martedì 13 agosto 2013

Vacanza per sole donne

Quest’anno, per un’intera settimana, le strade tra me e il consorte si sono divise: lui, in Austria, con diciannove arditi par suo, a ‘marciare’ per valli alpestri tra aspre salite e altrettanto ripide discese, lungo non sempre agevoli sentieri e tratti ancora innevati ed io, in compagnia di Alberta, in un itinerario a livello… zero, tra Bruxelles e città limitrofe.
Eh sì, ci siamo organizzate, due signore ‘giovanili’ in viaggio da sole, economico volo Ryan Air in partenza da Bergamo, hotel Ibis in pieno centro, a pochi minuti dalla Grand Place, giornate scandite da programmi ben definiti.
Siamo partite all’alba di sabato 27 luglio, con una valigia (in due) e adeguato bagaglio a mano, alla volta di Orio al Serio, con largo anticipo sull’orario previsto, poi a bordo di un affollatissimo aereo siamo giunte a Charleroi, nel bel mezzo di un violento temporale che ci ha pure regalato qualche palpitazione al momento dell’atterraggio, quindi eccoci a Bruxelles, alle prese con le inevitabili problematiche di quando si entra in contatto con una nuova realtà, la ricerca della stazione della metropolitana, l’utilizzo delle locali macchinette per il rilascio del biglietto, lo ‘studio’ della mappa e della direzione da prendere e, finalmente, alla meta, l’hotel, a fianco di Place St. Catherine.
Una rapidissima ‘presa di possesso’ della stanza a noi riservata, una veloce ‘risitemata’ e poi, via alla scoperta della città. Un intero pomeriggio lungo le vie centrali, affollate di turisti, a prendere ‘confidenza’ con strade e piazze, guardandoci attorno, osservando palazzi e monumenti, entrando e uscendo dalle numerose cioccolaterie, con qualche sosta… ristoratrice (eh sì, bisogna pur mangiare e bere…).
E, nei giorni seguenti, già di buon mattino in marcia verso la Stazione Centrale da cui siamo partite per raggiungere, a bordo di veloci e puntuali treni, alcune importanti città, Bruges, la domenica, poi Gand e, last but not least, Anversa, della serie ‘una città al giorno’. Città che ci hanno riservato piacevoli scoperte, nelle quali abbiamo camminato a lungo (perché noi siamo o non siamo della Sat? ;-)), con l’unica eccezione di una ‘crociera’ sui canali a Bruges e a Gand, salendo poi su alte torri da cui godere di ampi panorami. E pazienza se non siamo riuscite a calarci nel romanticismo notturno delle città illuminate, nonostante il fermo proposito di tornare da Bruges con un treno a tardissima ora, ma più dell’ardor poté la stanchezza… pedestre (e dopo un’intera giornata a passo di carica, sia pur con le debite soste per necessità di vario genere, il desiderio di distendere le stanche membra è più forte di qualsiasi attrattiva… L..).
Ci siamo così dovute accontentare della Grand Place in veste notturna, anche senza luminosi e tremolanti riflessi sull’acqua, come abbiamo sostituito l’acquisto di un ‘diamantino’ ad Anversa con delle più prosaiche ed economiche confezioni di cioccolatini (che, tra l’altro, non sono poi tanto a buon mercato…) correndo il rischio di ritrovarci, una volta in Italia, con una specie di… Nutella, viste le temperature che abbiamo trovato al rientro sul patrio suolo. Lassù, invece, abbiamo goduto di tutte le variazioni di un clima atlantico, con momenti di sole splendente e qualche temporaneo piovasco, venticelli freschi e i nostri conseguenti rivestimenti e alleggerimenti d’abito. Diciamo che non abbiamo mai sudato (e menomale!!).
I giorni sono così trascorsi veloci e in men che non si dica è giunta l’ora del rientro. L’ultima passeggiata fino al Palace de Justice e alla terrazza panoramica con un’ampia vista sui tetti di Bruxelles e con l’Atomium sullo sfondo, sfavillante nel sole pieno della tarda mattinata, poi gli ultimissimi acquisti da tenere nel bagaglio a mano ed è proprio tutto.
Puntualissimo, alle 17.50, l’aereo Ryan Air si è alzato in volo da Charleroi e, in meno del tempo previsto, siamo atterrati a Orio al Serio, dopo aver potuto ammirare dall’alto la sfilata delle Alpi, con il monte Bianco in primo piano, quindi, recuperata la valigia e l’auto al parcheggio poco distante, abbiamo affrontato l’ultima fatica, quei circa duecento km che ci separano da casa.
-Cara Alberta- le ho detto, salutandola una volta alla meta –adesso che siamo tornate, safe and sound, per usare un’espressione inglese, posso confessarti di essere partita con qualche (piccolo) timore… Perché è vero che in questi ultimi anni ho maturato una discreta esperienza di viaggi, aeroporti e quant’altro, ma ero sempre in compagnia del consorte, una specie di baluardo pronto ad affrontare ogni difficoltà, piccola o grande che potesse presentarsi. E invece, ce l’abbiamo fatta, due ‘comandaresse’, come ci ha definite il già citato compagno della mia vita: siamo andate, ce la siamo cavate con la lingua, abbiamo fatto tutto quello che avevamo programmato, non ci siamo perse… Anzi, abbiamo perfino dato indicazioni ad altri turisti… più impacciati di noi, eheheh! E vuoi mettere la soddisfazione nel sentirci chiedere, a Gand, al momento di acquistare il biglietto per salire alla sommità del Belfort, se avevamo già compiuto i 55 anni? Che cosa chiedere di più? ;-)-
 E per concludere, questa è stata una vacanza foto-free. Niente macchine fotografiche, niente ricerca dello scorcio ideale, niente pose. Un vero sollievo.

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