lunedì 31 dicembre 2012

Buon 2013!!

E, un giorno dopo l’altro, siamo giunti anche alla fine di questo bisestile 2012 (‘an bisest, an maldestr’ recita un detto popolare), con un personal-bilancio che possiamo definire positivo. Siamo stati bene in salute, abbiamo goduto di serenità in famiglia, abbiamo trascorso momenti gioiosi con gli amici, abbiamo viaggiato, abbiamo camminato su e giù per sentieri alpestri… insomma sarebbe un delitto lamentarci.
Cosa ci attendiamo, allora, dal 2013 che sta per nascere? Le solite ‘cose’, salute e serenità in primis, un lavoro continuativo per il figlio minore, per la nipote laureata (e, per esteso, per tutti i giovani alla ricerca di un’occupazione stabile), la possibilità di nuove vacanze ‘viaggianti’ e poi e poi..
E lo stesso auguro a ciascuno di voi, con un brindisi pieno di’frizzanti’ bollicine, quindi

BUON 2013!!
 
 

sabato 29 dicembre 2012

Le brave ragazze di una volta...

Mi è tornata alla mente leggendo di quel sacerdote di Lerici che esprime personali idee sugli, ahimè frequenti, omicidi di donne, ad opera di maschi che si sentono padroni della vita altrui.
E’ una banalissima poesiola, di autore (autrice?) ignoto che ‘apriva’ il libro di economia domestica, in dotazione alla scuola media di una volta, quella da me frequentata nei lontanissimi anni tra il 1961 e il 1964.
L’economia domestica era una disciplina riservata solo alle alunne, ovviamente, che si sarebbe poi trasformata, con la riforma della scuola media unificata, in applicazioni tecniche, per lunghi anni rigorosamente divisa tra maschi e femmine, fino a sfociare nell’attuale educazione tecnica, ora unisex.
Due ore settimanali di questa materia, con un’insegnante, donna naturalmente, nel mio caso un’anziana signorina (ma che forse avrà avuto quarant’anni o poco più…), di quelle d’antan, una zitella insomma, per la quale molte di noi (e non mi tiravo certo indietro neppure io) dovevamo essere una vera spina nel fianco. Ne avrei da raccontare, di episodi buffi in cui la povera docente era oggetto di scherzi e battutine… basti ricordare le volte in cui la sollecitavamo a parlare dei suoi gusti gastronomici per sentirla ripetere la parola ‘cuniglio’, che probabilmente era uno dei suoi piatti preferiti. Da fare pena, noi ovviamente, ma a tredici anni, un po’ di stupidèra era concessa anche allora…
Ma torniamo alla poesiola, che la professoressa Irma ci aveva fatto studiare a memoria all’inizio della prima media e ci aveva fatto recitare, una dopo l’altra (31 alunne!!), in piedi accanto al proprio banco e che io ricordo tutt’oggi. Ed ora, ve la ‘regalo’ (non inorridite, per favore!)

Conosco una mamma che ha cinque figliole
e ognuna fa bene le sue faccenduole.
La prima è brunetta, si chiama Teresa
ed ogni mattina va a fare la spesa.
Maria, la seconda, più fragile e bionda,
aiuta mammina a far di cucina.
Nennella,la terza, lavora parecchio
e tiene la casa che pare uno specchio.
C’è poi Maria Rosa, tranquilla, studiosa,
che, quando non studia, lavora di maglia
e sa cento punti, nessuno ne sbaglia!
Madama Cicogna, che ora è in cammino,
farà loro il dono di un bel fratellino.
Annetta, la quinta, non fa che sognarlo
e canta le nenie che dovranno cullarlo.
Assieme alla mamma si affretta a cucire,
per quel fratellino che deve venire,
cuffiette, abitini, le sue camiciole.
Oh, queste sì che son brave figliole!

