, pur con i consueti biblici tempi di attesa… argentini.
E con lo sguardo alle prime stelle che stanno comparendo nel cielo oramai scuro, ce ne torniamo al Kaleshen, dandoci appuntamento per l’indomani, quando i nostri passi ci condurranno alla base del Cerro Torre.
‘Urlo di pietra’ (così viene chiamato), stiamo arrivando!!

martedì 27 dicembre 2011

Visite e progetti

Trasferta post-natalizia, quest’oggi, in quel di Vicenza, per incontrare Margherita e Antonio e parlare un po’ di viaggi e vacanze 2012.
Viaggio a bordo di affollati convogli delle ferrovie dello stato, con, all’andata, il ritardo della Freccia Bianca dai posti prenotati e dal biglietto più costoso e verso le dieci e mezzo siamo alla stazione della città del Palladio, dove i nostri amici ci stanno attendendo.
E come accade ogni volta, l’incontro è gioioso e affettuoso, con discorsi che si accavallano, parole che premono, tante sono le novità che dobbiamo raccontarci l’un l’altro. Il tempo di un caffè e poi ci spostiamo in auto al vicino lago di Fimon, uno specchio d’acqua di moderate dimensioni, nella bella stagione tra le mete preferite dei vicentini per due passi domenicali a poca distanza dalla città.
Quest’oggi, nella quasi tiepida tarda mattinata, incontriamo pochissime persone che, come noi, percorrono il periplo del bacino, una comoda passeggiata di circa un’ora che compiamo chiacchierando fra noi, le due signore davanti e i consorti ad un centinaio di metri di distanza e ammirando la superficie del lago, in gran parte coperta da un sottile strato di ghiaccio che brilla sotto il sole dicembrino, mentre nei ridotti tratti ‘liberi’, vicini alla riva, alcuni cigni sembrano presidiare il luogo.
Poi ci spostiamo sulle prospicienti colline, percorrendo in auto strade ‘sinuose’ che passano accanto a ville, villette, case isolate, casolari, fino al ristorante ‘da Penacio’, dove ci dedichiamo ai piaceri della tavola, nella grande sala da pranzo che quest’oggi è tutta per noi.
E mentre gustiamo i curatissimi piatti prescelti, il discorso si sposta sui programmi di viaggio, vicini e lontani. Il primo appuntamento, a meno di un mese da oggi, sarà la settimana bianca sulle nevi (che speriamo ci siano e siano abbondanti…) della val Pusteria, al ‘solito’ hotel Alpenblick di Moso, che anche quest’anno ci vedrà fedeli ospiti… e poi, il prossimo settembre, una vacanza in terra statunitense, stavolta lungo la costa orientale, da New York su verso nord, oltre Capo Cod e le sue balene.
Questo l’impianto del tour nelle sue linee essenziali, ma tutto da studiare e definire; l’importante, per oggi è avere un progetto di massima, attorno al quale lavorare con impegno.
Infine, una volta finito il pranzo con un eccellente gelato al croccante, torniamo in auto a Vicenza e c’è ancora il tempo per un buon caffè casalingo prima di recarci in stazione per intraprendere il viaggio di ritorno. Stavolta non ci sono ritardi e in perfetto orario scendiamo a Trento, pronti a ‘rituffarci’ nelle quotidiane attività.
Così eccoci qui, con il consorte alle prese con le patagoniche foto e la sottoscritta intenta a scoprire tutti quei blog-misteri che ancora le sfuggono, mentre, di tanto in tanto, la mente corre a vacanze che si prospettano allettanti più che mai.


sabato 24 dicembre 2011

Natale 2011

Buon Natale
a tutti voi,
con l'augurio che sia
un giorno
sereno
e
pieno di armonia



