mercoledì 4 aprile 2012

Vacanza e lavori (una volta a casa)

Un giorno e mezzo, ci aveva rassicurati Pinuccia M., la nostra ‘mobiliera’ di fiducia, un giorno e mezzo per il montaggio e la cucina sarà a posto. Ma, come spesso succede, tra l’ipotesi e la realtà ci può essere qualche differenza ed è così che, dopo due giornate piene di lavoro di esperti operai, l’opera non è ancora completata e ci vorrà anche la mattinata di domani (‘en par de orete’, ha detto il montatore, al momento di andarsene, poco fa), più gli interventi di idraulico (già comparso due volte sulla scena) ed elettricista e FINALMENTE il grosso della fatica sarà terminato.
Naturalmente seguito immediatamente dalla pulizia e dalla ri-sistemazione nei nuovi spazi di tutto quanto giace nella decina e più di scatoloni ammassati in un angolo del soggiorno. Forse, per Pasqua, sarà tutto a posto.
E dire che avevo una mezza idea di preparare (mi correggo, far preparare allo chef di casa) il pranzo ‘pasqualizio’, invitando i figli, oramai residenti in altro loco (ma con ampi ‘depositi’ ancora nel paterno ostello, per dirla alla Leopardi), ma poi è prevalsa la saggia idea di accettare l’invito di mammà e di indossare il gradito abito di ‘ospite’….
E intanto, sistemata in un angolino libero, accanto ai pezzi della cucina ancora da sistemare, posso riprendere a raccontare a voi, appassionati lettori, una (succinta) cronaca dei giorni madrileni, ormai entrati a far parte dei ricordi…

Giovedì 29 marzo è il giorno dello sciopero generale, l’huelga general.
Saralo avert, el Prado? ci chiediamo, uscendo dall’hostal nella fresca arietta del mattino (e sono le nove passate, che non pensiate a super-mattiniere alzate…). Mah, se sarà chiuso, faremo qualcos’altro, magari un bella visita al Parque del Retiro, concludiamo.
Ma dello sciopero non ci sono grandi ‘avvisaglie’, a parte le vie non pulite (qui la notte si effettua una pulizia delle strade del centro da lasciare ammirati), anche se alla Puerta del Sol, squadre di spazzini ramazzano la piazza (ma cosa neterai a far, se stasera i farà qua el comizio conclusivo, ragiona il consorte) e a parte le decine e decine di volantini ‘cerrado per huega general’, incollati, probabilmente da attivisti, sulle vetrine dei negozi, compresi quelli che a sera troveremo aperti.
E aperta è la cioccolateria San Ginès, un locale segnalato da tutte le guide, che effettua un'apertura continuata, 24 ore al giorno, meta quotidiana di turisti e di madrileni, dove anche noi ci lasciamo tentare da una colazione a base di cioccolata e churros, bastoncini zuccherati di pastella fritta, che si gustano intingendoli nella caldissima e densa bevanda. Una cosa goduriosa da provare, almeno una volta.
Ma aperto è anche il Prado, dove entriamo con il solito contorno di scolaresche più o meno interessate e ci accingiamo ad un’attenta visita dei tanti capolavori esposti. Un museo eccezionale, con opere altrettanto eccezionali, che elencare sarebbe un problema, oltre che assai riduttivo.
Fra tutte, ricordo le tele di Goya e il quadro Las Meniñas di Velasquez, nonché l’Annunciazione del Beato Angelico, mentre affascinante, pur con un fondo di inquietudine, il Trittico delle delizie di Hieronymus Bosch.
Quando usciamo, nel pomeriggio assolato, dopo un frugale pasto consumato in un bar, compiamo una passeggiata nel Parque del Retiro, al termine della quale la sottoscritta, mentre il consorte fotografa ripetutamente uno strano ‘giocoliere’ di bolle di sapone, si dedica ad una siesta su panchina, avendo come cuscino uno zaino un po’ scomodino.
Poi i passi ci riconducono verso il centro, percorrendo ‘nuove’ strade che ci fanno scoprire scorci sempre nuovi di questa bella città e uno di questi dovrebbe essere la Plaza de Santa Ana, che troviamo invasa da una moltitudine di gente.
I sarà quei de la huelga, ipotizza l’husband, già pronto ad immortalare decine e decine di manifestanti con cartelli et similia; invece sono una miriade di tifosi tedeschi della squadra di calcio dell’Hannover, che, scoprirò poi consultando Internet, sono costì per una partita contro l’Atletico Madrid e, in attesa dell’ora di recarsi allo stadio, si stanno dedicando ad abbondanti libagioni di birra (speriamo almeno di produzione locale), come testimoniano le centinaia e centinaia di metallici ‘cadaveri’ che giacciono nella piazza.
Il corteo dello sciopero, colorato, chiassoso, con cartelli, canti e slogan gridati a viva voce, lo incontreremo un paio d’ore più tardi, quando, dopo una doverosa sosta-caffè a due passi dalla Plaza Major, come sempre invasa da frotte di turisti, ci stiamo dirigendo verso il Paseo de Recoletos e di lì a plaza Chueca, nell’omonimo quartiere.
Come son fortunà, dichiara l’amato bene, abbandonandomi sul largo marciapiede de Calle de Alcalà, per cercare il punto ideale da cui fotografare al meglio la manifestazione. E, per mia fortuna, si limita ad un reportage ‘contenuto’ (suppergiù un cinquanta-sessanta scatti) prima di riprendere la nostra camminata nel tardo pomeriggio madrileno.
Vivremo poi, all’ora dell’uscita per la cena, l’abbraccio con la folla dei partecipanti allo sciopero, radunatisi alla Puerta del Sol e zone limitrofe: un mare di gente pacifica che pian piano sciamerà verso una miriade di destinazioni, senza disordini e senza scontri. O, almeno, questa è la nostra impressione.
Noi, invece, dopo una cena senza infamia e senza alcuna lode nel ristorante La catedral, peraltro consigliato dalla guida, compiamo un’ultima camminata prima di ritirarci per un doveroso riposo, quasi avessimo avuto una giornata sedentaria e dovessimo fare un po’ di moto…

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