Tralascio ogni commento a questo testo, degno di un premio Nobel, ma sono convinta che piacerebbe molto al citato sacerdote, fermo, nella sua testa, a quelle cinque brave figliole di oltre cinquant’anni fa…

mercoledì 26 dicembre 2012

Santo Stefano

Siamo sopravissuti. Al pranzo, lungo, appetitoso, ‘speciale’ con la mia famiglia di origine, alla successiva riunione con i parenti del consorte, alle sorprese dello scambio regali, al tempo uggioso, alle risposte ‘augurali’ a sms bene-auguranti, al desiderio impellente di togliere scarpe diventate inspiegabilmente scomode e abiti dalla cintura improvvisamente stretta…
Insomma, anche quest’anno abbiamo superato la prova-Natale e siamo approdati a Santo Stefano ;-) . Una giornata di tutto riposo, dopo la frenesia delle ore precedenti, almeno nelle nostre intenzioni.
Così stamane, dopo una rapida colazione (sì, proprio con una fetta di quel panettone che ieri sera avevo solennemente giurato di non toccare più… ma è così invitante che resistere è davvero ardua impresa), esco di casa accolta da una pioggerella fastidiosa e da una densa foschia che nasconde tutte le montagne circostanti. Niente paura: ombrello-munita mi incammino a passi decisi verso il centro, raggiungo piazza Duomo, percorro le vie del cosiddetto Giro al Sass, risalgo la via Grazioli, mi porto sul lungo Fersina e via di qui, poi giù di là, compio la mia salutare passeggiata. Poco più di un’ora, in una città non ancora ‘attiva’: pochissime persone in giro, quasi tutti con un cane al guinzaglio e scarso traffico, tanto che mi viene alla mente una lontana canzone dell’Equipe 84, Tutta mia la città.
Con questo motivetto canticchiato fra me e me, torno a casa soddisfatta e fiera, giusto in tempo a bere un buon caffè con il consorte che si è appena alzato (dopo la culinar-faticata del 25 e gli ‘anticipi’ del 24, una bella dormita era d’obbligo) e decisa a continuare un più rigoroso regime alimentare.
Ma (e c’è sempre un ma :-( ) non ho fatto i conti con gli impegni ‘sociali’ del pomeriggio: e si può essere scortesi di fronte al panettone che Vittorina ‘apre’ proprio per te e consorte? Almeno una sottile fettina è d’obbligo…
E davanti a quell’elegante piatto di biscottini, così invitanti e di molteplici specie, che Patrizia pone sul tavolino del salotto? Si può resistere? Ahimè no e, assaggia questo e assaggia quello, anche per oggi l’overdose calorica è assicurata.
Per fortuna poi si torna a casa e a quel passato di verdura che ci attende…
E domani, vedremo di essere fermi e saldi nei propositi. Dimenticando i tre panettoni e mezzo, il grande zelten, i due torroni e tutti quei cioccolatini che ci attendono al varco.
Riuscirò a resistere?

lunedì 24 dicembre 2012

Auguri!!

 
BUON NATALE!!

domenica 23 dicembre 2012

E quella volta il cuoco si ammalò....