mercoledì 21 dicembre 2011

Natale alle porte


Siamo ormai in dirittura di arrivo, con il Natale alle porte e la frenesia degli ultimi giorni a scandire le giornate.
Quindi turni raddoppiati a Mandacarù, con ‘presenze’ domenicali e non, quando l’afflusso di visitatori, acquirenti o solo gente alla ricerca di un’idea, tocca punte da far mancare l’aria, con quelli che toccano la merce, quelli che sono indecisi, quelli che comperano un addobbino del valore di ‘euri’ 1,50 e ti chiedono il pacchetto regalo, spiegandoti che è per la zia novantenne, quelli che entrano in dieci con tre bambini al seguito di età under-5 i quali, dei cinque sensi, prediligono il tatto, magari andando alla scoperta di fragili presepi…
Qui si fanno sempre incontri interessanti con un’umanità varia (et eventualia…), come quel signore piemontese sui quarant’anni che, entrato senza peraltro comperare alcunché, ha chiesto alla responsabile, Samantha, di poter ‘depositare’ le borse con gli acquisti fatti all’adiacente mercatino di Natale, che gli sarebbero state d’intralcio al momento del pranzo. E che di fronte al ‘se proprio non sa dove lasciarle, va bene, le poggi qui, ma guardi che noi non abbiamo il tempo di badarci se ne va seccato, bofonchiando commenti poco gentili…
E, una volta a casa, quando non sono intenta a cercar di capire le modalità di WordPress, eccomi dedita a tradizionale e frenetica attività dolciaria. Tra farina da setacciare, zucchero da pesare, burro da sciogliere, uova da montare è tutto un trafficare (e notare la rima…) e la nostra piccola cucina diventa un (disordinato) laboratorio pasticciero (nel senso che talora è un vero pasticcio, nel significato letterale della parola…). Una teglia che va e l’altra che viene, con i primi esemplari sempre un po’ bruciacchiati e l’esperto di casa che scuote leggermente il capo..
Per fortuna, essendo egli d’animo generoso, quest’anno si è talora discosto dall’altrettanto impegnativo compito di ridurre le foto dell’annata escursionistica appena trascorsa, passando dalle oltre millecinquecento ad un più tollerabile ‘malloppo’ di trecento (più o meno…) da proiettare durante il momento degli auguri in Sat, e ha dato una concreta mano nella produzione dolciaria, ‘contenendo’ i danni che il mio furore sperimentale ha, un paio di volte, causato.
Ovviamente ho ascoltato con atteggiamento (almeno in apparenza) contrito i richiami coniugali contro le mie tendenze innovatrici (‘ma ‘ndo vat a zercar ste ricette? Fa’ i biscoti che te sai far, no sta a lanciarte en novità con ricette che le me par finte!).
Forse ha ragione lui, ma non ne sono tanto sicura…
.
Per quanto riguarda il discorso ‘pranzo di Natale’, croce e delizia per chi si deve accollare questo compito (ieri mattina, al virtuoso ritrovo ‘sereni pensionati’ c’è stato un grande scambiarsi di proposte menu nonché di ricette varie), io sono tranquillissima.
Quello è un compito che spetta al consorte, ormai da anni diventato ‘chef ufficiale’ di famiglia. A lui spetta, in assoluta libertà, l’onore e l’onere di decidere i piatti, di approvvigionarsi, di cucinare, incarico che svolge in tempi e luoghi diversi, cominciando il tardo pomeriggio della vigilia e continuando il mattino del 25 a casa nostra, indi concludendo, dopo un culinario trasloco di pentole, cibi, utensili particolari ecc.ecc, a casa di uno dei miei fratelli, dove, poco dopo mezzogiorno, si ritroverà l’intera parentela, 14 persone, attorno al desco, per una maratona gastronomica.
A me, invece, spetta l’alto compito di ripulire e riordinare la cucina di casa nostra, una volta che l’amato bene è partito verso altri fornelli, un impegno che generalmente mi tiene occupata a lungo, ma vuoi mettere la soddisfazione nel guardarti attorno e vedere tutto lindo ed ogni cosa al proprio posto? Almeno per qualche ora…

domenica 18 dicembre 2011

Sono qui

Mi sono trasferita. Definitivamente. Ho chiuso le splinderiane stanze, dopo un ultimo sguardo nostalgico (perché lì non è che mi trovassi così male..) e con la mia valigina sono approdata qui.
Ho lasciato laggiù tutto quello che possedevo, vale a dire i quasi 500 post e gli oltre ottomila commenti, che forse non recupererò (i testi sono stati salvati dall'husband, da qualche parte sul disco fisso del pc...), ma non importa.
Leggera e libera da zavorre, potrò ricominciare una nuova blog-esistenza.
E, per festeggiare adeguatamente l'evento, vediamo se riesco a regalarmi un mazzo di fiori...

Flores


venerdì 16 dicembre 2011

Pazienza e tolleranza

Le situazioni per sperimentare il proprio grado di pazienza e tolleranza sono svariate e si possono incontrare in ogni momento della vita quotidiana.
E anch'io ho 'testato' e sto 'testando' il mio livello di queste due importanti doti che non sempre sono 'corredo' della mia personalità.
E' bastata una rapida (così almeno credevamo) puntata al vicino ufficio postale per pagare una multa, 'beccata' dal consorte quasi due mesi addietro e che, in questi tempi telematici, non si può pagare via internet.
Più di mezz'ora di fila per raggiungere uno dei tre sportelli dietro ai quali placide impiegate svolgevano i propri compiti con olimpica calma, mentre la fila si ingrossava di pari passo al malumore che serpeggiava tra i presenti.
Pazienza, Mariella, pazienza...

