giovedì 7 novembre 2013

Come Anna Frank

Ieri hanno riecheggiato, in Italia e fuori dei confini nazionali, le accorate parole di quell'anziano padre, perseguitato da una congiura Komunista-demo-pluto-giudaico (et similia), che ha denunciato urbi et orbi la terribile situazione dei suoi cinque figli. Si sentono perseguitati come gli ebrei in Germania, sotto Hitler, ha detto.
Poffarbacco, ho sobbalzato, colpita al cuore come solo una madre può essere.
Poffarbacco, ho pensato, poveri ragazzi, speriamo non abbiano a soffrire dure limitazioni della libertà personale, del tenore di vita, finanche del cibo e dello spazio, che non diventino dei novelli Anna Frank del ventunesimo secolo, in altre parole.
Poi, però, un pensiero dispettoso ha fatto capolino nella mia mente: se ciascuno di essi si rifugiasse in una delle dimore di famiglia, anche scelta a caso, di sicuro avrebbe spazio a sufficienza per mantenere quella smagliante forma fisica che, a giudicare dalle foto ricorrenti su patinate riviste, li caratterizza.
E il sollievo mi ha riempito l'animo di gioia, permettendomi di tornare, rasserenata, alle domestiche attività.
Tutt'al più, ho pensato, mentre tagliuzzavo le verdure per un autunnale minestrone, andasse poi così male, ci sarebbe sempre il numero di telefono della Guardasigilli...

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