lunedì 7 aprile 2014

Domeniche

Sì, me lo sono chiesta anche stamattina, mentre salivo con passo costante e sudando tutto il sudabile, tanto che mi sarei potuta fare uno shampoo senza usare una goccia d’acqua, la ripida salita della Calà di Sasso, una vecchia mulattiera ‘scalinata’ che risale ai tempi dei tempi, nel comune di Valstagna, ridente paesino a pochi chilometri da Bassano.
E l’ho pure comunicato ad Ivana e Paolo che camminavano qualche passo dietro di me.
Quali colpe avrò mai da scontare, ho detto, per meritare tutta questa fatica?
Ah, ah- ha commentato Ivana –vedila come una ‘penitenza’ quaresimale..
Sì, una penitenza, abbiamo concluso, asciugandoci per l’ennesima volta i rivoli di sudore che scendevano copiosi dai nostri volti. Due ore di salita in un fitto bosco prima di uscire nei prati di Chiesa di Sasso, dove c’erano i compagni che ci avevano preceduto e dove sarebbero giunti, ben distanziati, coloro che erano dietro di noi. Cinquanta escursionisti, guidati da una giovane capo-gita alla sua prima esperienza, con la partecipazione di alcuni altri giovani che hanno contribuito ad abbassare… di qualche mese la solitamente elevata età media dei gitanti Sat.
Un’escursione, questa odierna, che avevo già fatto nel lontano 1999, con un diverso ‘rientro’, rispetto a quello odierno, uno stretto sentiero che scendeva ripidamente con stretti tornantini e che mi ha fatto versare altre stille di sudore… Perché sarà anche vero che in discesa ‘ogni santo aiuta’, ma alla fin fine preferisco le salite, ancorché faticose. Le discese richiedono sempre attenzione costante, soprattutto se il terreno non è dei più agevoli…
Comunque questa domenica si è conclusa in modo ‘sereno’, senza intoppi, complicazioni, disguidi. Anzi, ci siamo quasi tutti concessi, una volta tornati a fondovalle, dei gustosi gelati, giusta ricompensa a tanta fatica. E che importa, se a Chiesa di Sasso ne avevo già mangiato uno? ;-)
Sì, finalmente una domenica senza inconvenienti. Perché già avevamo vissuto l’esperienza di trovarci dispersi per i boschi innevati della val Badia e, quella successiva, avevamo annullato l’escursione per maltempo, ma anche lo scorso 30 marzo ci aveva riservato un happening inatteso.
Era stata una lunga camminata sulle pendici del monte Pizzoccolo, boscoso rilievo che si affaccia sulla riva occidentale del lago di Garda, nel comune di Tuscolano Maderno, con ripide salite e altrettanto ardita discesa e breve sosta finale prima di ripartire alla volta di casa.
-Ci siamo tutti 35, possiamo partire!- aveva affermato il capo-gita, dopo la ‘conta’ quando già eravamo seduti in pullman. E l’autista Orazio aveva avviato il potente mezzo, scendendo la tortuosa strada che portava al paese rivierasco, quindi risalendo l’altrettanto tortuosa litoranea, tra gallerie, curve e controcurve fino a Riva del Garda. Tutto bene, fino a quel momento. In forse tre quarti d’ora saremmo stati a Trento e si cominciava già ad assaporare profumo di casa, quando cominciarono….le sorprese. Dapprima una lunghissima e lentissima colonna di auto, tra Riva e la vicina città di Arco, che costrinse lo chauffeur a procedere a passo d’uomo, quindi il ‘botto’ finale: sul pullman ‘mancheva el Gigi’!!
Sorpresa, sconcerto, incredulità generale. Come, ‘manca el Gigi? Ma èlo en scherz? Ma se i ho contàdi…
No, non era uno scherzo. Il Gigi, aitante giovinetto pressappoco mio coetaneo, stava viaggiando a bordo di un taxi al nostro ‘inseguimento’. Era successo che, arrivato al pullman, una volta portata a termine la gita, dopo la rituale sosta al bar vicino, egli si fosse allontanato di qualche decina di metri, senza peraltro avvisare alcuno del gruppo, per osservare dei giovani che stavano atterrando con il parapendio. Intento com’era ad ammirare le manovre degli emuli di Icaro non si era reso conto che i minuti passavano e non aveva sentito il rumore del mezzo che stava partendo. D’altro canto, il capo-gita, probabilmente confuso da quei soliti che ‘vanno avanti e ‘ndré’ sul pullman, aveva contato due volte una stessa persona e nessuno dei presenti si era accorto della mancanza del compagno di viaggio. C’erano state poi altre circostanze che avevano impedito al ‘poverello’ di comunicare con qualcuno di noi, così l’unica soluzione era stata…il taxi.
Cosa vuoi farci, mi aveva detto Gigi, al telefono l’indomani mattina, sono cose a cui si può porre rimedio.
Parole sacrosante. Sempre che non si voglia prendere in considerazione il suggerimento di Lina di fare un ‘salto’ a Lourdes o in altra località… miracolosa. ;-)
 

2 commenti:

extramamma ha detto...

Con la fatica che hai fatto di gelati ne meritavi almeno un altro paio :)

cautelosa ha detto...

Eheheh, tu sì che mi capisci!!