venerdì 28 febbraio 2014

Trofeo 'Caduti della Montagna'

Il volto raggiante dello storico presidente dello Sci Club Sat, Vittorio T. esprimeva tutta la soddisfazione per la buona riuscita del tradizionale trofeo dedicato ai caduti della montagna, con gara di sci da fondo tra le varie sezioni della grande ‘famiglia’ degli alpinisti tridentini.
-La prima domenica di sole dopo tanto tempo!!- ripeteva felice Vittorio –Ci ha ripagati del maltempo dello scorso anno…-
Parole sacrosante, le sue. Finalmente, dopo alcuni anni in cui avevamo trovato tempo grigio, nevischio, addirittura una bufera di neve, la giornata di domenica 23 febbraio sembrava fatta apposta per noi, ‘organizzatori’, atleti, simpatizzanti al seguito. Cielo sereno, un sole che non si vedeva da tempo, temperatura quasi mite, una splendida ‘location’, la piana di Carisolo, ridente localita della Val Rendena, ad una ventina di km da Madonna di Campiglio. E qui tutto era stato predisposto per la gara. Predisposizione degli elenchi dei concorrenti, distribuzione dei pettorali, cronometristi ai loro posti, i ‘vivandieri’ già intenti alla preparazione di the caldo, vin brulé, con generi di conforto ben allineati sul tavolo e, accanto alla linea di partenza, microfono tra le mani, cartella con i nomi dei partecipanti, la sottoscritta.
Sì, la speaker, pronta a chiamare gli atleti che si stavano scaldando i muscoli, prima del segnale d’avvio. Il folto gruppo dei ‘corridori’ che avrebbero percorso i due giri della pista a tecnica classica, poi i sei ‘mini concorrenti’, vale a dire i giovanissimi, cinque fanciulli e una sola damigella, quindi i più veloci, quegli (e quelle) dello skating (o ‘pattinato’). Bravissimi, questi ultimi, e anche belli da vedere, nelle loro movenze tanto simili ad una danza… sulla neve. Fra gli atleti della tecnica classica c’era anche l’amato consorte, che ha tirato fuori gli sci, ormai pezzo ‘vintage’, che giacevano a riposo da anni, per dare il proprio apporto a quell’auspicabile vittoria della sezione di Trento, che mancava oramai da anni e anni. E con lui, un drappello di ‘volonterosi giovinetti’… tutti (o quasi) over sixty, Gabriele, Gianni, Renato, Bruno, Carlo, Claudio, che si sono cimentati con un ardore encomiabile per tenere alta la nostra bandiera, senza dimenticare i ‘veri’ atleti, quelli che già hanno partecipato alle più importanti gare di sci nordico, dalla Marcialonga alla Vasaloppet, alla Dobbiaco-Cortina o alla Gran fondo della Val Casies, Remo, Vittorio, Giuliano, delle ‘macchine da..…. corsa’ con gli sci ai piedi.
Così, alla fine delle gare e dopo un rapido pranzo in un hotel del luogo, al momento della premiazione, siamo stati noi, della sezione di Trento, ad alzare la coppa della vittoria, quella che rincorrevamo da anni. E, assieme ad essa, abbiamo portato in sede il trofeo, che, per diventare veramente ‘nostro’, ci dovrà vedere al primo posto anche il prossimo anno.
-Mi raccomando- ha sollecitato il presidente Vittorio –dovremo essere numerosi anche all’appuntamento del 2015-
-Comincia ad allenarti- mi ha suggerito il solito ‘faceto’ –per portare il tuo ‘punticino’ per la vittoria…Ah ah ah. Ah!! (=sardonica risatina). Questa è stata la mia risposta. Ah ah ah.

Anche a questa edizione ha partecipato, tra gli atleti della sezione Sat di Lavis, un mio ‘lontanissimo’ alunno, Cornelio, classe 1962, che avevo avuto tra i banchi di una poco numerosa classe terza, nel remoto anno scolastico 1975/76. Correva l’anno 2005 quando l’avevo rivisto, nell’edizione del trofeo di quell’anno.
-Quel ‘ragazzo’ lì, si chiama per caso Cornelio P.?- avevo chiesto ad una atletica signora del suo stesso gruppo.
-Sì- aveva risposto colei –Perché, élo per caso en to vecio moros? Aveva aggiunto la matura ‘donzella’, con una certa curiosità.
-No, l’è sol en me vecio alunno- avevo risposto ridacchiando. Sì, un vecchio spasimante…
Così mi ero ‘presentata’, ricordando assieme diversi momenti di quella lontana, comune esperienza e, da allora, non abbiamo mancato un appuntamento ;-). Così ho visto crescere la sua famiglia, prima la piccola Viola, oggi ‘studentessa’ di quarta elementare e, qualche anno più tardi, un bambino nepalese, Lucky, minuto e vivace, che anche domenica ha gareggiato impavido, percorrendo i tre km del percorso stabilito con l’assistenza morale del suo papà, che lo affiancava lungo la pista. E alla premiazione ha ricevuto con orgoglio e soddisfazione una coppa e un premio come partecipante più giovane.
-Sai, Lucky- gli ha poi detto il papà venendo vicino a me –questa signora è stata la mia maestra…-
-Sì, lo so- gli ha risposto, con un’aria come a dire ‘sarò anche piccolo ma non sono smemorato’ –me l’avevi detto anche l’anno scorso…-

 

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