sabato 27 aprile 2013

Sabato 27 aprile

Ancora un sabato all'insegna del maltempo, almeno quassù nel profondo nord. Una giornata di pioggia battente, umida e grigia, che fa venir voglia di rimanere al calduccio tra le pareti domestiche, con un buon libro e una tazza di the fumante, ancor meglio se accompagnato da qualche goloso dolcetto. Un altro giro di valzer di questa strana primavera che non si decide a 'mollare le ancore' e un interrogativo su come sarà il tempo domani, quando percorreremo nuovi sentieri in terra altoatesina, con, in aggiunta, la visita del medioevale Castel Trotsburg. E per fortuna ci sarà la possibilità di pranzare all'asciutto con qualche pietanza calda, ché non pare ancora giunto il momento di soleggiati pic-nic.

Intanto è stata resa nota la lista dei ministri del nuovo governo: molte novità, diverse donne fra cui la prima ministra 'abbronzata', più, ovviamente, qualche pezzo grosso della vecchia politica, senza tuttavia quei nomi 'pesanti' che da giorni ricorrevano sulle pagine dei giornale. E adesso non rimane che stare a vedere, con la speranza che prevalgano buon senso e ricerca del bene comune. Speriamo.

E per concludere, una notizia letta su Repubblica on-line. Il presidente Putin, uomo di elevata statura morale e alto senso civico, ha bloccato le adozioni di bambini russi da parte di famiglie francesi, dopo che il parlamento d'oltralpe ha varato la legge che consente il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Bravo Vladimir! Fagliela vedere a questi debosciati di occidentali che intendono stravolgere l'ordine naturale delle cose! Tu sì che hai a cuore la sorte di tanti bambini senza famiglia, che potrebbero correre il rischio di venire a contatto con tali degenerazioni. Meglio che rimangano nei russi orfanotrofi, così simili a tanti hotel a cinque stelle, amati e accuditi come i tuoi stessi figli...

Diete

-Ma esiste il gruppo sanguigno A2? Io ho sempre saputo che c'è un gruppo A ed uno B...-
La signora bionda dell'edicola sotto casa pone la domanda con aria perplessa alla cliente che mi precede, mentre la collega castana esprime silenziosamente il suo stupore con una strana espressione sul volto.
-Mi no l'ho mai sentì..- riprende la prima, sventolando a mo' di ventaglio un paio di fogli stampati -mi toccherà aspettare fino a che non arriva il dottor Bonicontro... Ghe domanderò a lù...-
-C'è qualche problema?- chiedo a questo punto con un po' di curiosità.
-Ma no, si tratta di una dieta... Io sto seguendo quella del gruppo A perché qui il gruppo A2 non c'è...
-Sì, perché stiamo facendo tutte e due la stessa dieta- interviene la 'brunetta' -e mi calo e ela no... Mica tanto, solo quattro chili in un mese-
-Quattro chili! Ma è un ottimo risultato!- interloquisce l'altra cliente.
Concordo, un bel risultato davvero e mi ero già accorta, a dire il vero, di questo calo ponderale..
Ma di quale dieta si tratti, nessuno lo chiede.
Circondate come sono, le due, da decine di settimanali e mensili, non avranno avuto che l'imbarazzo della scelta. Ma una dieta, probabilmente legata al gruppo sanguigno, non l'avevo mai sentita prima.
Del resto non è che ci voglia poi tanta fantasia per perdere qualche chilo di troppo: lo sappiamo tutti che basta eliminare (o ridurre drasticamente) quei 'certi' cibi che ci regalano contemporaneamente gioia al palato e grammi e grammi di adipe in misura direttamente proporzionale. Ahimè. :-(

