sabato 14 gennaio 2012

Vacanza in Patagonia-21° giorno

Venerdì 25 novembre
Rien à faire. Neppure stamani il Cerro Torre si è impietosito di fronte alla costanza di quattro alpinisti tridentini e, come virginal fanciulla di fine ottocento, ha celato la sua bellezza e la sua rocciosa imponenza dietro ad un manto di nubi e ai nostri eroi non è rimasto che tornarsene, vinti dal fato, al Kaleshen, dopo la consueta sosta al primo mirador (e quanti ce n’erano, di escursionisti, come noi vanamente in attesa del ‘miracolo’…)
Così, a famiglie ricongiunte, dopo l’ultima colazione, bagagli chiusi e caricati sulle gloriose Fiat Siena, siamo pronti a lasciare El Chaltén, non senza aver lanciato l’ennesimo sguardo speranzoso verso le nascoste cime e, sferzati da violente patagoniche raffiche di vento, partiamo. Adios El Chaltén e adios montagne gloriose, tanto agognate e tanto difficili da vedere…
Come già all’andata, non troviamo quasi traffico alcuno lungo la rettilinea strada verso El Calafate, che raggiungiamo nel primo pomeriggio, dopo una brevissima sosta sulle rive del lago Viedma (forse cinque minuti super-ventosi, giusto per scattare le foto d’ordinanza) ed una, a scopo ‘culinario’ alla Leona, per uno spuntino di mezzogiorno.
Che fare adesso? Abbiamo diverse ore a disposizione, prima di raggiungere l’aeroporto, dove consegneremo le auto (pulite, sia ben chiaro) e al di là di una dovuta sosta presso un autolavaggio, altri programmi non ce ne sono, perciò, dopo fitti conciliaboli, decidiamo di raggiungere la laguna Nimez.
Only one kilometer from El Calafate near Lake Argentino is Laguna Nímez Reserve, where you can watch colorful birds while immersed in a peaceful environment in contact with the biosphere of the area (…) recita il pieghevole che riceviamo all’atto di pagare il contenuto biglietto d’ingresso.
Comincia così la nostra visita all’interno di quest’oasi naturale, a due passi dal lago Argentino, un vero paradiso per uccelli di ogni specie, compresi dei bellissimi fenicotteri rosa (i flamingos); è una passeggiata tranquilla lungo ben segnati sentieri, con qualche tratto di passerelle lignee e alcuni miradores che permettono di ammirare ampi panorami. L’unico inconveniente è rappresentato dal vento che soffia costante e impetuoso, ma noi lo sfidiamo impavidi, compiendo l’intero itinerario previsto, compresa una veloce puntata sulla sabbiosa spiaggia del lago.
Poi, terminata la visita, ci riportiamo in centro e spendiamo le ultime ore a El Calafate: lavaggio auto, pieno benzina, piccoli acquisti dell’ultimissima ora, un quasi italico caffè targato Illy e infine, con largo anticipo, ci portiamo all’aeroporto.
Neppure il tempo di entrare, onusti degli ampi bagagli, e ci rendiamo conto che c’è un’atmosfera strana nella zona check-in: urla, imprecazioni, la security spiegata attorno ai ‘banchi’, un palpabile nervosismo.
Che sta succedendo? Ahimè, la risposta arriva presto: tutti i voli da El Calafate sono stati cancellati!!
Come? Cancellati? E perché? E adesso? E il volo di domani pomeriggio per l’Italia? E quello di domani a mezzogiorno per Montevideo? Una ridda di domande senza risposta, in una varietà di reazioni che vanno dalla serafica accettazione dell’evento da parte di Paolo F., alla ‘fibrillazione’ di Silvana che lunedì, alla ripresa del lavoro, ha in agenda improrogabili appuntamenti, mentre l’husband, di postazione al check-in desk, cerca di capire l’evolversi della vicenda e Ugo, telefono in mano, si mette in contatto con Buenos Aires e la ‘referente’ Diana.
Sì, perché la non-partenza da El Calafate, come in un micidiale domino, fa cadere una lunga fila di tesserine: disdire il taxi che ci attende all’aeroporto di B.Aires, disdire le camere all’hotel Scala, disdire i posti sul volo Iberia, con destinazione Venezia, via Madrid e nel contempo, cercare una nuova sistemazione per la sera seguente e un nuovo biglietto aereo…
Intanto, la situazione all’interno dell’aeroporto non cambia e le povere addette al check-in hanno il loro bel daffare nel fronteggiare l’impotente ira degli oltre 150 passeggeri ‘bloccati’ da una cancellazione il cui motivo non è dato sapere (e non lo sapremo mai…), fino a che le Aerolineas Argentinas non danno il via all’operazione ‘soccorso’: ogni viaggiatore verrà ricondotto, a mezzo pullman, a El Calafate, dove troverà ospitalità, con cena e colazione (e fors’anche il lunch…), in uno o l’altro hotel, il tutto a spese della compagnia stessa.
E quando sarà il prossimo volo per Buenos Aires? A questa domanda, altra risposta non c’è se non un allargare le braccia degli impiegati e un vago ‘domani’.
Sì, per dirla alla Rossella O’Hara, ‘domani è un altro giorno’ e con questa timida speranza, del tutto rassegnati ai voleri del destino, prendiamo possesso delle nuove stanze, più cena ‘a la carte’, più break-fast, sperando in un ‘no-lunch’, all’hotel Kapenke in pieno centro de El Calafate.
Domani è un altro giorno, staremo a vedere cosa succede…

2 commenti:

la povna ha detto...

Ogni tanto in vacanza l'attitudine alla Via col vento è necessaria, ma quanta ansia!

cautelosa ha detto...

Guardando a posteriori, si è trattato solo di un inconveniente senza grosse conseguenze. Fondamentale è stato avere alle spalle un'organizzazione (agenzia) che ha risolto per noi i problemi logistici (disdette e nuove prenotazioni).
Certo che quella sera di venerdì, all'aeroporto di El Calafate, anche tra noi il nervosismo era palpabile...