martedì 31 dicembre 2013

Buon 2014!


 
AUGURI!!

Domenica al museo

Alla fine non siamo andati, ieri, a camminare in montagna con le ciaspole ai piedi. Il grigiore del cielo, le brume che nascondevano alla vista il monte Bondone e la lieve pioggerella delle otto del mattino ci hanno indotti ad una ‘sofferta’ rinuncia.
Non ho voglia di camminare senza vedere pressoché nulla, ha ribadito il consorte, ritornando velocemente sotto le coltri dopo aver dato un rapido sguardo dalla finestra. E allora, non volendo lasciare solitario a casa il compagno della mia vita, ho risposto con un cortese diniego alla telefonata degli amici, che, indomiti, stavano per partire alla volta della valle dei Mocheni.
Ma come organizzare, a questo punto, la domenica? Perché non dedicarla all’arte, nella fattispecie alla visita della mostra su Antonello da Messina, allestita presso il Museo d’arte moderna, il Mart, di Rovereto?
Era da tanto che l’avevamo in programma, ma per una ragione o per l’altra avevamo sempre rimandato. Ecco, questa era l’occasione giusta. Così, con i nostri ombrelli, nonostante un leggero miglioramento del tempo, siamo saliti sul treno regionale delle 12 e 33 e pochi minuti prima delle 13 eravamo nella città della Quercia. L’ampio corso Rosmini, che dalla stazione porta verso il centro di Rovereto, era pressoché deserto: pochissimi i pedoni, così come le automobili. Probabilmente tutti sono a pranzo, ci siamo detti.
Qualche passante in più stava percorrendo in senso opposto al nostro il corso Bettini, a metà del quale c’è la sede del Mart, qualcuno osservando i menu di un paio di ristoranti, ma nulla faceva presagire la sorpresa che avremmo incontrato di lì a poco.
Una coda, una lunghissima coda di persone in attesa di entrare al museo. Del tutto inattesa, almeno per noi, che nella nostra ‘astuzia’ non avevamo pensato al fatto che fosse domenica, per di più una domenica ‘natalizia’, con ancora i mercatini aperti, che richiamano frotte di turisti. Attorno a noi, infatti, si sentivano accenti diversi, lombardi e veneti in primis, con i quali abbiamo trascorso l’ora abbondante impiegata a raggiungere l’ingresso. Con pazienza infinita e ringraziando il cielo che la temperatura non fosse inclemente (ma sufficiente a raggelarci per bene… e rimarremo infreddoliti per tutto il pomeriggio o quasi…), abbiamo percorso la grande ‘piazza’ interna con la cupola del Botta, a passo… di cardellino. Così mi sono ritrovata ad ascoltare i discorsi ininterrotti delle due coppie che avevo rispettivamente davanti e subito dietro. Entrambe sulla quarantina, una di probabile recente ‘formazione’, ancora nella fase dell’innamoramento, a giudicare dall’atteggiamento e l’altra, forse con una decina di anni di matrimonio, come emerso dal loro conversare. E, in mezzo noi, in assorto silenzio, con i nostri (a breve) 38 anni di matrimonio e 40 di frequentazione. Noi ci siamo già detti tutto (o quasi..), ho pensato.
Poi, una volta entrati, abbiamo ritrovato un altrettanto affollamento nelle varie sale, per cui non è stata impresa da poco ammirare le tele esposte; meno frequentate, ma sempre con un consistente afflusso di visitatori, anche le altre mostre presenti, L’altro ritratto e La magnifica ossessione, in cui vengono presentate in modo originale ed inedito molte delle opere di proprietà del museo stesso.
Quando siamo usciti dal Mart, ‘arricchiti’ spiritualmente e ancora un po’ infreddoliti, abbiamo dovuto risolvere il problema ‘cibo’, dato che tra una cosa e l’altra si era già all’ora della merenda (e a noi mancava ancora il pranzo…), accontentandoci di quanto passava il convento, vista l’ora e l’affollamento turistico (‘abbiamo finito tutto’ ci ha detto la cameriera di un piccolo ristorante) e rimandando ad una ‘casalinga’ cena il compito di riempire adeguatamente lo stomaco.
E ritornati a Trento, mentre percorrevamo le affollate strade del centro, illuminate dalle luminarie natalizie, abbiamo concluso che, prima di visitare il nuovissimo museo della scienza, il Muse, rifletteremo ben bene su quale possa essere l’occasione ‘giusta’ per evitare lunghe attese. Sì, saremo più attenti.

mercoledì 25 dicembre 2013

Auguri!!

