sabato 6 aprile 2013

Varie escursioni

E’ indice di saggezza saper rinunciare ad un’escursione di sci-alpinismo quando non ci sono le condizioni di sicurezza e il bollettino valanghe segnala un elevato livello di rischio. Già ce ne sono stati di morti, troppi, in questa strana coda di inverno, che pare non voler lasciare spazio alla primavera.
Cinque persone hanno perso la vita, tra sabato e lunedì, travolte da centinaia e centinaia di metri cubi di neve, pesante, gelata, che non ha lasciato loro scampo; tre di loro erano trentini e non gente imprudente o alle prime armi, ma uomini esperti, bravi alpinisti, consapevoli dei rischi che si possono correre in montagna, muniti dei sistemi ‘protettivi’, Artva, pala e sonda.
Perciò, quando la Sat ha annullato la sci-alpinistica in calendario domani 6 aprile, ho tirato un bel sospiro di sollievo, perché sarei stata tutto il giorno con quella ‘leggera’ ansia, in attesa del ritorno dell’atletico consorte e con frequenti ‘sguardi’ alla pagina online del quotidiano locale...
E di neve ne abbiamo trovata anche noi, tanta, tantissima, candida, soffice e farinosa, proprio lunedì scorso, giorno di Pasquetta, quando ci siamo recati in numero poco numeroso, 23 escursionisti, forniti di ciaspole (sì, le ho dovute rispolverare dal garage e ci serviranno anche dopodomani, domenica…) al rifugio Tonini per la consueta uscita ‘pasqualizia’. Un’escursione senza pericoli, che abbiamo ‘vissuto’ in allegria, durante la salita, al momento conviviale del pranzo (abbondante e ben condito, come si confà ad un desinare in rifugio…) e a quello ‘canoro’ con ampio repertorio che è andato da… ‘scala a cantér’, come recita un proverbio locale, ovverossia toccando una bella varietà di generi musicali. E senza dimenticare il tragitto di rientro, per altro sentiero, con lunga e ‘decisa’ discesa che mi ha vista cadere più volte L, per fortuna senza conseguenze dolorose, visto il notevole spessore del manto nevoso.
Insomma, un’uscita che ha soddisfatto la quasi totalità dei presenti.
Ma le mie fatiche ‘montanare’ non si sono esaurite con la giornata di Pasquetta.
Due giorni dopo, mercoledì 3 aprile per intenderci, siamo partiti di buon’ora, il consorte ed io, in treno (la nostra auto, in questo periodo, è utilizzata dal figlio, lavoratore con orari un po’ strampalati), alla volta di Bolzano, Fortezza, Brunico (in un perfetto incastro temporal-ferroviario) e di qui in autobus a Villa S.Caterina, ridente frazione della cittadina pusterese, da dove ci siamo incamminati per ‘provare’ l’itinerario della escursione prevista per il 14 aprile e di cui sarò, ancora una volta, la capogita.
Un’oretta di cammino lungo agevoli strade fino a castel Kehlburg, una brevissima sosta, quindi un’altra ora di salita, stavolta superando tratti innevati e siamo nei pressi del villaggio di Tesselberg; qualche incertezza sul percorso da seguire, per scarsità di cartelli e segnaletica varia, finché lo sguardo d’aquila dell’amato bene ‘scopre’ la retta via.
-El sentér, varda là el sentér!!-
Esatto, è il sentiero, un’esile traccia che segue il versante della montagna e che noi imbocchiamo decisi. E che dove, ahimè, cominciano le dolenti note. Anzi, dolentissime. Perché il percorso, un susseguirsi di saliscendi più o meno decisi, ci ‘regala’ una sgradita sorpresa: ghiaccio, ghiaccio e ancora ghiaccio,  insidioso, scivoloso, pericoloso. E noi, da veri sprovveduti, nonostante il ‘pedigree’ di montanari, siamo privi di ramponi e, mentre il consorte avanza comunque, sicuro e indomito, la sottoscritta è indecisa, impaurita e gemente (e per fortuna non ‘flente’…). A questo punto non mi resta che procedere ben ‘aggrappata’ allo zaino del marito, senza guardare il ripido pendio sottostante e, passo dopo passo, superato perfino un breve tratto franato, obbedendo agli ordini decisi del ‘valoroso’ ex boy-scout con cui condivido i miei giorni (-afferra quei rami, il piede destro qui, il destro, no el sinistro!!-) percorro l’itinerario, finché, come Dio vuole, siamo alla fine, nel bosco. E’ fatta! E quale non è la sorpresa nel trovare, dopo pochi metri, un cartello con la scritta ‘sentiero chiuso per frana’. Bravi! Bravissimi! E metterlo anche dall’altra parte???
Il resto dell’escursione non ci regala altre sorprese: il tracciato è comodo, largo e alla portata di tutti, basterà, il 14, evitare il tratto ‘incriminato’…
Così ce ne ritorniamo a fondovalle e ripercorriamo il viaggio a ritroso: autobus fino a Brunico, quindi treno, cambio a Fortezza, nuovo cambio a Bolzano e, infine, a Trento, dove percorriamo stancamente le strade fino a casa.  
Sono ‘leggermente’ stanca… Chissà come mai!!

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