Fragile, sei troppo fragile…
Queste parole che risuonano nel folto bosco proprio
sopra l’abitato di Fontanazzo, frazione di Mazzin di Fassa, provincia di
Trento, nel tardo e caldo pomeriggio di domenica scorsa, mentre sto scendendo,
con attenzione e prudenza, un ripido e sassoso sentiero che mi pare
interminabile, sudando tutto il sudabile, mi ‘regalano’ un istante deja-vu, che
mi rimanda all’indietro di almeno un quarto di secolo.
Fragili, troppo fragili, un’espressione cara al
collega Condottiero, che egli riferiva alle nostre tredicenni alunne e che
tanto mi irritavano ogni volta le sentivo. Fragili, troppo fragili… Certo,
ribattevo, se avessero la tua maturità di quarantenne, sarebbero dei fenomeni e
noi potremmo cambiare mestiere…
Ma quest’oggi non è la voce del buon Condottiero a
pronunciare le medesime parole, bensì quella dell’amato consorte che cammina
qualche passo davanti a me, allo scopo di mostrarmi dove ‘mettere i piedi’ e la
destinataria non è altri che la sottoscritta che procede sempre più stanca e
irritabile verso una meta che pare allontanarsi ogni metro di più.
Sì, sono io la persona ‘fragile’, perché mi sto
lamentando di quest’ultima parte del lungo itinerario che abbiamo percorso
quest’oggi. Sei ore e più di ‘marcia’, su e giù, giù e su lungo sentieri ora
più agevoli, ora più impegnativi, aeree ‘crestine’, tratti attrezzati con
cordino e qualche ‘piolo’ metallico, vasti prati e pascoli. Un percorso che non
è certo stato la cosiddetta ‘via dell’orto’, ma che ha richiesto piede fermo e
assenza di vertigini e che io ho portato (quasi) a compimento, senza la minima
lamentazione e/o rimostranza. Solo qui, alla fine della giornata, mi sto
concedendo di esprimere il mio ‘stufezzo’ e la mia fatica di fronte a tale
discesa in questa specie di selva oscura che precipita a valle.
-E lo stai dicendo a tutti- rincara la dose il
consorte. Tutti, vale a dire quei compagni di escursione che via via mi hanno
raggiunta e superata. E che devo dire? Che quest’ultima parte è di una bellezza
stupefacente? Che mi sto divertendo ‘da matti’ e che, quasi quasi, una volta a
fondovalle, potrei tornarmene in alto per ripetere l’esperienza?
Poi, grazie al cielo, sono alla meta, nei
curatissimo parco lungo le rive del torrente Avisio, dove ci stanno attendendo
il pullman e il pacioso autista Elvis, che mi saluta con un ‘la vedo un po’
stanca, siora’…
Un po’ stanca e un po’ (tanto) irritata con il
compagno della mia vita che non ha ancora finito di sottolineare impietosamente
la mia (supposta) fragilità, correndo il rischio di beccarsi un colpo di ‘racchetta’
in testa (e buon per lui che sono di animo generoso… ;-))
E, per concludere, faccio mie le parole di Alberta
che mi ha preceduto di qualche minuto: ‘abbiamo visto così bei panorami a 360°
nella parte ‘alta’, che ci hanno ripagato della fatica finale…’. Sì, perché è
stata un’escursione bella assai e appagante, per le prime cinque ore e mezzo
del percorso, per cui conviene ‘archiviare’ l’ultimo tratto alla voce ‘rovescio
della medaglia… montagnosa’ e dimenticare al più presto fatiche e disagi. E il
consorte? Vabbè, che devo fare, lo ‘perdonerò’… Ma per intanto, gli concedo un
goccio della fresca acqua, testé acquistata nell’unico locale aperto nei
paraggi, solo perché ‘è il padre dei miei figli’!!
Per rimanere in tema ‘montagna’, la prossima
settimana, da sabato 24 a sabato 31, saremo in val Pusteria, a Moso, nell’ormai
familiare hotel Alpenblick, per una vacanza soprattutto di relax (così ha giurato
il consorte), certo, con uscite e camminate quotidiane, anche per bilanciare l’apporto
calorico di quell’ottima e speciale cucina!! Staremo a vedere. L’importante è
che il tempo ‘tenga’… Ha fatto bello fino ad ora, non sia mai che cambi del
tutto proprio in quei giorni!!
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