sabato 8 febbraio 2014

Settimana bianca, annessi e connessi

Troppa grazia, Sant’Antonio! E’ vero che volevamo trascorrere una settimana ‘bianca’, ma ci saremmo accontentati anche di qualche cm di neve in meno di quella caduta dal cielo in questi sette giorni, che è scesa incessante, giorno dopo giorno, giovedì, venerdì, sabato, domenica, lunedì e martedì, con solo pochi, brevi, momenti di ‘remissione’.
Un manto bianco che si è via via accumulato, sul terreno, sugli alberi, sui tetti, dappertutto, regalando un classico paesaggio da presepe nord-europeo e quel pizzico di romanticismo che ti viene alla mente nel camminare immersi nel silenzio, tra il mulinare di candidi fiocchi.
Già, perché bisogna trovare il lato positivo anche in questa situazione di maltempo persistente, tanto più che arrabbiarsi, dolersi, lagnarsi non serve a cambiare la situazione… Contribuisce soltanto a farti venire un piccolo travaso di bile, pensando a come sarebbe stato se fosse stato diverso.
E per fortuna il ‘nostro’ hotel Alpenblick di Moso Pusteria è un luogo confortevole, con le sue belle stanze, l’invitante piscina e l’ampio reparto wellness, dove ci si può comodamente rilassare, per non parlare delle ‘golose’ gratificazioni tra colazioni, merende e cene…
Così i giorni sono passati veloci, da giovedì 30 gennaio al 6 febbraio, di nuovo giovedì, quando, rispettando appieno la celebre legge di Murphy, siamo ripartiti verso casa sotto un cielo azzurro che ha finalmente svelato le alte montagne innevate che ‘si affacciano’ su Moso.
E il sole ci ha accompagnati fino a Trento, dove abbiamo trovato una temperatura tiepida che faceva pensare ad un’imminente primavera (peccato, comunque, che già per domani le previsioni meteo parlino di un ritorno al maltempo, perlomeno qui da noi...).
Siamo ritornati con i consueti acquisti gastronomici (eh sì, lo abbiamo fatto ancora…), dello speck e una varietà di pani locali (ottimi!!), che abbiamo già provveduto a sistemare, ‘porzionati’, in freezer e che ci garantiranno gustose prime colazioni, alla quotidianità e alle nostre cene frugali, con un po’ di nostalgia per le specialità dell’hotel. Vabbè, vorrà dire che troveremo, prima o poi, un’altra occasione per ritornarvi…
Ad ogni modo, questa vacanza passerà alla (nostra) storia e non solo per l’abbondanza di neve e per l’ambiente simil-fiabesco che ci ha circondati (splendidi quegli alberi innevati che sembravano ricami preziosi), ma anche per il patema d’animo che ci ha regalato il viaggio di andata…
Eh sì, perché noi non siamo per le vie facili, ma siamo tra coloro che amano il rischio, in quel giorno rappresentato dall’inizio di quella nevicata che ci avrebbe accompagnato per i giorni successivi. Il fatto è che, per raggiungere la val Pusteria, avevamo ‘preso’ l’alternativa strada che passava per le valli di Cembra, Fiemme e Fassa, scendendo poi in val Badia, attraverso i passi Sella e Gardena e, transitando poi per altri valichi dolomitici, Valparola e Falzarego, raggiungere Cortina, poi Dobbiaco e di qui S. Candido, Sesto e infine Moso.
Perché si domanderà (forse) qualche lettore che ha presente l’orografia della regione. Non era più semplice percorrere l’autobrennero fino a Bressanone, quindi la ‘solita’ Pusteria? Certo, era più semplice, ma noi, che siamo della ‘scuola’ del prendere due piccioni con una fava, avevamo deciso di passare per Ziano di Fiemme, portando a risuolare i nostri scarponi ‘estivi’ presso la fabbrica della Sportiva, unendo l’utile al dilettevole, insomma.
Così eravamo partiti da casa sotto una pioggerella sottile sottile che si era trasformata in leggero nevischio quando eravamo già sulle strade fassane, avevamo superato alla grande i tornanti di Sella e Gardena, accolti da larghi fiocchi che danzavano nell’aria grigia e, dopo una veloce sosta a Corvara per mettere qualcosa nello stomaco, avevamo affrontato la salita verso il passo Valparola, sorpassando diversi automezzi, leggeri e pesanti, bloccati a bordo strada per mancanza di adeguati pneumatici.
Benissimo, ci eravamo detti, in poco più di un’ora saremo alla meta.
E invece… Invece l’imprevisto ci attendeva a neppure cinquanta metri dalla sommità del passo, quando oramai credevamo di aver lasciato alle spalle qualsiasi difficoltà: una vera bufera di neve, con un turbinio di fiocchi tale da rendere pressoché nulla qualsiasi visibilità.
Bianco, bianco e bianco, davanti, dietro, a destra e a sinistra, tanto da far perdere l’orientamento all’autista, facendolo finire contro l’alto ‘muro’ nevoso alla nostra destra e su un discreto strato di neve fresca. Quindi, auto bloccata, ruote che slittano, noi che cerchiamo di ‘pulire’ il fondo stradale, tentativi di rimettere in carreggiata il mezzo…
Niente. Bloccati nella tormenta. Decisione di mettere le catene, almeno una, impresa non facile data la bufera incalzante e finalmente, con la forza della disperazione, l’impresa riesce e, quasi per miracolo, riusciamo a ripartire. Sollievo palpabile all’interno dell’abitacolo, ma le difficoltà non sono ancora terminate, perché ci sarà ancora qualche ‘intoppo’… al cardiopalmo, prima di trovarci al Falzarego, ormai al di fuori della tempesta nevosa e con una sufficiente visibilità. D’ora in avanti tutto diventa più semplice, anche se i chilometri sono ancora molti e la neve non ci abbandona, ma si viaggia senza problemi e, finalmente, eccoci all’hotel. E’ stata dura, ma ce l’abbiamo fatta!

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