Mercoledì 28
agosto
Oh no! Ancora cielo coperto e pioggia battente! Ma cosa abbiamo fatto
di male per meritarci un tempo simile? E cosa fare quest’oggi? Beh, per intanto
andiamo a colazione, poi potremmo fare un salto a San Candido e dedicarci ad un
po’ di ‘sano’ shopping. Non vanno forse le due giovinette svizzere
(dell’Engadina, ci hanno detto) che siedono al tavolo vicino al nostro, fin a
Cortina d’Ampezzo? Bisogna pur riempire la giornata, ci hanno spiegato ieri
sera.
E così, una volta saziati gli stomaci e completate tutte le
incombenze, compreso un ‘salto’ al fornito reparto di articoli sportivi del
supermarket a due passi dell’hotel, siamo pronti a scendere, in auto, fino al
più mondano San Candido, Innichen, nella lingua germanica. ‘No te vorai miga nar
a pé?’ si era premurato di sapere il consorte.
Non mi passa neppure per l’anticamera del cervello, lo avevo
rassicurato. Perciò partiamo ed è a questo punto che, in modo quasi beffardo e
provocatorio, smette di piovere, le nubi si aprono e compaiono ampi spazi di
azzurro e perfino il sole. Il sole!! Ma allora esiste ancora!
E la giornata assume tutto un altro aspetto: una
gradevole passeggiata per le vie della cittadina, lo shopping (misurato, ché
non pensiate a tutto uno ‘spendi e spandi’ ;-) ), una bella camminata per
tranquilli sentieri verdeggianti, che io poi proseguo, in completa solitudine,
mentre è la volta dell’amato bene di sottoporsi alle esperte mani della giovane
Rebecca, quindi un po’ di reparto wellness, la cena e, per concludere, un ultimo
giro… digestivo, prima di ritirarci per il sonno del giusto.
‘Domani ci sarà il sole. Basta pioggia’- ha
assicurato la signora addetta al bar dell’hotel. Speriamo che abbia visto
giusto!
Giovedì 29 agosto
Eureka!! C’è il sole, il cielo è sereno e le montagne
svettano maestose nell’arietta frizzante. Svelti, svelti, ché non è tempo,
quest’oggi, di dormire. E alle 7,35, nella sala da pranzo, ci ritroviamo
numerosi, le ragazze svizzere, i signori livornesi, gli aitanti coniugi che
vengono dalle Marche, diversi ospiti tedeschi, con cui gli scambi… colloquiali
sono ridotti al minimo, un Morgen o poco altro, tutti pronti ad approfittare del
ritrovato bel tempo.
E allora, via, veloci, in auto al parcheggio della
val Fiscalina e poi via, a passo svelto, fino al rifugio di fondovalle, pronti
ad intraprendere la salita verso il rifugio Comici. E’ una lunga fila colorata,
quella che si snoda lungo il panoramico sentiero che sale con regolarità verso
la prima delle mete odierne e sono davvero tanti gli escursionisti che
ritroviamo, pressappoco due ore più tardi, all’esterno della struttura. Una
rapida sosta, ché la strada è ancora lunga, un’altra salita per giungere alla
forcella prima del Pian di Cengia e poi il tratto pianeggiante fino al piccolo
edificio in legno con il rosso tetto che spicca contro le rocce bianche. E
anche qui, c’è tanta gente assiepata sulle panche esterne e ai tavoli della
piccola sala da pranzo, perché è ormai mezzogiorno passato e lo stomaco
reclama, dopo le fatiche affrontate.
Poi un’altra ora almeno per raggiungere il top della
giornata, il rifugio Locatelli, al cospetto delle spettacolari Tre Cime di
Lavaredo, che svettano imponenti con le altre cime a far da corona.
Ed è in questo tratto che il consorte si cala nelle vesti
di ‘soccorritore’ di una signora lombarda, pressappoco della mia età, in
evidente difficoltà nello scendere il tratto di ghiaione ai piedi del Paterno.
Ma basta il braccio del mio atletico marito per dare sicurezza alla malcapitata
e aiutarla a superare il tratto a suo parere periglioso.
Quindi, dopo una dovuta sosta al sole all’esterno
del rifugio Locatelli, con gli occhi ‘fissi’ sulle pareti rocciose, giunge
l’ora di tornare a fondovalle e al parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto, per
recarci infine all’hotel.
Non c’è che dire, è stata una gran bella escursione,
di quelle che ti rimangono negli occhi e nel cuore e non ti fanno sentire la
fatica.