Come forse i miei dieci lettori sapranno, il grande cerimoniere del pranzo natalizio è il mio diletto consorte, che, consultate le sue gastronomiche Bibbie e navigato su specifici siti web, predispone e quindi cucina una serie di piatti, ogni anno diversi e ogni anno apprezzati da quattordici commensali. Insomma, è oramai una tradizione ritrovarci per un convivio… che non segue la tradizione e per il quale c’è sempre una certa attesa, essendo nota l’abilità in cucina dello chef.
Sempre che l’imprevisto non ci metta lo zampino, come successe quella volta che…
23 dicembre 1998. Le lezioni, a scuola, erano terminate proprio quel giorno ed io stavo assaporando le prime ore di vacanza, tranquilla e contenta di non dovermi preoccupare di tutto quel che concerneva il pranzo natalizio. L’indomani mattina sarei andata dalla parrucchiera, poi mi sarei dedicata alle ultimissime spesucce ‘voluttuarie’ –tanto, alla spesa e al resto avrebbe pensato il consorte- e magari c’era pure il tempo per un caffè con una o l’altra amica…. Ma i miei progetti andarono tutti a carte quarantotto, quando l’amato bene tornò a casa dall’ufficio, stanco, pallido e… febbricitante.
-Son malà- disse –e no so se sarò en grado de far el disnar de Nadal. Te tocherà sostituirme-
-CHI? IO?!!- il mio grido proruppe spontaneo, un misto tra sorpresa e spavento. –EL DISNAR DE NADAL???-
Sì, sostenne il consorte tra un colpo di tosse e l’altro. Sì, sarebbe stato compito mio, compresa la spesa, perché e la cognata Marina e mia sorella sarebbero state al lavoro fino a sera ed io ero la sola ad essere ‘libera’.
-E adesso cerchiamo un menu adatto a te- soggiunse il sofferente.
Già, qualcosa di facile, perché io in cucina non sono proprio una grande esperta. Perciò, via quei ravioli fatti in casa con il ripieno di cappone, via quel roast-beef all’inglese con salsa al vino rosso e men che meno quel filetto in crosta di pane, cancellate le nocette di coda di rospo con pomodori pachino in salsa di lenticchie e scordatevi lo sformato al cioccolato con pera cotta nel vino speziato…
-E se fosse di preparare un biscuit di torrone con salsa al cioccolato caldo?-
-MA SEI MATTO?? Se devo cucinare, ecco il menu: tagliatelle in crosta, che se fa prest… con la pasta sfoglia pronta, poi un vitello tonnato, che se l’ prepara el dì prima e per dolce, el paneton e el pandoro. Stop. Un po’ di insalatina, una verdurina di contorno e basta. E’ anche troppo per me!-
E così fu. Con una vigilia trascorsa… di corsa, con tempi scanditi, ore 7.50 davanti al salone della parrucchiera, per essere tra i primi, ore 9.00 al supermercato, ore 10.00 dal fruttivendolo e poi, nel pomeriggio, sotto lo sguardo preoccupato dell’infermo che si era trascinato fuori dal letto per seguire, consigliare, ammonire, la cottura del vitello tonnato e la preparazione della relativa salsa, e l’antipasto? Non vorrai fare un pranzo di Natale senza antipasto… E allora tira la pasta per un rotolo di verdura (pù fina, la pasta, no così grossa!) e cuoci il ripieno e poi corri di nuovo in centro perché, come spesso accade, mancava ancora qualche ingrediente e dopo cena a casa di mammà, da sola naturalmente e la mattina del 25 un’altra alzataccia e cucina questo e prepara quello…
Quindi, il ‘trasloco’ di pentole, stoviglie, piatti cucinati, piatti da cucinare e tutto quello che era necessario, a casa di mio fratello, dove, alle 13 precise, il rito del pranzo di famiglia poté avere inizio. 13 convitati attorno al grande tavolo, con l’indispensabile ‘aggiunta’ e con la cagnetta Schuma, a ‘fungere’ da quattordicesimo ospite, tanto per sfatare la superstizione. 13 convitati che mangiarono le varie pietanze, senza fare confronti con i menu più originali e curati degli anni precedenti….
Ma ci fu, comunque, una voce impertinente che, al momento di congedarmi, sempre con il mio ambaradam di tegami, stoviglie, ecc. ecc., stavolta ‘imballate’ verso casa, disse ‘e il prossimo anno, sarà meglio fargli fare il vaccino anti-influenzale, al Paolo…’.
Bella riconoscenza!!

giovedì 20 dicembre 2012

L'azalea, ovverosia il rischio del regalo-sorpresa


Era la vigilia di Natale di un anno qualsiasi dell’era pre-euro. Saranno state le 18.30 di una giornata che era stata limpida e fredda e che ora aveva lasciato spazio ad un cielo stellato, senza nessuna speranza, per gli amanti della tradizione, di avere l’indomani un Natale bianco di neve.
Il consorte ed io stavamo tornando verso casa dopo una breve passeggiata per le vie del centro, affollato dei ritardatari dell’ultima ora alla ricerca dell’ultimo regalo da mettere sotto l’albero, quando, giunti all’altezza della chiesa del Santissimo, vedemmo avanzare verso di noi qualcuno che reggeva tra le braccia un enorme vaso di azalea, che gli nascondeva parte del volto.
-Una pianta a due gambe che cammina!- ridacchiammo –Chissà quanto pesa!-
E quando fummo vicini, scoprimmo che il ‘portatore’ era Flavio, un nostro conoscente che abitava lì a due passi.
-Flavio, t’hai comprà la pianta pù granda de tutta la fioreria? E per chi èla? Per la Livia?
Eh sì, l’azalea era proprio per la di lui moglie, Livia, che, ci disse, quell’anno si era messa in mente di volere un regalo. E glielo aveva ripetuto quasi tutti i giorni che voleva un regalo, una ‘sorpresa’ per di più e lui, pover’uomo, non aveva alcuna idea per cui alla fine si era risolto di andare dal fioraio.
-Ho volù la pù granda.. Sperente che la sia contenta, ades…-
Poi ci salutammo, auguri, buon Natale, a tutti voi, alla Livia e alle ragazze, grazie, anche ai vostri figli, ciao, ciao e riprendemmo ciascuno la propria strada.
-Io non sono tanto sicura che la Livia sia contenta di ricevere un’azalea, per quanto maxi, come regalo…- dissi al consorte mentre entravamo nell’atrio del nostro condominio.
-Mah, chissà cosa si aspettava…-confermò lui.

