Domenica 24 marzo
Ormai dovremmo saperlo che le previsioni meteo ci azzeccano al
95% e se ti spiegano che la domenica
sarà piovosa, hai un bell’illuderti di trovare cielo sereno e sole splendente,
puoi già dirti fortunato se ti viene concessa una ‘pausetta’ di un paio d’ore
tra una precipitazione e l’altra…
Ed è quello che è accaduto quest’oggi, domenica 24 marzo, che solo gli
audaci e indomiti escursionisti della Sat potevano sperare diversa da quanto
descritto dai vari servizi meteo. Due escursioni due in programma, la ‘pedestre’
alle pendici del monte Macaion, in terra altoatesina e la sci alpinistica sui
rilievi innevati del Lagorai, ciascuna con un ristretto numero di iscritti,
probabilmente lo ‘zoccolo duro’ o gli ‘irriducibili’, quelli cioè che ‘del
maltempo me ne faccio un baffo’. Con, in aggiunta, qualche discendente di
Amleto, come la sottoscritta, che non era neppure iscritta…
Infatti non ero intenzionata ad avventurarmi lungo erti sentieri,
magari scivolosi o pieni di fango. Avevo un lungo elenco di attività più o meno
interessanti da svolgere, una ‘pila’ di indumenti da stirare, una mezza idea di
cimentarmi in un’opera pasticciera, magari un film pomeridiano o un caffè
mattutino con Alberta…
E invece, quando stamattina il consorte si è alzato ad ora presta per
i preparativi in vista della sci alpinistica, ho seguito il suo esempio e,
scrutato il cielo, con nuvole grigie sì, ma ‘alte’, ho finito di sfogliare una
metaforica margherita ‘vado-non vado-vado’…, ho preparato in fretta e furia lo
zaino, con tanto di ombrello, mantella, copri zaino e ho raggiunto il consueto
luogo di ritrovo. Per la ‘pedestre’, ovviamente, che le ciaspole sono ormai
state riposte in vista del prossimo inverno.
23 temerari, che, raggiunto il paesino di Andriano, calzati gli
scarponi e zaini in spalla, si incamminano verso la gola del torrente Gaido che
dovranno risalire fino alle rovine di Castelforte, percorrendo un sentiero erto
e fangoso, con qualche scaletta in legno e tratti di (provvidenziale) cordino.
Un’oretta circa di sudore e fatica, durante la quale il gruppo si frantuma in
tanti segmenti silenziosi e colorati che ‘ingentiliscono’ la cupa atmosfera del
luogo. L’unico rumore che si avverte, al di là dello scrosciare delle acque del
torrente che scorrono tra sassi e cascatelle, è dato dallo scalpiccio degli
scarponi e dal frusciare delle autunnali foglie smosse dai passi cadenzati.
Nessuno (o quasi) parla; non c’è fiato da sprecare…
Finalmente siamo ai ruderi dell’antico maniero; una rapida sosta ‘rifocillante’
e poi di nuovo in cammino. C’è ancora un tratto di salita, ma il sentiero è
assai più agevole e in breve raggiungiamo la stradina di campagna che porta al
paesino di Gaido e alla sua chiesetta che sorge solitaria su una modesta altura
poco distante. E adesso le voci dei gitanti riempiono festose l’aria grigia, umida
e pesante; la strada è ancora lunga, ma le salite sono finite e ci attendono un
lungo tratto pressoché pianeggiante e poi la discesa nel bosco, verso il
castello di Appiano dove è prevista la sosta pranzo. Discesa che, comunque,
richiede costante attenzione, perché tra foglie secche, radici e pietre
levigate e bagnate, c’è da essere prudenti ancor più che in salita…. Tra l’altro
sta piovendo, una precipitazione modesta ma fastidiosa assai e non è semplice
districarsi tra ombrellino aperto e bastoncini. Così, mentre procedo con due
compagne di avventura con tutte le precauzioni del caso, succede di dover
ascoltare i lazzi e i frizzi di un maturo ‘amico’, (ché qui l’età media è over
55, almeno…), ancorché agile e prestante (chi
sono queste anziane e prudenti signore?). Guarda, giovinotto impertinente, che siamo
tutte più giovani di te!!
E poi siamo al castello, dove c’è un provvidenziale punto di ristoro,
un piccolo e rustico ristorante con pochi piatti nel menu, degli knodel di
vario tipo e un appetitoso strudel, dove consumiamo il fiero pasto nella solita
atmosfera gioiosa e festante dei momenti conviviali.
Sazi e soddisfatti, allegri e ‘garruli’ nonostante il grigiore, l’umidità
e la pioggerella costante, cominciamo ora il tragitto di ritorno, un ampio
sentiero tutto in costante discesa, che nel giro di poco più di un’ora ci
riporta ad Andriano dove il pullman è in nostra paziente attesa. E, pronti a
partire con largo anticipo alla volta di casa, alziamo un ultimo sguardo alle
pendici del monte Macaion e alla torre di guardia poco distante dal castello di
Appiano che si intravvede tra le brume simil autunnali.
-Guardate, da dove siamo passati…
-Però, ne abbiamo fatta di strada anche oggi… con el nòs (=nostro)
cavalot de San Francesco…-
..
2 commenti:
Ma brava,mi sembra che stai diventando una irriducibile.
Il pensiero alla gita l'ho fatto anch'io ma è rimasto un pensiero.
Ho visto, Alberta, ho visto... *_^
E allora ti riservo l'indovinello: chi potrebbe essere l'impertinente giovinotto? (perché dare delle 'anziane signore' a tre fanciulle in fiore, quali la sottoscritta, l'Ariella e la tua amica Betty, ce ne vuole di coraggio!!)
Ciao!
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