giovedì 25 aprile 2013

Giorni

25 aprile, splendida giornata di sole, come lo è stata quella di ieri che ci ha visti scarpinare lungo tranquilli sentieri altoatesini in ‘avanscoperta’ dell’escursione del 5 maggio, che mi vedrà nuovamente impegnata come capogita. E, nonostante fossimo in terra (quasi) ‘tetesca’, laddove tutto è lindo, ordinato, con i prati rasati al punto giusto da far pensare a tappeti vellutati e i cespugli di forsizie così lussureggianti e colorati da sembrare finti e i giardini altrettante macchie di colore da rimanere ammirati davanti a ciascuno di essi, ciononostante, dicevo, abbiamo corso il rischio di smarrirci tra sentieri, strade forestali, stradette e stradicciole, grazie ad una segnaletica più italica che teutonica, con cartelli non sempre precisi né abbondanti e, demerito nostro lo ammetto, ad una cartina non proprio precisa, probabilmente risalente ai primi anni post era littoria ;-).
Comunque sia siamo riusciti a tornare alla base, vale a dire alla piazza di Steinegg, o Collepietra (secondo l’italica traduzione) dov’era parcheggiata la nostra auto, ma con ancora il dubbio amletico se, in data 5 maggio, sia meglio ‘tentare’ quello che dovrebbe essere il tracciato originario (e da noi ‘mancato’ per un tratto del rientro) o condurre i valorosi escursionisti lungo quello ‘nuovo’ e casualmente scoperto. Mah, ci penserò…
Quest’oggi, invece, avrei dovuto partecipare alla ‘passeggiata girasoliana’, con le amiche del glorioso gruppo delle giovanili ex fanciulle, di cui l’elianto annuo è il simbolo (-ma dovete avere anche la biancheria con disegnà su el girasole?- mi ha chiesto un giorno l’irriverente consorte, vedendo girare per casa e un quadernetto con il simbolo sulla copertina e una scatolina con il fiore dipinto e una tovaglietta all’americana e una (usatissima) mug, da lui medesimo, poi, inavvertitamente (?) rotta…).
La meta odierna era il lago di Caldaro, di cui avremmo dovuto fare il periplo, con successivo pranzo comunitario, ecc.ecc.
Invece, ed ecco spiegato l’uso del condizionale, le Girasole sono andate senza di me perché, fra poco più di un’ora ci sarà una breve cerimonia presso il cimitero per rendere l’ultimo saluto all’ex collega Maria che, per usare un temine inglese, passed away. E’ passata avanti, Maria, a sessantacinque anni appena appena compiuti e dopo un anno scarso di malattia. Una donna di una vitalità incredibile, che ha sperato, hanno detto le amiche che le sono state vicine, fino all’ultimo di ‘venirne fuori’. Una donna sempre ‘di corsa’, la scuola, la casa, il marito, i figli, la mamma lontana, le attività extra, la palestra, i mille e mille impegni che riusciva a portare avanti. Una collega con cui avevo perso i contatti, una volta uscite dalla scuola. Un’insegnante, anch’ella di lettere, con la quale non mi ero sempre trovata d’accordo –accade, infatti, che spesso le docenti, e di lettere in particolare, si sentano un po’ api regine e ciascuna la depositaria de ‘il metodo’- ma anche questo rientra nell’ordine delle cose.
Ma tutto questo scompare di fronte alla morte, perché è in questi momenti che si capisce cos’è quel che conta e che vale. Peccato che non ci si rifletta quasi mai, quando si potrebbe…

