lunedì 27 febbraio 2012

Escursione con tentazione

Domenica 26 febbraio, ore 12. Sono seduta su panchetta di emergenza all’esterno della malga Fossernica di dentro, gruppo del Lagorai, Trentino orientale, nei pressi del paesino di Caoria, in un punto riparato e sottovento, in compagnia di Alberta e Remo e siamo in procinto di consumare il fiero pasto con quanto portato da casa.
Siamo rimasti in tre (in altro luogo ‘protetto’ ci sono Giuliano e Giuseppe, che prenderanno quasi subito la via del ritorno), ben lontani da quella strada ‘tra Girgenti e Monreale’, cantata anni luce fa da un allora giovane Domenico Modugno, mentre tutti gli altri, compresa la mia fida compagna Carla B., si sono incamminati verso la cima dei Paradisi, odierna meta di un’escursione riservata alle ciaspole, che si è invece trasformata nella prima ‘pedestre’ della stagione.
Di neve, infatti, ce n’è assai poca, quasi niente nel bosco, tranne qualche breve tratto ghiacciato, per cui le ciaspole hanno viaggiato agganciate agli zaini. (-Aven portà a spass le ciaspole- dirà il mio amato consorte nel saluto finale, nel viaggio di ritorno)
Le mie, invece, sono addirittura rimaste nella bagagliera del pullman. Sarebbero state di intralcio e un peso superfluo per la mia schiena che quest’oggi è un po’ dolorante (probabilmente a conseguenza del mio ‘supelavoro’ in palestra…) e che mi quasi quasi mi induceva a rimanere accanto al potente mezzo, in compagnia dell’autista Orazio. Poi, stretti i denti, supportata moralmente dal marito, mi sono incamminata in fondo al gruppo e, passo dopo passo, ho risalito il bosco, ho affrontato impavida la ‘buferina’ nevosa che ci ha accompagnati per un quarto d’ora, ho calpestato la scarsa neve presente nei prati prospicienti la malga e ho raggiunto la (mia) meta, ricevendo anche i complimenti coniugali per il mio procedere senza fatica.
E adesso sono qui, alle prese con due clementine un po’ vizze e qualche galletta di kamut, mentre osservo le alte cime che contornano l’altro versante della valle, con improvvise e impalpabili nuvole nevose che si alzano per un probabile forte vento e ascolto Alberta che mi racconta delle sue ‘prodezze’ culinarie.
-Ieri dopodisnar ho fat la ‘treccia mochena’ (dolce di pasta lievitata con ripieno di marmellata e crema), e la m’è vegnuda abastanza ben, anche se la pasta l’era en po’ grossa sui bordi…-
Così dicendo, toglie dallo zaino l’elegante box-lunch rosa con disegni grigi, che la segue in tutte le sue escursioni e lo apre, mostrandomi all’interno tre belle fette del citato dolce.
-Tone una…- dice porgendomi il contenitore.
-Oh, Alberta, che tentazion! Pecà che sente en Quaresima e mi son drio a far ‘na ‘quaresima’ dolciaria…-
-Ma elo en ‘fioretto’, el tuo?-
-No, l’è sol en tentativo de limitar la quantità de dolci… Però l’è così bela, quela torta, che quasi quasi farò en sacrificio..-
E così avviene. Una mezza fetta, volendo lasciare l’altra metà a Paolo, al suo ritorno dalla cima.
-Alberta, l’è BUONISSIMA!! Una meraviglia! E, va là, dame anche quel’altra metà… El doveva star qua, el Paolo, se el ne voleva en po’. Chi va sulla cima, el perde la tortina!!-
Come si fa presto a recedere da ‘fermi’ propositi di rinuncia al dolce! Basta una ‘treccia mochena’…
Ma si sa, lo spirito sarebbe forte, è la carne ad essere debole!! Eheheh!

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