Quest’anno, per un’intera settimana, le strade tra me e il consorte si
sono divise: lui, in Austria, con diciannove arditi par suo, a ‘marciare’ per
valli alpestri tra aspre salite e altrettanto ripide discese, lungo non sempre
agevoli sentieri e tratti ancora innevati ed io, in compagnia di Alberta, in un
itinerario a livello… zero, tra Bruxelles e città limitrofe.
Eh sì, ci siamo organizzate, due signore ‘giovanili’ in viaggio da
sole, economico volo Ryan Air in partenza da Bergamo, hotel Ibis in pieno centro,
a pochi minuti dalla Grand Place, giornate scandite da programmi ben definiti.
Siamo partite all’alba di sabato 27 luglio, con una valigia (in due) e
adeguato bagaglio a mano, alla volta di Orio al Serio, con largo anticipo
sull’orario previsto, poi a bordo di un affollatissimo aereo siamo giunte a
Charleroi, nel bel mezzo di un violento temporale che ci ha pure regalato
qualche palpitazione al momento dell’atterraggio, quindi eccoci a Bruxelles,
alle prese con le inevitabili problematiche di quando si entra in contatto con
una nuova realtà, la ricerca della stazione della metropolitana, l’utilizzo
delle locali macchinette per il rilascio del biglietto, lo ‘studio’ della mappa
e della direzione da prendere e, finalmente, alla meta, l’hotel, a fianco di
Place St. Catherine.
Una rapidissima ‘presa di possesso’ della stanza a noi riservata, una
veloce ‘risitemata’ e poi, via alla scoperta della città. Un intero pomeriggio
lungo le vie centrali, affollate di turisti, a prendere ‘confidenza’ con strade
e piazze, guardandoci attorno, osservando palazzi e monumenti, entrando e
uscendo dalle numerose cioccolaterie, con qualche sosta… ristoratrice (eh sì,
bisogna pur mangiare e bere…).
E, nei giorni seguenti, già di buon mattino in marcia verso la
Stazione Centrale da cui siamo partite per raggiungere, a bordo di veloci e
puntuali treni, alcune importanti città, Bruges, la domenica, poi Gand e, last
but not least, Anversa, della serie ‘una città al giorno’. Città che ci hanno
riservato piacevoli scoperte, nelle quali abbiamo camminato a lungo (perché noi
siamo o non siamo della Sat? ;-)), con l’unica eccezione di una ‘crociera’ sui
canali a Bruges e a Gand, salendo poi su alte torri da cui godere di ampi
panorami. E pazienza se non siamo riuscite a calarci nel romanticismo notturno
delle città illuminate, nonostante il fermo proposito di tornare da Bruges con
un treno a tardissima ora, ma più dell’ardor poté la stanchezza… pedestre (e
dopo un’intera giornata a passo di carica, sia pur con le debite soste per
necessità di vario genere, il desiderio di distendere le stanche membra è più
forte di qualsiasi attrattiva… L..).
Ci siamo così dovute accontentare della Grand Place in veste notturna,
anche senza luminosi e tremolanti riflessi sull’acqua, come abbiamo sostituito
l’acquisto di un ‘diamantino’ ad Anversa con delle più prosaiche ed economiche
confezioni di cioccolatini (che, tra l’altro, non sono poi tanto a buon mercato…)
correndo il rischio di ritrovarci, una volta in Italia, con una specie di…
Nutella, viste le temperature che abbiamo trovato al rientro sul patrio suolo.
Lassù, invece, abbiamo goduto di tutte le variazioni di un clima atlantico, con
momenti di sole splendente e qualche temporaneo piovasco, venticelli freschi e
i nostri conseguenti rivestimenti e alleggerimenti d’abito. Diciamo che non
abbiamo mai sudato (e menomale!!).
I giorni sono così trascorsi veloci e in men che non si dica è giunta
l’ora del rientro. L’ultima passeggiata fino al Palace de Justice e alla
terrazza panoramica con un’ampia vista sui tetti di Bruxelles e con l’Atomium
sullo sfondo, sfavillante nel sole pieno della tarda mattinata, poi gli ultimissimi
acquisti da tenere nel bagaglio a mano ed è proprio tutto.
Puntualissimo, alle 17.50, l’aereo Ryan Air si è alzato in volo da
Charleroi e, in meno del tempo previsto, siamo atterrati a Orio al Serio, dopo
aver potuto ammirare dall’alto la sfilata delle Alpi, con il monte Bianco in
primo piano, quindi, recuperata la valigia e l’auto al parcheggio poco
distante, abbiamo affrontato l’ultima fatica, quei circa duecento km che ci
separano da casa.
-Cara Alberta- le ho detto, salutandola una volta alla meta –adesso che
siamo tornate, safe and sound, per usare un’espressione inglese, posso
confessarti di essere partita con qualche (piccolo) timore… Perché è vero che
in questi ultimi anni ho maturato una discreta esperienza di viaggi, aeroporti
e quant’altro, ma ero sempre in compagnia del consorte, una specie di baluardo
pronto ad affrontare ogni difficoltà, piccola o grande che potesse presentarsi.
E invece, ce l’abbiamo fatta, due ‘comandaresse’, come ci ha definite il già
citato compagno della mia vita: siamo andate, ce la siamo cavate con la lingua,
abbiamo fatto tutto quello che avevamo programmato, non ci siamo perse… Anzi,
abbiamo perfino dato indicazioni ad altri turisti… più impacciati di noi, eheheh!
E vuoi mettere la soddisfazione nel sentirci chiedere, a Gand, al momento di
acquistare il biglietto per salire alla sommità del Belfort, se avevamo già
compiuto i 55 anni? Che cosa chiedere di più? ;-)-
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