No, non sarà dimenticata tanto facilmente l’escursione sulle nevi
altoatesine di domenica 16 marzo, anzi, diventerà oggetto di battute e di
ricordi, almeno tra i partecipanti, andando a far parte di quel gruppo di
esperienze ‘montuose’ che sono, per così dire, passate alla storia… della Sat.
E dire che si era partiti così bene, alla faccia delle nere previsioni
dell’amico Ezio, che già vedeva scambi di pullman, di attrezzature e
quant’altro, data la simultanea partenza di due-automezzi-due alla volta di due
diverse mete. Tutto si era svolto con ordine e precisione e i veicoli avevano
preso il largo, ciascuno con i ‘corretti’ partecipanti. Il più capiente, con
più di 50 escursionisti, verso la valle di Fassa e l’altro, più piccolo, con 39
ciaspolatori diretto in Alto Adige, nella zona di Bressanone, a bordo del quale
stava pure la sottoscritta.
Il primo ‘choc’ della giornata era avvenuto al momento della sosta
caffè, all’uscita del casello di Chiusa, dove l’amico R. aveva accusato un
improvviso malore, spaventando non poco chi gli era vicino. Immediata
telefonata al 112, arrivo di un’autoambulanza e R. aveva preso la via
dell’ospedale di Bressanone per una visita più approfondita con i necessari
esami (grazie al cielo tutto si è poi risolto senza conseguenze) e noi eravamo
ripartiti con uno di meno e qualche preoccupazione nell’animo.
Arrivati nella piccola frazione di Plancios, ciaspole ai piedi,
avevamo cominciato la nostra escursione, una lunga ma non difficile traversata
sulla neve che ci avrebbe condotti, nelle prime ore del pomeriggio, in val
Badia, nel paesino di Antermoia. La giornata era splendida, l’ideale per una
gratificante camminata tra paesaggi incantati, con le montagne innevate a fare
da sfondo e il Sass de Putia in primo piano, baite che facevano pensare a
casette di gnomi, in un silenzio magico, rotto solo dal rumore delle nostre
ciaspole e da quelle quattro parole che l’uno o l’altro scambiava con chi gli
stava vicino, sotto un sole splendente che rendeva scintillante il manto
nevoso. Per di più il percorso non era affatto difficile, salite moderate e piccole
discese in un vasto altopiano, fino al passo delle Erbe, dove eravamo giunti
circa tre ore più tardi, giusto giusto all’ora canonica del pranzo. Al sacco,
per i più ‘spartani’ o all’interno della confortevole Utia de Borz, per chi,
come me, non aveva un granché nello zaino.
E, nella bella sala da pranzo, stile rustico, molti di noi avevano
gustato le specialità della casa, in una conviviale atmosfera, ‘sollevati’
dalle notizie testé provenute sulle condizioni di salute di R.: tutto ok e il
nostro amico, prontamente ‘recuperato’ dalla consorte in quel di Bressanone,
era già a casa. Sarebbe venuto, la sera, al pullman a recuperare zaino e
bagagli annessi.
Intanto si erano fatte le 14 e il capogita aveva dato il via al
tragitto di rientro: in neppure due ore saremmo giunti ad Antermoia e di lì si
sarebbe potuti ripartire anche prima dell’orario stabilito. Benissimo, avevo
pensato, così sarei giunta in tempo per poter votare alle (locali) primarie del
Pd. Non mi ero resa disponibile per il seggio, ma almeno il voto…
Così ci eravamo incamminati, risalendo quegli ottanta metri di salita
che ancora ci mancavano, giusto quello che ci voleva per digerire l’ultimo
boccone di canederlo, per poi scendere, nei vasti prati prospicienti il passo,
passando accanto a grossi massi erratici ‘incappucciati’ di neve e seguendo
comode tracce fino a raggiungere la (chiusa) Utia de Goma, dove il gruppo si
era ricompattato. Di qui, capogita in testa, avevamo proseguito la nostra
marcia a ranghi compatti fino a che…
Stavo chiacchierando con Alberta –il comodo tracciato permetteva
amabili conversazioni- quando la ‘guida’ si era fermata… (e noi altrettanto).
Che cos’era successo? Mah, pareva che non si fosse sulla strada ‘giusta’.
Guarda di qui, scruta di là, non c’era un segnale visibile a pagarlo oro, per
cui, dopo un’attenta consultazione della carta e qualche esitazione, il ‘conducator’
aveva deciso: scendiamo attraverso il bosco. Non sarà la ‘retta’ via, ma più a
valle ci dovrebbe essere la traccia…
Così erano cominciate le nostre peregrinazioni: prima scendendo nel
bosco, poi risalendo un pendio, proseguendo lungo una pianeggiante traccia e di
nuovo una discesa nella neve soffice (grazie a Dio!), quindi avanti, avanti,
avanti, su altra strada forestale e ancora avanti, avanti, avanti, mentre i
minuti passavano inesorabili e si erano fatte le 15.30 e poi le 16 e le 16.30 e
noi stavamo ancora vagando per i boschi della val Badia. Un passo dopo l’altro,
fino a trovarci in vista di Antermoia. Alleluia! Peccato solamente che ci
separasse una valletta, con una ripidissima discesa a ‘picchiopendio’ in un fitto
bosco… E a questo punto non era rimasto che far buon viso a cattivo gioco e
scendendo con tutte le cautele del caso, quindi risalendo una non meno ripida
strada asfaltata, ciaspole in mano, avevamo raggiunto il pullman, che da mo’
era in nostra attesa, quando stavano per scoccare le 18,30. Alla faccia delle
due ‘orette’ di strada!!
E a questo punto, ritardo per ritardo, una sosta rifocillante in un
bar del luogo era stata d’obbligo, prima di riprendere la via di Trento, dove
eravamo giunti esattamente alle 20.57.
Con un capogita avvilito, che si era scusato a più riprese e che ci
eravamo sentiti in dovere di ‘consolare’, perché può capitare a chiunque di
sbagliare e, come si suol dire, tutto è bene quel che finisce bene…
Pazienza solo per le ‘mie’ primarie (penso di essere stata l’unica ‘interessata’).
Mi rifarò alla prossima occasione!
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