sabato 12 gennaio 2013

12/1/1976


Non saprei quanti, tra i frettolosi passanti che percorrevano la centrale via Belenzani nella tarda mattinata del 12 gennaio 1976, avessero immaginato che quel piccolo corteo, due ‘ragazze’ e cinque uomini, compresi due ragazzini in età scolare, si stesse recando in Municipio per un matrimonio. E che tra i sette ci fossero perfino i due ‘nubendi… ;-)
No, non c’era alcun segno esteriore che facesse pensare ad una cerimonia di siffatta importanza: abiti quotidiani, ‘dal dì de laor’, per dirla alla trentina, lei con un loden verde, ‘vecchio’ di due stagioni, lui con uno grigio, ampio e abbondante, da poco acquistato ad una super-svendita per la sua convenienza, più che per l’eleganza.
Il piccolo gruppo salì l’ampia scalinata di Palazzo Thun e, seguendo le istruzioni ricevute nei giorni precedenti, raggiunse la spoglia saletta dove si sarebbe svolta la cerimonia. Non dovettero attendere a lungo l’ufficiale di stato civile, quel giorno l’assessore Alberto Perini, che avrebbe officiato il rito.
Fu una cerimonia rapida ed essenziale, con poche parole al di là della lettura delle formule rituali e, se non fosse stato per l’episodio dell’anello, sarebbe stata quasi noiosa. Quell’anello, la fede nuziale ovviamente, che la neo-sposa teneva nell’apposito scatolino nella capiente borsetta (‘de tuti i dì’ anche quella ;-)) e che venne aperta, allorché l’assessore ebbe chiesto se avessero portato le vere (così, per caso...). Quell’anello che il neo-sposo tolse dalla custodia e si infilò prontamente all’anulare, il suo, naturalmente.
-E la sposa?- l’assessore chiese quasi trasecolato –E la sposa? Lei lo deve mettere prima alla moglie…’
E fu così che la giovane sposa ricevette la fede in seconda battuta da un consorte che al suo aveva provveduto da sé…
Poi, finita la cerimonia, il piccolo corteo uscì da Palazzo Thun, con la novella moglie che teneva fra le mani, quasi imbarazzata dal vistoso nastro giallo-blu (i colori della città), le rose ricevute in omaggio dalla municipalità, estemporaneo bouquet (ovviamente quello ‘classico’ mancava del tutto) e si incamminò verso la casa dello sposo dove la di lui madre aveva allestito un beneaugurante pranzo nuziale.
E così ebbe inizio la vita matrimoniale di quei due giovani un po’ (allora) alternativi, che dura tuttora a tanti anni di distanza, quei due che, lo so che è superfluo, ma lo scrivo ugualmente, siamo noi, Paolo ed io...
Noi, che abbiamo avuto la cerimonia più ‘economica’ (a costo zero… o quasi) e più bella che potessi desiderare, con in aggiunta l’happening dell’anello, un episodio diventato quasi ‘storico’ nella nostra storia di famiglia. Con l’unico, piccolo, rammarico di non aver neppure una fotografia di quel giorno, perché l’amico che si era offerto di regalarci qualche scatto non si presentò, non ricordo se per malattia o per smemoratezza precoce.
Ma siamo sopravissuti ugualmente. Eheheh!
 

 

 

2 commenti:

Stella ha detto...

Beh... sono rimasta fino alla fine con il fiato sospeso: sono loro o no?!?
Auguri allora, un matrimonio 36enne è davvero notevole ;)))
Stella
(già Campagnola giuliva)

cautelosa ha detto...

Sì, sì siamo proprio noi...
37 anni (più due di 'fidanzamento', scritto tra virgolette perché non era, allora, una parola di moda) di vita in comune.
37 anni, sicuramente positivi. E speriamo che ce ne siano tanti altri!!

Ciao!