Ho ripreso, dopo la pausa natalizia, con la ginnastica, l’inglese, la
montagna. E non è sempre stato un rientro indolore, ma, in alcuni momenti una
vera faticaccia. A partire da quelle serie di esercizi, nella spoglia palestra,
che saranno anche utili per la tonicità di corpi un po’ d’antan, ma che ti
costringono a stringere i denti per arrivare a toccare il ginocchio destro con
il gomito sinistro e viceversa, tanto che ascolti con vero sollievo quelle
parole ‘abbiamo finito’. Grazie, grazie, grazie…
Ma la prova più ardua è stata la ‘semplice’ (a detta dei due
organizzatori) escursione di domenica 12, la prima della nuova stagione Sat.
Un’uscita gettonatissima, tanto da fare l’en-plein, 54 presenti su 54 posti
disponibili, compreso il seggiolino a fianco dell’autista e che ci regala
qualche brivido fin di primo mattino.
A partire dalla ‘scomparsa’ di uno dei
miei guanti e prontamente ritrovato nella bagagliera del pullman, per
continuare con qualche minuto di vera ‘passione’, quando il capogita si rende
conto, non appena il potente mezzo è ripartito dall’autogrill dopo la consueta
sosta caffè, di aver dimenticato, nello stesso, il borsello con chiavi, carte
varie e, soprattutto, una busta con le quote poco prima pagate da molti
partecipanti, oltre trecento euro. Un (quasi) dramma a partecipazione
collettiva che si risolve (quasi) miracolosamente, con il ritrovamento del
borsello, intatto, con tutto il malloppo al suo interno.
Con animi decisamente
sollevati raggiungiamo così la ‘nordica’ località di Terme di Brennero, a pochi
km dall’omonimo passo di confine e l’escursione ha inizio: sci o ciaspole ai
piedi, affrontiamo il ripidissimo pendio, un’ex pista da discesa, che conduce
in alto, al pianoro sul quale sorge la Enzianhütte,
e di lì alla cima Vallaccia. Gli indomiti sciatori e ‘ciaspolari’ della Sat
partono a spron battuto, o almeno così a me pare, senza apparente fatica,
sparendo ben presto dalla vista delle due misere ‘tapine’ che chiudono la fila.
E chi sono costoro che salgono con lentezza e periodiche soste, stillando gocce
di sudore, con gli occhiali appannati dal fiato ‘ansimante’? Eh sì, sono la
sottoscritta e l’amica Cristina, che, all’atto dell’iscrizione, era stata
ampiamente rassicurata sulla semplicità del percorso. Ripidissimo in salita e
altrettanto difficoltoso in discesa, ci diciamo.
Così, una volta raggiunto il
rifugio presso il quale non c’è più alcuno dei nostri –tutti hanno continuato
alla volta della cima, o zone limitrofe- e, una volta consumato un rapido pasto
dopo aver fortunosamente trovato posto nell’affollata sala da pranzo,
intraprendiamo la via del ritorno, percorrendo la lunga strada forestale (7 km),
comoda e ottimamente innevata, che ci conduce a fondovalle. Insieme a noi,
decine e decine di slittini, che ci sorpassano veloci, ‘sibilando’ sulla neve
(in Alto Adige lo slittino è uno sport diffusissimo, a tutte le età).
E poi
siamo al pullman; la prima dell’anno è finita, ma non sono particolarmente soddisfatta.
Ho faticato più di quanto potessi immaginare e mi domando se valga la pena
affrontare ‘prove’ di tale portata, in cui gli sforzi superano di gran lunga le
soddisfazioni. Vedremo nelle prossime settimane.
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