 Non dovetti attendere molto per conoscere l’indice di gradimento ottenuto dall’ornamentale pianta. Sarà stato il 27 o il 28 quando, uscita per la spesa, incontrai Livia che portava a passeggio il cagnolino della figlia minore. Quale migliore occasione per ‘scoprire’ com’era andata?
-NON PAR LAR ME NE!!!- fu l’illuminante risposta –Gliel’avrei data sulla testa, con vaso e tutto, quell’azalea! Io volevo un regalo ‘personale’, qualcosa tutto per me, non una pianta! E pensare che, quando uscivamo insieme, mi fermavo sempre davanti alla vetrina dell’orefice Vecchietti e gli mostravo tutte le cose belle che sono esposte. Una volta, due volte, tre, quattro, cinque volte. Uno dovrebbe capire… Aveva solo da entrare e scegliere un monile o l’altro. E mica pretendevo un brillante! Era una spesa affrontabile senza fare un mutuo! [Flavio, oggi felicemente pensionato, era un professionista con un reddito decisamente buono]

 -Eh, voi, beate donne, con le vostre manie delle sorprese!- commentò il marito quando lo misi al corrente delle ‘novità. –Si corre il rischio di restare delusi! E’ meglio comperarselo da soli, il regalo! O al massimo andare assieme…-

Va bene, caro consorte, ma se voi prestaste un po’ di attenzione anche ai messaggi ‘non verbali’ sarebbe una gran bella cosa!!

domenica 16 dicembre 2012

Di neve, domeniche d'oro e frenesia di acquisti

Ancora una volta il servizio meteo non ha sbagliato. Neve a bassa quota, aveva previsto, nella giornata di venerdì e neve a bassa quota è stata, per la gioia di molti, in primis alcune mie romantiche (e più giovani) cognate che innalzano inni di gioia al Signore ogniqualvolta i bianchi fiocchi volteggiano in cielo (io, mooolto più prosaica, penso sempre ai disagi cittadini post-nevicata…), una neve sottile e continua che ha subito attecchito su tetti, giardini, strade e marciapiedi, lasciando uno strato scivoloso su cui camminare con estrema prudenza.
E venerdì sera era in programma la tradizionale cena dei collaboratori e dei capigita Sat, questa volta organizzata sull’altopiano di Pinè, ad una ventina di km dalla città, che abbiamo raggiunto a bordo di un pullman, noleggiato dalla sezione.
-Chi sarà stato il veggente che ha proposto l’utilizzo del pullman?- mi aveva chiesto al mattino l’amica Rita.
Già, erano stati alcuni partecipanti a caldeggiare l’uso del mezzo ‘pubblico’ al posto delle auto private, proprio nell’ipotesi di decembrine nevicate. Mamma mia, ma cosa vanno a ipotizzare, aveva pensato qualcun altro. Invece, hanno avuto ragione e il comodo pullman gran turismo, anche stavolta condotto con perizia e prudenza dall’autista Orazio, ha condotto i 47 invitati lungo strade innevate, sulle quali i mezzi spazzaneve non erano ancora passati. E, arrivati a Trento quando la mezzanotte era già scoccata, sempre sotto una fitta nevicata abbiamo attraversato a piedi la città, a quell’ora territorio di gioco e di allegri schiamazzi di gruppi di giovani, per i quali la neve sicuramente rappresentava… il vlaore aggiunto.

Quest’oggi, invece, dopo un sabato di pioggia battente (lascio a ciascuno immaginare lo stato di strade e marciapiedi), è ricomparso un timido sole che si è via via fatto largo tra le nubi.
Oggi, terza delle domeniche d’oro pre-natalizie, con negozi aperti in aggiunta al mercatino di Natale di piazza Fiera, ha visto ancora una volta l’assalto di schiere di turisti alla ricerca di regali e buoni affari (?) fuori porta. Un fiume di gente, che scorre continuo lungo la direttrice piazza Duomo-piazza Fiera e che costringe il malcapitato residente, nella fattispecie il consorte ed io, ad un difficoltoso procedere controcorrente. E il colmo è che basta girare l’angolo per trovare poco affollate e negozi visitati solo dai ‘locali’, nei quali facciamo le nostre due-tre spese prima di ri-affrontare la folla per tornarcene a casa.
Nel pomeriggio, infine, sono di corvée al negozio Mandacarù, ‘affrontando’, dalla mia postazione alla cassa, una fila pressoché ininterrotta di acquirenti. In qualche momento, un quasi delirio, tra chi deve pagare, chi chiede la confezione regalo (là, a quel tavolo…), chi domanda dove si trova questo o quello, chi guarda, chi tocca, chi sbuffa, chi ha fretta, chi ti presenta una banconota da 50 euro per un addobbo dal costo di 1,92…
E alle 19.00, ora di chiusura, nel negozio c’era ancora una decina di clienti…

