domenica 1 gennaio 2012

Vacanza in Patagonia-18° giorno

Martedì 22 novembre
Bastano le prime luci del giorno a far balzare dal letto l’husband che si prepara alla velocità della luce e se ne esce con la fidata macchina fotografica fra le mani, pronto ai primi scatti di quella lunga serie che egli auspica per oggi e poco più tardi è il mio turno di prepararmi, non senza aver controllato dalla finesta che cosa ci regala il tempo quest’oggi.
Ahimè, il cielo è variamente coperto, pur con qualche sprazzo di sereno che cerca di farsi largo fra le nubi grigiastre, come conferma il consorte rientrato per la colazione, un po’ deluso ma sotto sotto speranzoso che la situazione evolva per il meglio.
E alle nove precise lasciamo il Kaleshen, zaini in spalla e sguardo al cielo, pronti a percorrere il sentiero che ci porterà al Mirador Maestri, alla base del Cerro Torre. Quante nubi! Ma noi vogliamo essere ottimisti e cerchiamo con lo sguardo quelle sottili strie azzurre che faticano a farsi strada nel grigio diffuso…
Ci mettiamo così in cammino, lasciando il centro abitato e dirigendoci verso il sentiero che sale dal paese, dove già si nota una lunga fila colorata di escursionisti, più ‘tempestivi’ di noi. A passo sostenuto seguiamo le loro tracce, portandoci nel giro di pochi minuti sul verdeggiante pianoro da cui si domina tutto El Chalten e procediamo lungo la ben segnata traccia, verso il Mirador Laguna Torre, da cui dovremmo godere della prima ‘visione’ del celebre Cerro Torre.
Ben presto raggiungiamo e superiamo il numeroso gruppo che ci stava precedendo: sono italiani, lombardi per la precisione, accompagnati da due guide locali e, come noi, si stanno dirigendo verso la base della montagna andina. Anch’essi sperano di ammirare l’imponente parete rocciosa, ma il comune desiderio è frustrato già al primo Mirador, nello scoprire che davanti a noi c’è…. una parete di nebbia.
E non solo! Comincia anche a piovere, una precipitazione leggera leggera, ma ugualmente fastidiosa. Ma non ci lasciamo scoraggiare e procediamo lungo modesti ‘up and down’, ora immersi nella fitta boscaglia, ora attraversando ampie radure, fino al Campamento De Agostini, il campo base per quegli audaci che intendono scalare il Cerro Torre ed è proprio qui che il tempo vira decisamente verso il brutto.
Pioggia adesso battente, visibilità ridotta e il cartello che ‘parla’ di oltre un’ora per raggiungere il Mirador Maestri.
Mirador di che? mi domando… Mirador de nebbia? Quello è infatti lo scenario che si presenta davanti ai nostri occhi: finita la vegetazione, sassi, massi, rocce grigie, nel grigiore diffuso.
Senza alcuna esitazione, invece, i miei compagni d’avventura vanno all’attacco del sentiero che adesso si inerpica lungo gli spogli detriti morenici, resti di un antico ghiacciaio, Paolo F e Silvana dalla fluttuante mantella anti-acqua in pole position, tallonati dal consorte, poi Patrizia e Ugo ed infine, riluttante e assai più lenta, la sottoscritta.
No, non fa per me, pioggia, ombrellino in una mano, bastoni nell’altra, cinghie dello zaino che scivolano dalle spalle, continua attenzione per non scivolare sui sassi bagnati… Resisto una mezz’oretta, poi saluto marito, amici, montagna e, fatto un rapido dietrofront, ritorno sui miei passi.
Circa tre ore di cammino per raggiungere El Chalten, tutte (o quasi…) sotto la pioggia, camminando di lena, con l’impressione di percorrere un sentiero…. senza fine, lungo il quale incrocio decine e decine di escursionisti (coraggiosi) che sfidano il maltempo, compreso un portatore che conduce alla cavezza due lama.
E finalmente, eccomi al paese. Sono le 15 passate, sono decisamente umida (per non dire bagnata) e ho fame, quindi vado alla ricerca di un locale qualsiasi dove trovare una pietanza calda e solo dopo una grande tazza di bollente ‘cafè con leche’ e due piccole empanadas (due ‘mattoncini’ di pesantezza…) mi sento riconciliata con il mondo.
Tornata all’hotel (e al caldo tepore della stanza) attendo paziente il ritorno dei ‘guerrieri’ che arrivano, variamente delusi, stanchi, umidi e infreddoliti, oltre un’ora e mezzo più tardi e solo verso ora di cena ‘riemergeranno’ dalle rispettive camere, asciutti e riposati, pronti ad affrontare le fatiche della tavola.
E, poiché il tempo si mantiene inclemente, decidiamo di limitare al minimo gli spostamenti dall’ hotel, raggiungendo il ristorante più vicino al Kaleshen, lo stesso dove avevamo cenato nella serata di ieri. Di passi, per oggi, ne sono stati fatti a sufficienza…




2 commenti:

Anonimo ha detto...

interessante come al solito il tuo diario!

Buon anno, cautelosa!
onda

cautelosa ha detto...

@Onda: grazie!
E anche a te, i migliori auguri per uno splendido 2012.