domenica 21 aprile 2013

Domenica 21 aprile

E torniamo a discorsi ‘privati’ (anche se, comunque, il ‘politico’ non è dimenticato, con discussioni accese e partecipate… e tutte tra persone della stessa area, perché, al di là della grillina girasoliana e dell’ex berlusconiano fruttivendolo, oggi di area montiana e con simpatie per Renzi, tanto per essere ecumenico, ci muoviamo in un mondo di ‘centro-sinistri’…).
E torniamo, perciò, al domenicale appuntamento con la montagna, quest’oggi ‘allietato’ da una precipitazione che ci ha accompagnati per gran parte della mattinata, fino al pomeriggio. Ma, si sa, noi siamo un po’ masochisti e un po’ mattocchi e non ci lasciamo certo spaventare da quattro (otto?) gocce, ben previste, tra l’altro, da tutti i servizi meteo della penisola e, con capiente ombrello, copri zaino, mantella e tutto quanto alla voce ‘protezione contro la pioggia’ raggiungiamo il consueto raduno di lungadige Monte Grappa.
E non siamo neppure così pochi come il maltempo avrebbe fatto supporre (Quanti saremo?- ho chiesto già sulla porta di casa al consorte –Cinque? Dieci? Si accettano scommesse…), 27 temerari e colorati escursionisti, che prendono posto sul capiente bus, anche stamane condotto dal prode autista Orazio.
27 escursionisti, compresi Antti, giovanotto finlandese temporaneamente a Trento ed Helen, insegnante inglese in una delle scuole di lingue della città.
Poco più di mezz’ora di viaggio e siamo a Montesover, ameno paesino di mezza montagna ai margini del gruppo del Lagorai, da dove ci mettiamo in cammino dopo la consueta sosta caffè nel moderno bar dell’unico hotel del luogo. In lunga fila serpeggiante risaliamo un erto sentiero in parte selciato, prestando grande attenzione passo dopo passo, per evitare inopportune scivolate.
-It’s very slippery- commenta Helen.
Oh yes! Erto e scivoloso, con una pioggerellina continua ed un tasso di umidità assai elevato. Ma noi risaliamo impavidi, sudando e sbuffando fino a che non incrociamo la strada asfaltata che ci porta alla malga Pat, un rustico edificio da pochi anni ristrutturato e sotto l’ampio porticato ci concediamo una piccola pausa rifocillante. E su uno dei tavoli compaiono quasi per incanto, tolti da capienti zaini, bottiglia di vino bianco e vari recipienti per bere, compreso un elegante calice in vetro lavorato, lucaniche, con coltello e tagliere al seguito, pane e grissini per una merenda di metà mattina. Io, invece, mi accontento di un rapido spuntino a base di frutta, in attesa del pranzo che si terrà in una trattoria di Piscine di Sover, verso la quale ci incamminiamo una volta ristorati e, almeno in parte, saziati. Un’ora abbondante di percorso in discesa, che mi costringe, in qualche tratto, a costante attenzione, dato che tra pietre bagnate, foglie marcescenti e un ombrello aperto, il rischio di finire gambe all’aria è facile assai.
Invece nulla di ciò succede e, percorsi gli ultimi chilometri su più tranquilla strada asfaltata, siamo in vista del paesino, che raggiungiamo addirittura sotto un pallido sole. Il sole!! Chi l’avrebbe mai immaginato, quando siamo partiti stamane? Gioiosi e festanti, prendiamo posto nella sala da pranzo della trattoria, unici ospiti della struttura e in un’atmosfera di calda (e a tratti un po’ rumorosa) convivialità degustiamo il semplice menu preparato appositamente per noi: una scelta di salumi come antipasto e una pasta al pomodoro da tutti apprezzata, come dimostrato dai numerosi bis.
Ed è a questo punto, mentre attendiamo il caffè e una fettina di torta appresso, che, laddove siamo seduti il consorte ed io con Paolo, Silvana e Maria Grazia, si eleva un sentito scambio di opinioni sulla situazione politica, tra scoramento e delusione, recriminazioni e qualche accusa, che viene a concludere discorsi già cominciati in pullman e proseguiti al bar di Montesover. Vabbè, prevedo che questo tema sarà il leit-motiv anche del prossimo incontro con gli ex colleghi…
Poco dopo le 14.00, zaini nuovamente in spalla e ombrelli oramai riposti, ci rimettiamo in cammino, lungo un comodo sentiero a mezza costa nel bosco che in poco più di un’ora ci conduce a Sover, dove il pullman è in nostra attesa. Ma a quest’ora del pomeriggio l’autista Orazio non è da solo: con lui c’è un Orazio in miniatura, uno scricciolo d’uomo con una folta chioma ricciuta e una tuta blu, vale a dire il piccolo Simone di cinque anni, che ha voluto accompagnare il suo papà. Un bambino vivace e socievole, dalla sciolta parlantina che ci intrattiene per gran parte del viaggio di ritorno prima di cadere tra le braccia di Morfeo, cullato dal movimento del mezzo e dal tepore del sole. E non è il solo!! ;-)

lunedì 15 aprile 2013

Ma che mondo è mai questo?

