Tutto è accaduto in un amen, stamattina, mentre ero intenta ad una
sessione di stira (e poi ammira il risultato…), affrontando con zelo e vigore
(forse troppo) quella pila di indumenti vari, biancheria per la casa, ecc.ecc,
che da giorni occupava una sedia nella ex camera dei figli. Mi stavo chiedendo
come potessimo, il consorte ed io, da soli, essere i ‘responsabili’ di cotanta
roba (e non è che fosse passato chissà quanto tempo dalla precedente ‘seduta’),
quando…. ahiiii!, sono stata colpita a tradimento da un’improvvisa fitta alla
schiena, zona lombare, che non mi ha più abbandonata per tutto il giorno.
Lanciando fra me e me le debite maledizioni e trattenendo a stento
qualche lamento, mi sono affidata ad un’aspirina per affrontare gli impegni già
prefissati, suscitando nel contempo la perplessità e l’ironia del coniuge.
-Ma ‘ndo vot nar?- ha chiesto, vedendo i miei cauti movimenti nel
prepararmi ad uscire di casa.
Oggi, infatti, martedì, è il giorno del virtuoso ritrovo con gli ex
colleghi, ormai tornato negli ‘alloggiamenti invernali’ (= all’interno del bar)
per un conviviale caffè e , al pomeriggio, c’è il volonteroso volontariato a
Mandacarù.
Sì, avrei potuto disdire e l’uno e l’altro impegno e invece sono
andata, ho incontrato gli amici, bevuto il mio caffè, conversato amichevolmente,
fatto un salto dal fruttivendolo in piazza per un’indispensabile spesa, tornata
a casa e cucinato il pranzo, il tutto senza dare ascolto a quel dolore, ora più
forte, ora più sopportabile. Quindi, nel pomeriggio, sempre con un consorte che
scuoteva perplesso la testa (-te scrivo mi la giustificazion- mi ha ironicamente
proposto), ho indossato i panni dell’efficiente (?) cassiera e mi sono
presentata alla bottega.
-Non sono al meglio- ho spiegato alle responsabili –e spero di farcela
a star qui tutta la sera…-
Va bene, hanno risposto, vedi tu.
Così ho messo bene in vista il cartellino da volontaria, con il nome
scritto stampatello, ho inforcato gli occhiali e mi sono sistemata dietro la
cassa. Le quattro ore d’ordinanza sono trascorse, a tratti con lentezza, in
altri momenti più veloci, a seconda della clientela presente e per fortuna, stringendo
un po’ i denti, sono riuscita a mantenere la postazione fino all’ora di chiusura.
Invece, per la serie ‘il brivido dell’imprevisto, è stata un’altra
volontaria a farci vivere qualche attimo di apprensione, a causa di un improvviso
mancamento, mentre stava sistemando della merce appena arrivata nel
retrobottega. Immediatamente le responsabili hanno chiamato il 118 e la
tranquilla atmosfera della bottega è stata movimentata dall’arrivo dell’ambulanza,
con ben tre addetti, con barella e armamentario al seguito. E la signora, che
nel frattempo si era ripresa, è stata comunque accompagnata al Pronto Soccorso,
(per scrupolo, ha sostenuto, l’infermiere ‘capo’) distesa sulla barella e ben
legata con le apposite cinghie, nonostante qualche timida protesta e l’assicurazione
di essere in grado di raggiungere l’ambulanza con le proprie gambe.
-Signora, ascolti me e si stenda. Su, da brava…-
Di fronte alle decise parole dell’operatore sanitario, non le è
rimasto che obbedire. Speriamo che non sia stato nulla di grave…
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