A me piace, Bolzano. 60 km distante da Trento, ma
decisamente un altro mondo. Un centro storico ‘contenuto’, dalle tipiche
architetture tedesche, i portici che corrono lungo la via principale, belle
piazze, negozi ‘storici’, caffè di stile mitteleuropeo, invitanti pasticcerie, un
ricco e ordinato mercato giornaliero, in un insieme di elementi che permettono
l’immersione in una cultura diversa.
E mi piace andarvi, di tanto in tanto. C’è sempre qualcosa
di nuovo da scoprire, da acquistare, da ‘assaporare’.
Così l’altra mattina, nell’aria frizzantina di una
soleggiata giornata serena, ci siamo incamminati di buon passo, il consorte ed
io, verso la stazione ferroviaria. Un’ora di treno, impegnati nella lettura dei
consueti quotidiani ed eccoci nel capoluogo altoatesino.
La prima meta è Castel Roncolo, l’imponente maniero che
sorge su uno sperone roccioso a nord della città, all’imbocco della val
Sarentino, che raggiungiamo con una comoda passeggiata, dapprima attraverso il
centro storico, quindi percorrendo i giardini che costeggiano il torrente
Talvera, in questi giorni ricco di acque tumultuose e spumeggianti. E’
piacevole camminare nel sole tiepido, nel verde dei giardini, tra gli alberi
dalle foglie multicolori e nella tranquillità della giornata feriale; c’è poca
gente, a quest’ora, sul Lungotalvera, sempre affollato nei fine settimana e pochi
ne incontriamo anche al castello. La nostra visita si limita ai cortili interni
e, dopo uno sguardo a Bolzano dall’alto, ritorniamo sui nostri passi verso il
centro.
E’ ormai passato mezzogiorno ed è ora di sedersi per un
pasto veloce, prima di una sosta alla bancarella del pane al mercato di piazza
Erbe e di un ‘salto’ nella bella libreria Athesia, con la vicina e fornitissima
cartoleria, un luogo dalle mille tentazioni. E non posso rimanere indifferente
alle ‘proposte’, così me ne esco con alcuni acquisti ‘sfiziosi’ (vabbè, anche
un po’ superflui, se proprio vogliamo sottolineare).
Freno invece i miei istinti ‘spenderecci’ nel reparto
casalinghi di una certa catena commerciale (‘ma cossa te servelo, a ‘mpienirne de bazeghe?’- la voce della
coscienza, pardon del consorte) e peccato (o per fortuna) che molti allettanti
negozi di via Portici sono chiusi per la pausa pranzo, altrimenti le nostre
finanze avrebbero corso concreti rischi.
Prima di riprendere la via della stazione, però, non può
mancare una ‘visita’ al Cafè Città di piazza Walther.
-Mi voi anca ‘na feta
de torta- puntualizza l’amato bene. Come si fa, infatti, ad andarsene da
Bolzano senza aver gustato una di quegli splendidi dolci, di cui il mondo
tedesco va giustamente fiero? No, non si può, così, una volta entrati, i passi
del consorte si dirigono subito all’ampia vetrina dove fanno bella mostra di sé
le innumerevoli ‘tentazioni’ della casa.
-Prenderò quel dolce
di castagne… -dice. Ma… il suo
rimane un pio desiderio, perché il casuale incontro con un suo ex collega, che
ci invita al suo tavolo e intende offrirci qualcosa, lo induce ad un ‘contenimento’
della richiesta.
-Pazienza-
concluderà più tardi, mentre siamo sulla via del ritorno –me farò lo strudel, quando sen a casa..-
E così la giornata si conclude comunque con un tocco di
dolcezza, sia pure alla trentina (e lo strudel ‘di famiglia’ è buono assai!);
ci sarà sicuramente un’altra occasione per le specialità altoatesine!!
2 commenti:
pure a me piace
Una bella città... magari anche per viverci.
Buona domenica.
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