Io, da bambina, non sono certo stata una ‘figlia modello’,
almeno secondo i canoni di cinquant’anni fa e oltre (oggi sarei considerata una
fanciulla quasi esemplare ;-)): troppo vivace, troppo estroversa, ciarliera,
disordinata, poco obbediente. Del tutto diversa da quella tale Paola, mia
compagna di classe alle elementari, che la mia mamma mi portava spesso ad
esempio: posata, silenziosa, ordinata, responsabile. Paola che usciva al
mattino e tornava a mezzogiorno da scuola con il grande fiocco rosso intatto e sempre
ben posizionato al centro della testa, Paola che non si sporcava né
stropicciava gli abiti, che stava seduta composta nel suo banco, che non
chiacchierava durante le lezioni, che obbediva alla mamma, alla maestra, al
catechista. Paola, in altre parole, la bambina modello, agli antipodi di quella
che ero io allora.
E accanto alla frequente citazione di quella compagna
giudiziosa alla quale avrei dovuto assomigliare, c’era anche la narrazione di esempi
di obbedienza filiale, premiati da soprannaturali figure alate, come nel caso
di quella certa bambina, vissuta chissà quando e chissà dove, che, avendo
immediatamente interrotto lo svolgimento del compito che stava completando, per
rispondere ad una chiamata materna, si era ritrovata la parola, lasciata a
metà, completata a lettere d’oro, nientemeno che da un angelo (o arcangelo)
direttamente inviato dal cielo. Miracolo che a me, ovviamente, non sarebbe mai
accaduto, essendo, diciamo così, assai meno dotata di simile virtù. E menomale,
pensavo io, ché una parola metà nera di inchiostro e metà d’oro zecchino non
sarebbe stata, esteticamente, il massimo, senza parlare di quello che avrebbe
poi detto la maestra, a scuola…
E la storia dell’angelo con la sua penna d’oro mi è tornata
alla mente questo pomeriggio quando, intenta com’ero a ‘spadellare’ in un
improvviso moto ‘culinario’ ho rivolto al consorte che sedeva ben fermo davanti
al computer, la richiesta di mettere sullo stereo un qualche cd.
-Metti su un po’ di musica, Paolo…-
Il silenzio ha continuato a regnare sovrano in casa per i
successivi cinque, dieci, quindici minuti (se non oltre), finché…
-Anche a ti, Paolo, l’angelo no l’ t’avrìa scrit la parola
con le lettere d’oro…-
-Chi? Cossa? L’angelo? Qual angelo?- si è finalmente
riscosso il consorte, alzandosi e appropinquandosi al moderno strumento
tecnologico.
-L’angelo? Le lettere d’oro? E’ che io impiego un po’ a recepire
i messaggi…-
Eh sì, caro il mio marito, in fatto di penne magiche e
lettere d’oro, in casa nostra l’angelo sarebbe rimasto disoccupato!!
4 commenti:
Ma che fine a fatto la Paola? Perchè di solito chi è troppo bravo da piccolo qualche libertà se la prende da grande...
Non la sapevo la storia dell'angelo, bella! ;)
La Paola (che non vedo da decenni, neppure per caso e sì che Tn non è N.York) è diventata una brava signora, casalinga e madre di famiglia con figli più grandi dei miei. Probabilmente era 'giudiziosa' e quant'altro per carattere, più che per scelta *_^ (eheheh).
Sulla storia dell'angelo, non ci giurerei che fosse un'invenzione materna (ché la mia genitrice è pure ella dotata di quel 'quid' di fantasia...)
Ciao!
Mi piace molto la storia dell'angelo, la racconterò alla mia piccola...
Chissà cosa ti risponderà (eheheh!)
Ciao!
Posta un commento