lunedì 2 aprile 2012

A Madrid

E qui le giornate trascorrono veloci, tra camminate, visite, qualche sosta (breve o più lunga) e… è subito sera. Così il tempo per scrivere è ridotto ai minimi termini, anche se ce ne sarebbero, di cose da mettere sulla carta, quindi vediamo di proseguire con la nostra cronaca.

Il martedì si conclude con una estemporanea cena all’interno del mercato di San Miguel, una grande struttura in ferro e vetro, dove si vendono vere prelibatezze che invitano a continui peccati di gola e, se nel pomeriggio avevamo resistito a qualsiasi tentazione, alla sera la forza di volontà si fa di pastafrolla ed è naturale avvicinarsi al banco dei ‘pintxos’, le tipiche e appetitose tartine, davanti alle quali è durissimo rimanere indifferenti e, et voilà, il pasto è servito. Come rinunciare, poi, ad un maxi gelato (nelle dimensioni e nel prezzo) buono, buonissimo? No, non si può, quindi prima si pecca e poi si espia, con l’ultima camminata della giornata, tra le luci, i rumori e la gente che affolla le vie del centro, prima di ritirarci per il riposo del giusto.

Mercoledì 28 ci alziamo di buon’ora, poco dopo le 7, quando non è ancora pieno giorno e dopo la colazione, a bordo della metropolitana raggiungiamo la stazione di Moncloa, dove saliamo a bordo di un pullman per recarci a San Lorenzo de l’Escorial, la cittadina ad una cinquantina di km da Madrid dove si erge il monumentale complesso, reggia e monastero, fatto costruire da Filippo II.
Nell’aria frizzante del mattino (‘godiamo’ di una notevole escursione termica diurna, circa 20°…) percorriamo le vie del piccolo centro e ci accingiamo ad un’attenta visita con tanto di audio-guida appresso. La prima sorpresa c’è alla cassa, quando scopriamo l’inattendibilità di guida (e vari siti Internet), che davano per gratuito l’ingresso, per i cittadini Ue il mercoledì. Sì, è gratis, conferma l’impiegata alla cassa, ma dalle 15 alle 17.
Così sborsiamo i dieci euro a testa ed entriamo, percorrendo, sala dopo sala l’esteso ambiente, in compagnia di gruppi turistici e di scolaresche ‘multinazionali’, per non parlare di un terzo ‘amico’: il freddo! C’è infatti un gelidino, all’interno del palazzo, che costringe i custodi (che lavoro noioso, il loro!) a starsene imbacuccati con pesanti giacconi, sciarpe e guanti, neppure si fosse in Alaska e che induce i visitatori a non indugiare più del lecito nei vari ambienti.
Ed è con vero sollievo che usciamo al sole, rimanendo come lucertole, fermi, lungo il basso muro di cinta, cercando di riscaldarci. Peccato che a momenti soffi un certo venticello frizzante, che ci sollecita a raggiungere a passo veloci la stazione ferroviaria, distante poco più di un chilometro, dove saliamo sul treno che ci riporta a Madrid, attraversando la campagna circostante, prima di giungere in vista degli alti grattacieli della periferia.
Quando scendiamo alla stazione di Atocha sono già le 14.30 e siamo pronti a pranzare, in perfetto allineamento con le abitudini iberiche. Così ci fermiamo al sole nella piazza Sanchez Bustillo, di fronte all’ingresso del Centro de Arte Reina Sofia, seduti ai tavolini esterni di un affollato locale, in attesa di essere serviti da un affannato cameriere che ha il suo bel daffare ad accontentare i numerosi clienti. Pazienti attendiamo il nostro turno, crogiolandoci al sole, finalmente caldo (fin troppo!), mentre osserviamo degli studenti italiani che, attendendo il loro turno per entrare nel museo, si dedicano con passione al calcio (e te pareva!) con il risultato di far finire più volte la palla tra i piedi dei passanti o tra le gambe dei tavolini dei vari bar-ristoranti.
E finalmente, dopo le 16, sfamati e riposati, varchiamo anche noi la porta del grande museo, che ospita le più importanti opere dell’arte spagnola del ‘900, con, in primis, il celeberrimo Guernica, di Pablo Picasso.
Giriamo per le vaste sale, osservando e ammirando, sempre circondati da gruppi di adolescenti di vario idioma, che dimostrano, qualora ce ne fosse il bisogno, come brevi (o più lunghi) attacchi di ‘stupidèra’ adolescenziale colpiscano universalmente (e ne fanno fede le corse, gli urletti acuti e un’estemporanea ‘danza’ di alcune giovanissime francesi sulle terrazze esterne del Reina Sofia, nonché il ‘giocare’ in un su e giù-dentro e fuori dagli ascensori di vetro di altri, a prima vista, tredici-quattordicenni, probabilmente in un momento di ‘libertà’).
Ed io, da ex insegnante, dopo aver esalato un respiro di sollievo all’idea di essere ormai al di fuori da simili dinamiche, ringraziando nel contempo la buona sorte che in tanti anni di ‘accompagnamenti’ tutto sia andato per il meglio, mi domando quali saranno i momenti significativi che questi giovani ricorderanno una volta tornati a casa: gli aspetti culturali? i ‘tempi liberi’ con tutto quel contorno di esperienze, singole e soprattutto di gruppo, che sono il fondamento di ogni gita o viaggio di istruzione che dir si voglia?
Ne parlo a lungo con il consorte, mentre ce ne torniamo verso calle de l’Arenal e l’Hostal Oriente, per un giusto riposo ‘pedestre’ prima dell’ardua scelta di dove cenare, riportando alla mente passate esperienze e accesi scambi di idee con alcuni colleghi, ma questo è un discorso che porterebbe lontano…
Ritornando alla nostra serata, aggiungo che, dopo una pausa rilassante all’hostal e una doverosa sosta al ristorante ‘La vaca argentina’, i nostri passi ci conducono alla scoperta della rutilante, colorata e vivace vita tardo-serale di Madrid nel dedalo di strade attorno alla plaza Major: un mondo affascinante che noi ci limitiamo a guardare dall’esterno, ammirati da tanta vitalità e voglia di vivere (nonché di mangiare e bere, eheheh!)

P.S. Visti i tempi biblici con cui ho scritto il presente post, i prossimi saranno ‘postati’ da casa, dato che fra qualche ora l’avion ci riporterà in patria. Eh sì, la settimana è proprio finita!

2 commenti:

trilly ha detto...

adoro la Spagna. Madrid non l'ho mai vista però. buon proseguimento ;)

cautelosa ha detto...

Ti auguro di poterla visitare, prima o poi.
Ti piacerà tantissimo.
Ciao!