E i miei, di regali?
No, non li ho ancora completati. Mi manca un numero imprecisato di plum-cake da preparare (sarà il lavoro principe del prossimo fine-settimana); i biscotti sono quasi pronti (grazie alla laboriosa collaborazione del consorte :-D ); ho già acquistato una serie di ‘pensierini’ e il problema sarà a chi destinarli in modo ‘adeguato’, perché continuo a decidere e a cambiare idea… (eh sì, sono quasi sicura di avere lontane ascendenze in Danimarca, nei pressi di Elsinore…).
I figli non sono un problema (basta un ‘bonifico’); il consorte, invece, è un vero ‘osso da brodo’. Sarà meglio che si comperi lui, quello che vuole!

sabato 15 dicembre 2012

Domanda

Quante stragi di innocenti ci vorarnno ancora negli Stati Uniti prima che si arrivi ad una legge che limiti la vendita e il possesso delle armi? Io non riesco a proprio a capire…

mercoledì 12 dicembre 2012

Non sono mezzi per vecchi

Non amo molto prendere l’autobus e preferisco andare a piedi tutte le volte che posso; non essendo, poi, Trento una metropoli, l’uso del mezzo pubblico è ‘riservato’ proprio a quando non se ne può fare a meno.
Come questo pomeriggio, allorché abbiamo deciso, il consorte ed io, di raggiungere il grande negozio delle Sorelle R*****, nell’immediata periferia nord e, data la temperatura frizzante e considerato che il tragitto in questione non è l’itinerario adatto per una salutare passeggiata, a meno che non si voglia avere un’overdose di ossido di carbonio, gentile omaggio di centinaia e centinaia di automobili, l’utilizzo del bus diventa una necessita.
Eccoci pertanto a bordo della linea 3, in un’ora ‘decente’ per quanto riguarda l’affollamento: non è la ‘rush hour’ e c’è posto a sufficienza E’ invece, ahimè, la ‘rush hour’ del traffico e le strade in uscita dalla città sono percorse da un’unica colonna, che procede a velocità ridotta con frequenti rallentamenti e brusche frenate. E tu hai il tuo daffare a tenerti stretta agli appositi sostegni, ma ‘barcolli’ ad ogni minimo sobbalzo dell’automezzo e i circa venti minuti del ‘viaggio’ sembrano lunghissimi e non vedi l’ora di arrivare.
Per non parlare del tragitto di ritorno, in alcuni tratti a passo d’uomo e preceduto da un’attesa alla fermata che mi regala un quasi principio di assideramento, durante il quale corro più volte il rischio di abbracciare una signora straniera con fazzolettone in testa o di travolgere la di lei nipotina, fino a che non si libera un provvidenziale sedile su cui mi ritrovo seduta senza rendermene del tutto conto grazie ad un’improvvisa frenata.
E una volta ‘a terra’, osservando l’autobus che riparte verso altre fermate con il suo carico umano, mi vien da concludere, parafrasando il titolo di un celebre film, che questi non sono mezzi per vecchi, meno agili e spesso con minor senso dell’equilibrio.
No, non sono mezzi per ‘vecchi’. E neppure per anziani!