 
 
 
BUON NATALE!!

giovedì 19 dicembre 2013

Operazione Biscotto


Bene, anche quest’anno è giunta a compimento l’Operazione Biscotto, la grande ‘campagna pre-natalizia’ che mi ha tenuta impegnata nella veste di (pseudo) pasticciera per produrre ‘regali-fai-da-te’ da distribuire ad amici e parenti. Nei quattro giorni di intensa attività, la cucina di casa ha visto l’utilizzo di qualche chilo di farina, quasi altrettanti di zucchero, una certa quantità di burro, una trentina di uova e poi lievito, uvetta, mandorle, gocce di cioccolato, farina di cocco, cioccolata, marmellata in un tourbillon di pesa, impasta, stendi, ritaglia, inforna, sforna, decora, inscatola e poi pulisci, lava, asciuga, riponi, fino a che, utilizzate tutte le scatole di latta della mia ‘dotazione’, acquisite anno dopo anno, non ho detto BASTA!
Sono quindi passata alla fase ‘insacchettamento’ in sacchetti di cellophane trasparente, con una giusta distribuzione delle varietà prodotte, alcuni biscotti al cocco, poi le ‘pastine all’uvetta’ e a seguire, le ‘tegole alle mandorle’, i kipfel alla vaniglia, un paio al cioccolato e, a concludere, i frollini all’arancia e altri farciti con la marmellata di lampone. Unici esclusi i simil cantuccini che, ahimè, rimasti quell’attimo in più nel forno, sono risultati un po’ ‘duretti’, finendo così per diventare la colazione di casa, giusto per non buttarli via…
Ed è stato a questo punto che è entrata in campo tutta la mia creatività (?) nel confezionare, uno dopo l’altro, i 25 sacchetti 25, più gli otto ‘alberelli biscottosi’ per i colleghi del virtuoso ritrovo del martedì. Dal mio ampio bagaglio di nastri, nastrini, corde e spaghi, boccine rosse, boccine argenteeo dorate, gingilli vari, ho scelto quelli più natalizi, un tripudio di rosso, argento e oro, più qualche bianco che, essendo un non colore, si abbina dappertutto e ho legato, annodato, infiocchettato, con tanto di decoro annesso, con pazienza (tanta) e perizia (abbastanza).
-Grazie al cielo non soffro di artrosi/artrite/dolori reumatoidi alle mani- ho pensato, mentre infilzavo con filo dorato qualche boccina dispettosa che aveva perso l’originario spaghino e ‘creavo’ piccoli fiocchi con sottili nastrini rossi -altrimenti sarebbe arduo portare a compimento il ‘lavoro’…-
Ma, infine, il risultato finale mi ha soddisfatta e vedere tutti quei sacchetti ben confezionati, uno vicino all’altro, ‘imponente’ prova di tanto lavoro, mi ha ripagato della pazienza e del dover ripulire tavolo e pavimento di tutti i ritagli di vario materiale che si erano via via accumulati e che sembravano moltiplicarsi…
Così, adesso c’è solo da superare la prova… assaggio. Ai destinatari l’ardua sentenza…
E per concludere con i preparativi pre-natalizi, da domani comincerà la fase due, vale a dire la preparazione, cottura, ecc. ecc. dei plum-cakes all’arancia, altra tipica ‘specialità’ di casa, che ha il suo gruppo di estimatori. Ne ho in programma un dieci-docici da cucinare, ma questa seconda ‘missione’ sarà senz’altro meno faticosa. Parola di ‘pasticciera’ ;-)



 
 

lunedì 2 dicembre 2013

Anche l'occhio vuole la sua parte...

Anche l’occhio vuole la sua parte, recita un tradizionale proverbio.
E anche il mio occhio sinistro ha deciso di volere ‘la sua parte’… di cure, grazie ad una cataratta che si è improvvidamente manifestata la scorsa estate.
Così stamattina, con una piccola borsa contenente il previsto abbigliamento ‘pigiama o tuta leggera’ come sottolineato sul foglietto delle prescrizioni pre-intervento e la canottiera altrettanto consigliata, mi sono recata, a piedi e da sola, al vicino presidio ospedaliero di Villa Igea, in cui si effettuano interventi in regime di day-hospital, pronta e disposta ad affrontare il destino…. interventista.
Sono stata ospitata in una stanza con sei poltrone, pronte ad accogliere i pazienti, scoprendo immediatamente di essere… la più giovane, dove due cordiali infermiere hanno cominciato la preparazione dell’occhio, ‘inserendo’ nella pupilla tutta una serie di gocce, dopodiché c’è stato il ‘trasporto’ in sala operatoria e l’incontro con l’oculista.
Pochi minuti di attesa e l’intervento è cominciato, senza alcun dolore né fastidio per la sottoscritta paziente, con l’unico effetto un po’ strano della ‘visione’ di una serie di macchie colorate e luminescenti.
E quando lo specialista ha detto ‘abbiamo finito’, sono scesa dal lettino con le mie gambe, per sedermi sulla ‘poltrona gestatoria’ che mi ha riportato alla camera… di partenza, nella quale, nel frattempo, era giunto l’amato consorte.
Il tempo di fare la rapida colazione, compresa nel trattamento day-hospital, di ascoltare le prescrizioni mediche e di essere ‘controllata’ e alle 10 da poco battute, ero già a casa. Naturalmente con una bella benda bianca sull’occhio, che fa tanto pirata e con la ricetta per l’acquisto di ben due colliri, che, ad ore ben definite, mi accompagneranno per i prossimi venti giorni.
Per concludere, il curioso fatto che tutti sei i pazienti della stanza, in cui ero ‘ricoverata’, sono stati operati all’occhio sinistro.
-Tutti sinistri- ha commentato scherzoso l’oculista che ha ‘contrassegnato’ con tanto di puntino blu la fronte sovrastante l’occhio ‘incriminato’.
Eh sì, tutti ‘sinistri’.
-Sinistri, come ‘comunisti’- avrebbe aggiunto il faceto Silvio B., se fosse stato presente –E in quel caso, ben vi sta!-