E allora, ti sono sembrata ‘fragile’, domando
all’amato consorte.
Dirìa proprio de no, ammette, anzi, te hai fat ‘na
discesa che te parevi ‘na scheggia…
Ah, menomale…
Venerdì 30 agosto
Un’altra bella giornata di sole :-D che ci sollecita
ad una nuova, bella escursione, stavolta lungo i sentieri ai piedi delle
imponenti cime della Croda Rossa.
A passo veloce, raggiungiamo pertanto l’ovovia che
appunto sale alla Croda Rossa, dove ci incamminiamo solitari lungo il sentiero
15 che tra boschi di conifere prima e vasti ghiaioni poi ci conduce verso il
passo di Monte Croce Comelico. Una breve ma assai ripida salita e siamo sulla
strada militare da cui diparte il numero 124 con meta il rifugio Antonio Berti.
E’, questa, una traccia esile e impegnativa, con qualche cordino e staffe
metalliche per superare i passaggi più ardui e che richiede, come recitano i
‘breviari’ della montagna, passo fermo e assenza di vertigini. E il sentiero è
esattamente come lo ricordavo (l’avevamo percorso nel 2000), lungo e difficile,
sul quale non puoi distrarti un attimo per non correre rischi, solo che
stavolta dalle mie labbra non esce un solo lamento (ricordo, allora, una serie
di ‘geremiadi’…). Finalmente siamo al rifugio Berti, che stavo dando per
‘disperso’, ai piedi delle alte guglie del gruppo del Popera, ricercata meta di
tanti rocciatori e/o amanti di vie ferrate. Uno sguardo alle cime e ai ghiaioni
sui quali si snodano diversi ‘invitanti’ sentieri e poi giù, in discesa, verso
il rifugio Lunelli (una larga traccia sassosa e non sempre comoda), quindi di
nuovo salita e una ripida discesa boscosa, prima dell’ultima risalita sotto un
sole caldo che ci fa sudare il giusto e, finalmente, siamo al passo di Monte
Croce Comelico.
Neppure il tempo di una doverosa sosta per un
gelatino o qualcos’altro di goloso, meritato premio di tanto camminare, ché sta
partendo l’autobus di linea per Moso. Su, di corsa e poi, quando sono appena
scoccate le quattro, eccoci all’hotel e, ancora con lo zaino in spalla, ci
ritroviamo davanti al fornito buffet della merenda, ‘reparto’ dolci e, in barba
a qualsiasi proposito dietetico, assaggio e uno e due e tre delle accattivanti
proposte della casa.
Perché, come disse la celebre Rossella O’Hara,
domani è un altro giorno e domani (o dopodomani, o meglio ancora, lunedì),
penseremo anche alla linea. ;-)
Sabato 31 agosto
Torniamo a casa, in una giornata beffardamente
soleggiata e calda. E affrontiamo il traffico da bollino rosso, con un
andamento ‘ad elastico’ da Brunico all’ingresso dell’autostrada e con
previsioni da brivido per quanto riguarda l’Autobrennero. 134 minuti di
percorrenza da Bolzano Nord a Trento Sud, stima il pannello elettronico poco
prima del casello settentrionale del capoluogo altoatesino. Da brivido.
Così ce ne usciamo a Bz Nord e percorriamo la
statale del Brennero, che, a parte una coda da crisi isterica nell’attraversamento
di Laives, nell’immediata periferia della città, ci permette un viaggio senza
problemi e raggiungiamo la nostra dimora nel primo pomeriggio, ‘traslocando’
tutti i nostri bagagli dall’auto all’ingresso, all’ascensore e infine nel
soggiorno di casa.
-Sol ‘na setimana se stadi via?’-si stupisce la
vicina di pianerottolo che casualmente incrociamo –con tuta quela roba lì?-
Eh sì, cara siora, noi viazén sempre bei carichi…
E domani, domenica, si ricomincia. A camminare su
per aspri pendii, ovviamente. Perché, come ha sottolineato, tra l’ammirato e lo
stupito, il figlio maggiore ‘voi non perdete un colpo!’. Finché la dura….
2 commenti:
narra la leggenda che la Croda Rossa sia stata la mia prima escursione, saldamente legata con una corda tra i miei genitori (avevo 3 anni!!!).
Altro che geremiadi...
Un saluto
Bravissima! Sulla Croda Rossa non c'è tanto da scherzare ed una treenne che procede, sia pur saldamente legata, merita una standing ovation ^_^ anche a distanza di... qualche mese.
Ciao!
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