martedì 11 dicembre 2012

Pre-natalizio Girasolian-ritrovo

E il raduno c’è stato. Nell’ospitale casa di Marta, ai piedi del Doss Trento, una dopo l’altra, nella fredda temperatura del tardo pomeriggio, le Girasole si sono ritrovate per un pre-natalizio simposio, ognuna con il suo bravo ‘contributo’ culinario tra le mani.
Giuliana ed io, attraversata a piedi la città e superato il ponte di San Lorenzo, siamo le prime a giungere alla meta, insieme a Loretta, ‘incrociata’ proprio sul cancello della casa ‘padronale’, poi, mentre già gustiamo il tepore del salotto, ecco le voci argentine di Anna e di Renata, quindi via via tutte le altre che prendono posto.
Marta, da perfetta padrona di casa qual è, ha preparato un ambiente caldo e accogliente: la tavola ben apparecchiata, candele accese e simboli natalizi, vivaci e colorati che ‘accompagnano’ l’albero di Natale, alto e addobbato in modo originale che troneggia in un angolo. E adesso ciascuna di noi ‘allarga’ sul tavolo le proprie ‘produzioni’: là i biscottini e la ciambella di Anna, qui la torta di mele di Silvana, con accanto lo stollen di Loretta e il mio piccolo plum-cake e poi la treccia mochena di Graziella e le tartine di Giuliana e la torta salata di Renata. Per non parlare del panettone di Paola e delle bottiglie di spumante (eh sì, le bollicine sono sempre ‘amate’)… e poi, sul basso tavolino davanti al divano, vicini alla corona dell’Avvento e ad una ciotola piena di invitanti cioccolatini, c’è un vassoio ‘luccicante’: sì, avete indovinato, sono i dodici muffins all’arancia, preparati con le mie ‘mani sante’, nei loro sacchettini di cellophane con tanto di ‘boccina’ colorata e nastro d’ordinanza.
E ora si può dare il via alla ‘degustazione’: una tartina, una fetta di torta salata, poi un biscotto e un assaggio di questo e uno di quello, per non fare torto a nessuno, in un’atmosfera di allegra partecipazione e di voci ridenti, che talora si sovrappongono, si incrociano, si chiamano.
Ma ecco Renata che trae dalla capiente borsa un fascio di fogli sparsi, mentre Paola toglie dalla custodia la sua chitarra folk: è il momento dei canti natalizi!!
-Amiche- sollecita la Socia fondatrice -ricordate, vero, che dobbiamo cantare carole e inni tipici della tradizione!-
-Dobbiamo proprio?- domanda qualcuna.
Sì, dobbiamo. Solo che le Girasole non sono il corrispettivo femminile del celebre coro della Sat e la coral-performance si risolve in un happening musicale con ‘coretti’ a due, a tre in una rivisitazione personale di celebri canti, da Stille Nacht a Jingle Bell a White Christmas, passando per Adeste fideles, laeti triumphantes…
(per fortuna la casa di Marta sorge ‘solitaria, con vicini non a portata di voce…).
Poi, dopo la foto di rito, che costringe il marito di Marta a qualche ‘contorcimento’ per riuscire ad inquadrarci tutte, la serata si conclude e le ‘giovinette’ si allontanano garrule e ridenti nella notte invernale, portando tra le mani i doni ‘personali’, il natalizio-muffin e un vasetto di gelatina di ribes, preparata dalla padrona di casa in persona, ma non senza essersi scambiate baci e abbracci e non senza essersi date appuntamento per la prossima primavera, quando ci sarà da festeggiare il 60° compleanno delle due più giovani del gruppo.
E Giuliana ed io, rifiutando fieramente ogni offerta di passaggio in auto, ce ne torniamo verso il centro, camminando a passi talmente spediti da non avvertire neppure il freddo notturno, in un tardivo (e coccodrillesco) tentativo di arginare i danni dell’overdose dolciaria…



 
 

domenica 9 dicembre 2012

Quant'è bella la mia città...