domenica 1 dicembre 2013

Vacanze romane: rapidissima sintesi

E i giorni romani sono trascorsi veloci, giorni intensi di visite, lunghe camminate, brevi pause, fotografie, tempo un po’ capriccioso, per una vacanza da ricordare a lungo.
Il nostro alloggio, un hotel in via del Viminale di fronte al teatro dell’Opera, si è dimostrato un’ottima scelta e per la posizione a breve distanza dai principali monumenti e per le sue ‘caratteristiche’, una stanza accogliente e silenziosa, pulita e luminosa, con un prezzo onesto e conveniente. Di qui ogni mattina siamo partiti alla scoperta della capitale, guide e cartina alla mano, mentre già nel primo pomeriggio del nostro soggiorno romano ci siamo ‘dedicati’ al Colosseo e ai Fori, al Campidoglio e al Vittoriano, alle chiese di S.Maria Maggiore e di S.Pietro in Vincoli, salendo poi la lunga scalinata di S.Maria in Aracoeli, proprio nell’ora del tramonto, osservando il volo di migliaia di rondini che si raggruppavano e si ‘disperdevano’, per poi riunirsi nuovamente e formare in cielo strane forme che si componevano e si disfacevano.
E dopo la cena, in quella prima serata, una lunga camminata per le vie del centro, senza una meta precisa, raggiungendo, quasi per caso, piazza del Quirinale e la fontana di Trevi, poi via del Corso e piazza di Spagna, tornandocene infine a passi veloci verso l’hotel sotto una pioggerella dispettosa che ci ha colpiti a tradimento.
Già, la pioggia… Una compagnia poco gradita che ci ha ‘rallegrati’ in diversi momenti: sotto forma di improvviso temporale con tanto di grandine appresso, mentre il mattino seguente siamo di nuovo nella zona dei Fori Imperiali e il venerdì mentre stiamo facendo una lunga coda in piazza San Pietro e poi il sabato, tra i viali di Villa Borghese, in direzione della Galleria d’Arte Moderna… Ma noi non ci siamo lasciati scoraggiare e, muniti di ombrelli e di stivali di gomma, testé acquistati, abbiamo continuato le nostre camminate di qua e di là dal Tevere, visitando chiese, musei, mostre, ammirando palazzi e piazze, fontane e scorci panoramici, con debite soste per il pranzo in tipiche trattorie, un caffè in qualche locale ‘speciale’, una puntata in questo o quel negozio che sembra interessante.
Negli ultimi tre giorni, infine, con condizioni meteo assai più favorevoli, abbiamo continuato nella scoperta di luoghi e monumenti, da Trastevere a Piazza del Popolo e di nuovo a Villa Borghese, da Campo de’ Fiori al Ghetto, per raggiungere Santa Sabina e il Circo Massimo e spostarci poi a San Giovanni in Laterano…
Insomma per usare le parole del consorte, abbiamo fatto un vero ‘trekking urbano’, che ci ha permesso di avere una visione complessivamente buona di questa grande città. Certo, ci sono molti altri luoghi di importanza storico-artistica che abbiamo tralasciato, ma questo può rappresentare una spinta per un’altra visita alla città eterna, possibilmente senza lasciar intercorrere altri 37 anni…
Perché a cento anni, quanti ne avrei in quella futura epoca, rappresenterei certamente un esempio di buon invecchiamento, ma dovrei sicuramente limitarmi ad una vacanza… più tranquilla. E magari mi dovrei accontentare di una minestrina in brodo, invece di apprezzare ‘cacio e pepe’, ‘puntarelle’ e un buon piatto di bucatini all’amatriciana…