Non saprei quanti, tra i frettolosi passanti che
percorrevano la centrale via Belenzani nella tarda mattinata del 12 gennaio
1976, avessero immaginato che quel piccolo corteo, due ‘ragazze’ e cinque
uomini, compresi due ragazzini in età scolare, si stesse recando in Municipio per
un matrimonio. E che tra i sette ci fossero perfino i due ‘nubendi… ;-)
No, non c’era alcun segno esteriore che facesse pensare ad
una cerimonia di siffatta importanza: abiti quotidiani, ‘dal dì de laor’, per
dirla alla trentina, lei con un loden verde, ‘vecchio’ di due stagioni, lui con
uno grigio, ampio e abbondante, da poco acquistato ad una super-svendita per la
sua convenienza, più che per l’eleganza.
Il piccolo gruppo salì l’ampia scalinata di Palazzo Thun e,
seguendo le istruzioni ricevute nei giorni precedenti, raggiunse la spoglia
saletta dove si sarebbe svolta la cerimonia. Non dovettero attendere a lungo l’ufficiale
di stato civile, quel giorno l’assessore Alberto Perini, che avrebbe officiato
il rito.
Fu una cerimonia rapida ed essenziale, con poche parole al
di là della lettura delle formule rituali e, se non fosse stato per l’episodio
dell’anello, sarebbe stata quasi noiosa. Quell’anello, la fede nuziale
ovviamente, che la neo-sposa teneva nell’apposito scatolino nella capiente
borsetta (‘de tuti i dì’ anche quella ;-)) e che venne aperta, allorché l’assessore
ebbe chiesto se avessero portato le vere (così, per caso...). Quell’anello che
il neo-sposo tolse dalla custodia e si infilò prontamente all’anulare, il suo,
naturalmente.
-E la sposa?- l’assessore chiese quasi trasecolato –E la
sposa? Lei lo deve mettere prima alla moglie…’
E fu così che la giovane sposa ricevette la fede in seconda
battuta da un consorte che al suo aveva provveduto da sé…
Poi, finita la cerimonia, il piccolo corteo uscì da Palazzo
Thun, con la novella moglie che teneva fra le mani, quasi imbarazzata dal
vistoso nastro giallo-blu (i colori della città), le rose ricevute in omaggio
dalla municipalità, estemporaneo bouquet (ovviamente quello ‘classico’ mancava
del tutto) e si incamminò verso la casa dello sposo dove la di lui madre aveva
allestito un beneaugurante pranzo nuziale.
E così ebbe inizio la vita matrimoniale di quei due giovani
un po’ (allora) alternativi, che dura tuttora a tanti anni di distanza, quei
due che, lo so che è superfluo, ma lo scrivo ugualmente, siamo noi, Paolo ed
io...
Noi, che abbiamo avuto la cerimonia più ‘economica’ (a costo
zero… o quasi) e più bella che potessi desiderare, con in aggiunta l’happening
dell’anello, un episodio diventato quasi ‘storico’ nella nostra storia di
famiglia. Con l’unico, piccolo, rammarico di non aver neppure una fotografia di
quel giorno, perché l’amico che si era offerto di regalarci qualche scatto non
si presentò, non ricordo se per malattia o per smemoratezza precoce.
Ma siamo sopravissuti ugualmente. Eheheh!
2 commenti:
Beh... sono rimasta fino alla fine con il fiato sospeso: sono loro o no?!?
Auguri allora, un matrimonio 36enne è davvero notevole ;)))
Stella
(già Campagnola giuliva)
Sì, sì siamo proprio noi...
37 anni (più due di 'fidanzamento', scritto tra virgolette perché non era, allora, una parola di moda) di vita in comune.
37 anni, sicuramente positivi. E speriamo che ce ne siano tanti altri!!
Ciao!
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