Quest'oggi ero libera da impegni di 'volonteroso volontariato' (avevo già 'dato' ieri mattina, in una tre ore di servizio nella frenetica frequentazione del negozio da parte di turisti e residenti...), quindi ho potuto dedicarmi ad altre 'amene' attività.
E allora, via con la preparazione dei dolcetti da portare alla Girasol-convention di domani pomeriggio, una teglia di muffin all'arancia che poi incarterò, uno per uno, dolci omaggi per le gentil donzelle, quindi, dopo un inutile tentativo di tirar fuori casa il consorte, che preferisce un 'sano' ozio casalingo, prendo la mia decisione: me ne andrò da sola a fare quattro passi. E' una giornata di pieno sole, con cielo azzurro e limpido ed è un vero peccato starsene chiusi in casa. Il pranzo (frugale, in questi giorni senza impegni 'gastronomici' esterni) è pressoché pronto, la casa è pressoché in ordine, i compiti d'inglese sono fatti, quindi non c'è nulla che mi trattenga...
Così, ben bardata contro la 'fresca' temperatura dicembrina (=abbigliamento da montagna, compreso di copricapo di patagonica provenienza), occhiali da sole e l'I-pod dell'amato bene sintonizzato sulla discografia dei Beatles (un po' di revival non fa mai male), mi avvio quando mancano pochi minuti alle 11.
Dove andare? Escluso il centro città, quest'oggi, tra l'altro, occupato dalle bancarelle della tradizionale fiera di Santa Lucia, che come ogni anno si svolge in anticipo e a rischio di incontri e relative soste, mi dirigo verso il ponte dei Cavalleggeri, viale Verona e la periferia sud. Accompagnata da celebri e 'vecchie' melodie, cammino a passo veloce, percorrendo strade poco frequentate e allungando il percorso di rientro fino al palazzetto dello Sport e ai campi di tennis dell'Ata Battisti.
E' un vero piacere camminare godendo del sole della tarda mattinata, che mi sembra quasi tiepido ed è un altrettanto piacere osservare l'ambiente attorno. Le montagne che si stagliano nette nell'azzurro del cielo, il Bondone e la Paganella con le sommità innevate e ancora il Calisio e il Celva ad est, poi la Marzola con i suoi boschi e, bianca di neve scintillante, la Vigolana.
Che bei panorami! In questa vastità non 'stonano' neppure i caseggiati cittadini, non sempre ben armonizzati fra loro e nemmeno le vecchie caserme militari al di là del torrente Fersina, dalle acque 'rombanti'.
Quant'è bella Trento! E come ci si vive bene! Una città a misura d'uomo, dove si può andare tranquillamente a piedi da un capo all'altro e dove basta poco per trovarsi fuori dai rumori e dal traffico. Queste 'riflessioni' nascono spontanee e poi mi viene da sorridere, ricordando come, tanti anni fa, quand'ero molto giovane, la mia città mi sembrasse un luogo soffocante dal quale mi auguravo di andarmene...
Eh sì, sono proprio 'cresciuta'!!!

venerdì 7 dicembre 2012

Le 'tappe' conviviali dell'Avvento

Tra i vari impegni pre-natalizi ai quali non si può proprio sfuggire, ci sono gli incontri conviviali. A piccolo gruppo, ad ampio raggio, pomeridiani, serali, in casa, al ristorante, ce n’è per tutti i gusti e per tutti i menu, di solito accomunati da un’overdose calorica, giusto preludio alle abbuffate delle festività.
E anche noi non scherziamo. Con dicembre è cominciato il nostro periodo gastronomico dell’Avvento, una cena a casa di amici il sabato 1, una riunione familiare il 2 e via discorrendo fino a giungere al fatidico giorno del 25.
Martedì 4, ad esempio, c’è stata la cena con i colleghi, i pensionati del ‘virtuoso ritrovo’ del martedì mattina e quelli ancora in attività… forzata, grazie all’ultima riforma pensionistica, un appuntamento ormai classico, la cui organizzazione è lasciata in toto a noi, diversamente lavoratori.
-Fate voi, che avete tempo…- ci è stato detto.
E allora, agende alla mano, carta e penna, ci siamo messi all’opera.
Quando, chi e dove.
Non troppo vicini a Natale, non il mercoledì ché ho le prove del coro, neppure il giovedì e il venerdì, di sabato e domenica non se ne parla, quindi, che ne dite di martedì 4?
Occhei, il primo punto è fatto e adesso, chi? Beh, i soliti, noi, più la Elena e la Gianna e il Flavio e il Giorgio e i ‘lavoratori’, le Marie e la Mimma, la Chiara e l’Enzo… E Gerry? Ma sì, invitiamo anche lui..
E dove andiamo? Cerchiamo un luogo adeguato, tranquillo e senza confusione, no come la pizzeria dove siamo stati l’anno scorso e men che meno quella dell’altr’anno, una vera Babele…
-Potete venire a casa mia… Nella stube ci si sta anche in venti-
L’invito di Sandro sembra l’ideale.
E per la cena? Facciamo che ciascuno porta qualcosa… La Carmen farà il gateau di patate, che l’ pias sempre a tuti e la Daniela, la torta de scarola. Poi ci saranno lo strudel della Gianna e la Sacher della Elena…
No, è troppo complicato questo sistema… Andiamo sì a casa del Sandro, ma per la cena ordiniamo tutto ad un catering e poi dividiamo… Però, tutti a casa del Sandro, quanto lavoro per lui… E per la so sposa..
E se andassimo al ristorante? Ma no l’è ‘n problema se vegnì a me casa… No, Sandro, no volen darte tut sto lavoro… Ma al ristorante, dove? Qua in città? Fuori Trento? E se nevica quel giorno?
Insomma, una discussione che non avrebbe sfigurato in una trattativa diplomatica e che si conclude con una decisione presa… per sfinimento degli astanti: andremo a Caldonazzo, 20 km circa dalla città, nel ristorante XYZ.
Così ci ritroviamo, alle 19 di una sera fredda fredda, proprio all’angolo della nostra ‘vecchia’ scuola e di lì ci spostiamo al ristorante.