Mi stavo accingendo a scrivere qualcosa di semplice, tranquillo e sicuramente un po' banale sulla primavera scoppiata all'improvviso, sulla bella escursione di ieri, su quella che faremo mercoledì prossimo, quando, dalla televisione accesa sono cominciate a giungere immagini di violenza e di sangue.
Un attentato a Boston, una o due bombe fatte esplodere all'arrivo di una maratona fra le più importanti degli Usa, alla quale partecipano ogni anno migliaia di atleti. Tre morti tra il pubblico (ma è un numero che purtroppo pare destinato a crescere) che, sulle tribune, attendeva i corridori che portavano a compimento la fatica, oltre a decine di feriti, molti dei quali piuttosto gravi.
E di nuovo, nelle maggiori città, New York, Washington, ritorna lo stato d'allerta per timore di altri attentati, mentre ci si interroga sui possibili esecutori e sui perché di tanta violenza: terrorismo internazionale o terrorismo 'domestico'? Tante ipotesi e tante, forse troppe, parole.
Ed io non capisco....

mercoledì 10 aprile 2013

Sulla 'collina' di Trento

-Eh sì, caro Paolo, mi sa tanto che oggi non puoi accampare scuse. Con una giornata così bella non vorrai mica rimanere in casa?  Sarebbe un vero delitto e, visto che la Ester no la pòl e la Maria l’aspeta so sorèla, tocca a te venire a fare quattro passi…-
Ecco cosa ho detto verso mezzogiorno, con tono fermo e deciso, all’amato consorte. Non ci sono impegni che tengano, bisogna approfittare del sole tiepido e dell’azzurro del cielo, finalmente primaverili…
-E ‘ndo penset de portarme?- chiede con rassegnazione il compagno della mia vita.
-Ma non so, andiamo su in collina, fin alla Grotta e poi decideren…-
Per i non conoscitori della realtà trentina, la cosiddetta ‘collina’ è il termine improprio con cui si definiscono le pendici delle montagne che delimitano ad est la città, sulle quali si trovano diversi sobborghi, Villazzano, Povo, Cognola, con relative frazioni e frazioncine dalle svariate denominazioni, fra cui la già citata ‘Grotta’.
Così ci incamminiamo, nel sole del primo pomeriggio, finalmente indossando indumenti leggeri (ma con giacca nello zainetto appresso più bottiglietta d’acqua, che non si sa mai…) e macchina fotografica al seguito (in cambio della compagnia, qualche ‘sacrificio’ dovrò pur accettarlo…). A passi veloci raggiungiamo il parco di Gocciadoro, splendente del (finalmente!!) tenero verde della vegetazione, risaliamo il sentierino che conduce all’area riservata ai cani e di qui, sempre per strade non trafficate, raggiungiamo Villazzano, pronti ad affrontare le ripide stradicciole verso la Grotta. Uno davanti e l’altro tre passi indietro, pronto ad immortalare scorci, lussureggianti cespugli fioriti e la città che giace sul fondovalle, ai nostri piedi, con qualche scatto dedicato alla sua ‘signora’ (mettiti lì, accanto a quella staccionata… spostete en po’ pù en là… varda da sta banda, adesso da quell’altra…).
