venerdì 3 gennaio 2014

Capodanno

31 dicembre, ore 18.20. Partiamo, vestiti ‘da montagna’, con ciaspole e bastoncini appresso, più il necessario frontalino, per farci luce nella notte scura lungo l’innevata strada forestale che conduce alla malga in cui attenderemo l’arrivo del nuovo anno. A Pergine, il rendez-vous con la macchina di Ugo e gli altri tre partecipanti alla serata, poi risaliamo la valle dei Mocheni fino all’imbocco della Valcava e allo ‘spiazzo’ dove lasciamo le auto. Qualche manovra per parcheggiare sul terreno gelato, quindi scendiamo (scendo) con precauzione per non scivolare sull’infido ghiaccio e, calzate le ciaspole, possiamo finalmente guardare la splendida stellata che sembra incombere su di noi. Centinaia e centinaia di stelle nel cielo sereno, che sembrano direttamente congiungersi alle luci dei paesini che punteggiano la vallata.
Ma la rigida temperatura della sera invernale ci induce a metterci rapidamente in cammino lungo la strada forestale che con moderata pendenza ci porta alla malga, le cui luci brillano più in alto e compaiono e scompaiono a seconda dello sviluppo del percorso.
E finalmente, circa mezz’ora più tardi siamo alla meta. Nella grande sala, arredata in stile rustico, dove si terrà il cenone, già sono presenti altri commensali che come noi hanno prenotato. Sono tutti giovanissimi, vivaci e rumorosi e immediatamente capiamo di essere finiti in un’atmosfera poco adatta a ‘giovanili’ cinquantenni e oltre. Prendiamo comunque posto attorno al tavolo a noi riservato e ci accingiamo a compiere il ‘sacro’ rito…. dell’abbuffata di San Silvestro. Il piccolo antipasto, poi i due canederli e il risotto al teroldego, che degustiamo tra un discorso e l’altro, non sempre agevoli grazie al sottofondo musicale di ‘melodie’ da discoteca, con quel martellare dei toni bassi così poco adatto alle nostre orecchie ‘diversamente giovani’ ed è così che, nei rari momenti di silenzio musicale, probabilmente dovuto al cambio di una cassetta o nastro che sia, ci scopriamo ad usare un tono di voce più alto di qualche bel decibel rispetto al normale. I giovinotti, poi, che occupano la tavolata maggiore, ogni tanto se ne escono in cori e coretti e urla varie che ci fanno ogni volta sobbalzare, tanto che ho come l’impressione che la presenza di noi otto ‘anziani’ spinga qualcuno del gruppo a goliardiche provocazioni.
-Scolté questa, ché l’è dei vossi tempi…- grida con voce stentorea il ‘capogruppo’, allorché il dj della serata passa, dalle musiche spacca timpani, alla celebre ‘Because the night’ di Patty Smith.
Sì, cari giovani, è una vecchia canzone, ma sempre bella e ancor più di certe melodie elettroniche…
E poi la mezzanotte si avvicina a grandi passi, così, dopo un modestissimo dessert e un accenno di panettone e pandoro (due minuscole fettine a testa, una per tipologia –e a me il pandoro piace poco o niente- ché, con il prezzo pagato per la serata avremmo avuto diritto ad UNO intero…), passiamo a stappare la bottiglia di spumante d’ordinanza (sì, una per tutti otto, quanti noi eravamo) e a scambiarci il doveroso augurio per il nuovo anno appena iniziato. Così accendiamo i piccoli ‘bengala’ che ci sono stati portati al tavolo, uno a testa, ché non si creda, ai quali aggiungiamo quelli che la previdente Rosy ha in borsetta ed è tutto uno sfavillio (i giovani, neanche a dirlo, escono nella notte a festeggiare nella neve), con il rischio di dar fuoco alle tovagliette, con un ‘mini-incendio’ prontamente domato dal consorte.
Rimaniamo in loco ancora un’oretta, poi, mentre per gli aitanti giovanotti e signorine, ora lanciati in moderni balli, sempre a musica a livello… per sordi, la notte è ancora giovane, noi riprendiamo la via del ritorno, ripercorrendo la strada innevata illuminata dalle luci dei frontalini, immersi nel silenzio della notte, rotto soltanto dal lieve frusciare delle ciaspole sulla neve gelata. E non fa neppure tanto freddo, penso, mentre, scendendo a grandi passi, osservo le stelle così lucenti e così numerose, che riempiono tutta la volta celeste. Poi, raggiunte le auto, gli ultimi saluti, prima di riprendere la strada di casa.
-Li abbiamo fatti andar via, i ‘vecchietti’, avranno detto quelli su alla malga- scherziamo.
Ma chi se ne importa, è stata una bella serata tra amici, certo, se si fosse mangiato un po’ meglio… e se la musica fosse stata un po’ più soft…
Vorrà dire che il prossimo anno, prepareremo a casa nostra il cenone di San Silvestro: con la metà di quanto abbiamo speso stasera, il consorte allestirà un menu da gourmet. Sempre che non ‘assecondiamo’ il desiderio di Rosy di andare in un posto in cui, poi, si balli. Sicuramente interessante, se non fosse per il ‘piccolissimo’ particolare che tre dei quattro ‘giovanotti’ al seguito non sono propriamente dei ballerini. Forse forse potrebbero arrivare al ‘ballo della mattonella’…. Peccato non sia più in uso… ;-)

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