mercoledì 15 febbraio 2012

Di iscrizioni, escursioni e altro

Sarà la mancanza quasi totale di neve, sarà il desiderio di trascorrere le domeniche in festante compagnia o sarà altro motivo che mi sfugge, sta di fatto che al lunedì pomeriggio, quando alla Sat ‘aprono’ le iscrizioni per la gita della domenica successiva, nel giro di una decina di minuti i posti a disposizione vengono esauriti, con un seguito di persone in lista di attesa, per la gioia del cassiere e dei bilanci della società.
E anche lunedì 13 è successa la stessa cosa: ore 17.30, apertura della sede e ore 17.38, l’attimo in cui mettiamo piede, il consorte ed io, nei locali della Sat, l’elenco è quasi completo ed è solo con un rush degno del miglior Pietro Mennea che riusciamo ad ‘occupare’ gli ultimi posti, in compagnia dell’illustre presidente Paolo F e degli altri amici ‘patagonici’. Mai vista una simile corsa alle fatiche domenicali!!
Ieri pomeriggio, invece, si aprivano le iscrizioni alla settimana sulla costiera amalfitana, un mix di visite e camminate in quei luoghi spettacolari, per le quali si ipotizzava un assalto sulla falsariga di quello ai forni, di manzoniana memoria, com’era successo lo scorso anno, pressappoco in questi giorni, per la vacanza di maggio in terra di Sardegna.
-Mi preparerò con l’elmetto- aveva sostenuto nei giorni scorsi il presidente Paolo F.
-Ti guarderò le spalle- l’aveva rassicurato il consorte.
Poi, la soluzione, semplice e praticabile, un vero ‘uovo di Colombo’ escursionistico: il bigliettino con numerino, stile supermercato. Ogni ‘testa’ un tagliando, con la possibilità per ognuno di iscrivere il proprio coniuge o parente o amico e con questa ‘trovata’ tutto ha funzionato a meraviglia.
-Siete stati bravissimi.- Il giudizio positivo di Rosa, reduce dalla maratona ‘iscrittoria’, mi ha raggiunga a Mandacarù dove stavo operando nel mio pomeriggio di volonterosa volontaria e le sue parole mi hanno fatto esalare il più classico dei sospiri di sollievo. Menomale!! Non sarebbe stato il massimo, uno ‘spintonamento’ con risentiti scambi di accuse ‘gh’ero prima mi, no ti te sei ‘rivà dopo, no sta a butar, adès l’è el me turno…’

E per un ‘escursionistico’ aggiornamento, domenica scorsa, con partenza alle 6.00 (sì, avete letto benissimo!), ancora avvolti dalle tenebre notturne, ci siamo recati in val Casies, a Santa Magdalena, da dove ci siamo incamminati sotto un cielo bigio e grigio verso il cosiddetto Giogo del Bosco, una delle tante cime che circondano la valle.
Sì, faceva freddo (mai comunque come la settimana precedente in terra austriaca) e dopo un po’ è pure cominciato a nevicare, fiocchi leggeri e quasi impalpabili che turbinavano nell’arietta frizzante, ma che non hanno impedito ad un ristretto numero di audacissimi di giungere alla vetta, uno sguardo a 360°… nel nulla -ad alta quota c’era uno strato di densa foschia che avvolgeva come bambagia- e subito via, di ritorno, con i panini quasi gelati nello zaino e il thè non più bollente nelle thermos.
Così almeno ci racconteranno, perché la ‘first lady’ Silvana ed io optiamo per il tragitto più semplice, puntando direttamente alla malga Stumpf, una rustica e minuscola costruzione al limitare del bosco, dove troviamo rifugio e conforto. Un’escursione a due, insomma, dato che il terzo della compagnia, un ex-ventenne d’indomita indole, ci segue a distanza…. siderale, tanto da farci temere per la sua sopravvivenza e che raggiungerà la malghetta con tempi ben al di là del quarto d’ora accademico. E qui arriveranno poi diversi altri compagni che, di fronte all’accanirsi del maltempo, hanno rimandato ad occasione più favorevole la conquista della cima...
La grigia giornata si conclude, comunque, in un’amichevolissima atmosfera a Santa Magdalena, in un affollato locale, dove in attesa degli ultimi ciaspolatori si mangiano gustosi piatti sud-tirolesi, si scherza e si ride e si gioca perfino a carte, un paio di mani a scala40, con la vittoria dell’autista che, astuto e sornione, attende la carta giusta per aprire e chiudere, lasciando i compagni con un palmo di naso.
E poi le oltre due ore di viaggio per tornare a casa, accompagnate da musiche anni ’70 che il suddetto chaffeur canticchia in accompagnamento, coadiuvato da diversi di noi che ritrovano nella memoria parole e rime date per ‘disperse’, in un quasi nostalgico ritorno ad un lontano ‘come eravamo e che cosa cantavamo’.
E’ mancata solo ‘Piccola Katy, la porta è socchiusa, non devi nemmeno inventare una scusa, dormono tutti di un sonno profondo e questo silenzio è la fine del mondo’… La prossima volta gliela domando. Ce l’avrà di sicuro, l’autista Armando su qualcuna delle sue registrazioni…

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