-E adesso?- domanda l’emulo di Oliviero Toscani.
-Adesso cerchiamo la stradicciola che scende verso Povo… Dovrebbe essere una di queste- rispondo, cercando di ricordare l’esatta ubicazione –L’ho già fatta, qualche anno fa, con la Ester…-
Sì, ‘qualche’ anno fa, probabilmente ‘molti’ anni fa, perché non ricordo di aver compiuto, allora, un così lungo, successivo tratto di salita decisa prima di imboccare quella che riteniamo la giusta via (non c’è un cartello che sia uno…). Così ci ritroviamo a vagare sulla collina di Trento, passando accanto a moderne villette, a piccoli condomini, a ville con grandi vetrate circondate da giardini curatissimi che si intravvedono tra alte recinzioni, percorrendo poi un angusto sentierino in un bosco un po’ selvaggio e ritrovando, quasi per caso, la ‘retta’ via…
Ora ci attende una lunga e a tratti ripida discesa verso Povo prima e a Trento poi, ma non senza una salutare sosta nella casa di una conoscente casualmente incontrata per un buon caffè e una gradita fetta di torta (e come si può dire di no a tanta cortesia?). Un’abitazione, quella in cui siamo ospitati, ricavata da un edificio vecchio di un paio di secoli, posto in splendida posizione con ampio giardino, che ha richiesto una radicale (e costosa) ristrutturazione, perfettamente eseguita. E non posso non rimanere ammirata dal grande salone o dalla luminosa cucina, pressoché perfetti e nell’arredamento e nell’ordine, per non parlare della ‘palestra’ che intravvediamo appena entrati nell’atrio al pianterreno… Avranno, i proprietari, la scomodità di necessitare dell’automobile per ogni loro spostamento, però che bella casa!!
E poi ce ne torniamo a ‘fondovalle’, percorrendo, una volta in città, il cosiddetto ‘Viale del Tramonto’, vale a dire il lungo Fersina, oggi pomeriggio affollato di anziani a passeggio (da cui l’ironica denominazione), di mamme (e nonne) con passeggini e carrozzine e di atletici giovanotti (oltre a rappresentanti del gentil sesso) dediti a veloci allenamenti su e giù lungo le rive del torrente.
-I s’è tuti moladi fòra…- commentiamo.
Era ora!! Ed è anche ora di far ritorno alla magione, perché, ridendo e scherzando, si sono fatte le 18 e la serata è ancora lunga, almeno per il consorte, impegnato dopo cena con l’ultimo appuntamento della rassegna cinematografica organizzata dalla Sat (ovviamente film di montagna). La sottoscritta, invece, una volta rientrata tra le pareti domestiche, ha una serotina botta di stanchezza e l’idea di ri-vestirsi con abiti ‘cittadini’ e ri-uscire per, magari, appisolarsi su scomode sedie di fronte a proiezioni documentaristiche non l’alletta per nulla. Il divano di casa è senz’altro più comodo!!

 