Diciassette ‘giovinetti’, di cui dodici ‘diversamente lavoratori’ che rappresentano tutte le discipline scolastiche: lettere, matematica, lingue straniere e poi le educazioni, fisica, artistica, tecnica e finanche il sostegno.
Manca sol en ‘musico’ e la religion e dopo ghe sen tuti… Poderen far en consiglio de classe…
Ed è una serata allegra e ‘calda’, all’insegna dell’amicizia, nella quale ciò che più importa è lo stare assieme, al di là del cibo (che ha sempre la sua importanza, ovviamente) e il condividere ricordi, progetti, interessi. Una serata con tante risate e che si conclude con un l’impegno a ritrovarsi per un’altra, lieta occasione.
Lunedì, invece, nel tardo pomeriggio mi attenderà il pre-natalizio incontro con le Girasole, a casa di Marta, dove mi presenterò con un dolcetto per ogni signora, ben confezionato, con nastro e gingillo natalizio in tinta. Ma il problema riguarderà che cosa portare da consumare in loco, all together: dopo la ‘triste’ esperienza della passata primavera, quando il mio impegno dolciario era caduto nella (quasi) totale indifferenza, mi verrebbe voglia di andar lì con un mazzetto di rapanelli… Quelli, poco calorici sono! ;-)

lunedì 3 dicembre 2012

Preparativi

Quest'anno voglio fare le cose per bene, senza arrivare alla vigilia con l'affanno, l'ansia e la scoperta di aver dimenticato qualcosa o qualcuno. Sì, sto parlando dei preparativi per il Natale, che, come ha sottolineato oggi la mia english teacher, è oramai 'around the corner', dietro l'angolo, insomma.
E se tutto è pronto (invero già da settimane) nelle vie e nei negozi, nei mercatini tipici, spuntati come funghi un po' dappertutto e perfino nel 'mio' negozio equo-solidale, sarà il caso che cominci anch'io a raccogliere le idee e a 'pianificare' i giorni a venire.
Così stamattina ho preso notes e penna e ho cominciato ad elencare i 'destinatari' delle mie produzioni dolciare: a questi il plum-cake, a quelli i biscotti, in una lista che di anno in anno mi pare diventare più lunga.
Il problema sarà trovare il tempo necessario alla 'ricerca' di ricette vecchie e nuove e all'impastare, spianare, 'tagliare', infornare, raffreddare, inscatolare, in un turbinio di farina, zucchero, uova, burro, vaniglia e di tutto e di più nello spazio ridotto della cucina di casa. E nello stesso tempo ascoltare con compunzione i consigli dell'esperto di famiglia, che sicuramente avrà da dire la sua (spero anche che sia così generoso da cimentarsi in qualche produzione...).
Quest'anno, fino ad ora, ho resistito alla tentazione di acquistare nuovi stampini per biscotti, accontentandomi dell'ampia dotazione di cui dispongo (tanto più che sono sempre quei quattro-cinque ad essere usati); mi sono invece sbizzarrita nel cercare graziosi oggettini in tema natalizio da usare come 'abbellimento' di sacchetti cellofanati, pacchetti e pacchettini, in uno slancio di creatività... personale.
E ho pure deciso di rinunciare all'albero di Natale: non ho voglia di tirar fuori tutto l'ambaradam... di una vita, bocce e boccine, decorazioni e gingilli vari, raccolti con amore anno dopo anno. Ho intenzione di sostituirlo con qualche 'rameggio' selvatico, raccolto in uno dei boschi alla periferia della città e 'dipinto' d'oro o d'argento, sul quale appendere piccoli simboli natalizi, che farà bella mostra di sé sul tavolino del soggiorno, accanto ai miei piccoli presepi, di rigorosa provenienza... Mandacarù. Sarà sicuramente bellissimo.