Ma l'altra situazione che sta mettendo a dura prova non solo il mio aplomb (che non è dei più resistenti) ma anche quello del consorte, che a volte potrebbe essere scambiato per il discendente del noto Lord Fountleroy, è il tentativo di traslocare su altra piattaforma, dato che 'sti benemeriti (in tono ironico, s'intende) di Splinder hanno deciso di mandare tutto a carte quarantotto...
E non sto parlando di trasloco con tutte le masserizie (i 497 post e gli 8247 commenti), ma di traslocare me medesima, nuda e cruda da qualche altra parte. Sarò anche negata per la moderna tecnologia, ma questa faccenda sta diventando sempre più complicata, tanto che mi sta 'montando' un gran desiderio di mollare il tutto e tanti saluti...
La situazione è comunque la seguente: ho un account su Blogspot (cautelosa.blogspot.com) e ben due su Wordpress a nome di Cautelosa e Cautelosadue (la vendetta?). che, al contrario di quanto sostenuto nella 'pubblicità', altro che pochi secondi, ti registri e sei pronta a 'bloggare'...
Dove finirò, quindi, non lo so neppure io. Magari nel c***o...
Pazienza, Mariella, pazienza...

sabato 10 dicembre 2011

Vacanza in Patagonia-16° giorno


Domenica 20 novembre
Invece il pullmino arriva. Puntualissimo e pronto a raccogliere, hotel dopo hotel, turisti di varia nazionalità per poi ‘trasbordarli’ ad un capiente pullman che si dirige a velocità sostenuta a Bajo Los Sombras, (lago Argentino) da dove, a bordo di una veloce imbarcazione, raggiungeremo il Perito Moreno, il terzo dei ghiacciai in ordine di grandezza di questa sezione delle Ande, ma sicuramente il più conosciuto, ammirato e ‘visitato’, dichiarato dall’Unesco ‘patrimonio dell’umanità’.
E il Perito Moreno ci accoglie nella sua veste migliore, in una domenica soleggiata e serena, senza vento e con una temperatura gradevole, mostrando già a chilometri di distanza l’ampio fronte dagli alti ‘pennacchi’ frastagliati e aguzzi. Dal ponte della barca, man mano ci avviciniamo, osserviamo l’enorme massa azzurrognola, con la speranza (vana) di veder crollare nelle acque del lago qualche punta percorsa da grosse crepe e il sollevarsi della conseguente liquida nube azzurrognola.
Giunti al luogo dello sbarco, troviamo ad attenderci dei giovani ranger che ci accompagneranno nell’escursione sulla superficie ghiacciata, non senza averci prima spiegato tutto quello che c’è da sapere sul ghiacciaio e sulle sue peculiarità, sottolineando come sia uno dei pochi in espansione nell’intero continente. E’ poi il momento di agganciare i ramponi agli scarponi (o alle scarpe di varia tipologia calzate dalle decine di turisti, alcune delle quali del tutto inadatte…) e cominciamo la camminata sul ghiacciaio.
In rigorosa fila indiana dietro il giovane Flavio (anch’egli nipote di emigrati, piemontesi), con il collaboratore Carlos, risaliamo pendii, scendiamo lungo stretti passaggi, passiamo accanto a crepacci e a inghiottitoi nei quali si osserva un’acqua azzurrissima, ammiriamo spaccature e ‘aperture’, per un’ora di straordinaria esperienza… glaciale, concludendo con un brindisi finale offerto dall’organizzazione a base di whisky con ghiaccio del Perito Moreno. Per fortuna la bevanda è accompagnata da un dolce tipico, che controbatte gli effetti alcoolici di quella pur minima dose.
Quindi, scattate le ultime foto di rito, tolti i ramponi e salutati le giovani guide, raggiungiamo il vicino bosco e la zona pic-nic, dove possiamo dedicarci ai piaceri…. della tavola (con quanto portato nello zaino…), in attesa della motobarca che ci riporterà a Las Sombras, ma l’escursione non è ancora finita, perché, con il pullman del mattino, raggiungiamo il grande belvedere sul Perito Moreno dal quale dipartono lunghe passerelle in metallo e legno con ampi balconi per splendide vedute sull’immensa lingua glaciale, la cui superficie risplende nel sole del tiepido pomeriggio.
All’ora stabilita, con puntualità simil-teutonica, l’automezzo riparte verso El Calafate, regalandoci le ultime vedute di questo spettacolare ghiacciaio e nel giro di un’ora o poco più tutti i turisti sono ‘recapitati’ ai rispettivi hotel. Una veloce ‘risistemazione’ prima di affrontare le allettanti sirene rappresentate dai negozi della cittadina e prima dell’ultima fatica della giornata, vale a dire la cena e, soprattutto, la ricerca del locale ‘giusto’ in cui gustare tipiche specialità.
E come sempre accade, anche stasera dedichiamo alla tavola il tempo adeguato, visti i ritmi…. slow dei ristoranti e relativi camerieri.
Una vita vissuta con calma.

venerdì 9 dicembre 2011

Tentativi

Forse ho capito come si fa a scrivere un post su questa piattaforma.
Sono un po' tarda, ma se mi applico, prima o poi ci riuscirò.
Per intanto sono (solo) al secondo, ops, terzo tentativo...

Tentativi

Forse ho capito come scrivere su questa piattaforma...
Sono un po' tarda, ma se mi applico, prima o poi ci arrivo. Eh sì!