sabato 6 aprile 2013

Varie escursioni

E’ indice di saggezza saper rinunciare ad un’escursione di sci-alpinismo quando non ci sono le condizioni di sicurezza e il bollettino valanghe segnala un elevato livello di rischio. Già ce ne sono stati di morti, troppi, in questa strana coda di inverno, che pare non voler lasciare spazio alla primavera.
Cinque persone hanno perso la vita, tra sabato e lunedì, travolte da centinaia e centinaia di metri cubi di neve, pesante, gelata, che non ha lasciato loro scampo; tre di loro erano trentini e non gente imprudente o alle prime armi, ma uomini esperti, bravi alpinisti, consapevoli dei rischi che si possono correre in montagna, muniti dei sistemi ‘protettivi’, Artva, pala e sonda.
Perciò, quando la Sat ha annullato la sci-alpinistica in calendario domani 6 aprile, ho tirato un bel sospiro di sollievo, perché sarei stata tutto il giorno con quella ‘leggera’ ansia, in attesa del ritorno dell’atletico consorte e con frequenti ‘sguardi’ alla pagina online del quotidiano locale...
E di neve ne abbiamo trovata anche noi, tanta, tantissima, candida, soffice e farinosa, proprio lunedì scorso, giorno di Pasquetta, quando ci siamo recati in numero poco numeroso, 23 escursionisti, forniti di ciaspole (sì, le ho dovute rispolverare dal garage e ci serviranno anche dopodomani, domenica…) al rifugio Tonini per la consueta uscita ‘pasqualizia’. Un’escursione senza pericoli, che abbiamo ‘vissuto’ in allegria, durante la salita, al momento conviviale del pranzo (abbondante e ben condito, come si confà ad un desinare in rifugio…) e a quello ‘canoro’ con ampio repertorio che è andato da… ‘scala a cantér’, come recita un proverbio locale, ovverossia toccando una bella varietà di generi musicali. E senza dimenticare il tragitto di rientro, per altro sentiero, con lunga e ‘decisa’ discesa che mi ha vista cadere più volte L, per fortuna senza conseguenze dolorose, visto il notevole spessore del manto nevoso.
Insomma, un’uscita che ha soddisfatto la quasi totalità dei presenti.
Ma le mie fatiche ‘montanare’ non si sono esaurite con la giornata di Pasquetta.
Due giorni dopo, mercoledì 3 aprile per intenderci, siamo partiti di buon’ora, il consorte ed io, in treno (la nostra auto, in questo periodo, è utilizzata dal figlio, lavoratore con orari un po’ strampalati), alla volta di Bolzano, Fortezza, Brunico (in un perfetto incastro temporal-ferroviario) e di qui in autobus a Villa S.Caterina, ridente frazione della cittadina pusterese, da dove ci siamo incamminati per ‘provare’ l’itinerario della escursione prevista per il 14 aprile e di cui sarò, ancora una volta, la capogita.
Un’oretta di cammino lungo agevoli strade fino a castel Kehlburg, una brevissima sosta, quindi un’altra ora di salita, stavolta superando tratti innevati e siamo nei pressi del villaggio di Tesselberg; qualche incertezza sul percorso da seguire, per scarsità di cartelli e segnaletica varia, finché lo sguardo d’aquila dell’amato bene ‘scopre’ la retta via.
-El sentér, varda là el sentér!!-
Esatto, è il sentiero, un’esile traccia che segue il versante della montagna e che noi imbocchiamo decisi. E che dove, ahimè, cominciano le dolenti note. Anzi, dolentissime. Perché il percorso, un susseguirsi di saliscendi più o meno decisi, ci ‘regala’ una sgradita sorpresa: ghiaccio, ghiaccio e ancora ghiaccio,  insidioso, scivoloso, pericoloso. E noi, da veri sprovveduti, nonostante il ‘pedigree’ di montanari, siamo privi di ramponi e, mentre il consorte avanza comunque, sicuro e indomito, la sottoscritta è indecisa, impaurita e gemente (e per fortuna non ‘flente’…). A questo punto non mi resta che procedere ben ‘aggrappata’ allo zaino del marito, senza guardare il ripido pendio sottostante e, passo dopo passo, superato perfino un breve tratto franato, obbedendo agli ordini decisi del ‘valoroso’ ex boy-scout con cui condivido i miei giorni (-afferra quei rami, il piede destro qui, il destro, no el sinistro!!-) percorro l’itinerario, finché, come Dio vuole, siamo alla fine, nel bosco. E’ fatta! E quale non è la sorpresa nel trovare, dopo pochi metri, un cartello con la scritta ‘sentiero chiuso per frana’. Bravi! Bravissimi! E metterlo anche dall’altra parte???
Il resto dell’escursione non ci regala altre sorprese: il tracciato è comodo, largo e alla portata di tutti, basterà, il 14, evitare il tratto ‘incriminato’…
Così ce ne ritorniamo a fondovalle e ripercorriamo il viaggio a ritroso: autobus fino a Brunico, quindi treno, cambio a Fortezza, nuovo cambio a Bolzano e, infine, a Trento, dove percorriamo stancamente le strade fino a casa.  
Sono ‘leggermente’ stanca… Chissà come mai!!