martedì 31 gennaio 2012

Ritorno a casa

E passa un giorno, passa l’altro, finisce anche la settimana pusterese. Così, sabato 28, dopo l’ultima colazione con l’ultima omelette all’istante cucinata dal cuoco delle colazioni (‘Gliela preparo subito l’omelette, signora?- mi ha salutata al mio ingresso in sala da pranzo. ‘Certamente, grazie’- ho risposto e come dire di no ad un brizzolato chef altoatesino così gentile nel suo italiano dalla teutonica inflessione?), salutata la camerierina di sala, sempre attenta e precisa, pronta a soddisfare le esigenze di ciascuno, ‘raccolti’ e sistemati nel bagagliaio i numerosi ‘colli’ (docici o tredici? fors’anche quattordici…. un mezzo trasloco) di varia dimensione, peso, specie, una stretta di mano al proprietario con l’auspicio di rivederci l’anno prossimo (e quest’estate? Magari!!), un abbraccio a Margherita & family, un affettuoso saluto a Serenella e marito, ritrovati quassù anche quest’anno, possiamo partire.
Una prima, rapida sosta (tappa obbligata) al vicinissimo panificio, per l’acquisto di quegli ottimi pani di cui l’Alto Adige va giustamente fiero, e di due splendide trecce dolci appena appena sfornate, che profumeranno deliziosamente l’abitacolo per km e km, poi a S.Candido, un salto al fornitissimo Schäfer (elegante ‘emporio’ con annesso supermercato dove c’è davvero l’imbarazzo della scelta in fatto di prodotti tipici; l’altro, nuovissimo, punto vendita della Senfter era già stato visitato ieri), quindi un caffè al Länz, un paio di km prima di imboccare l’Autobrennero a Bressanone ed è davvero tutto.
Viaggiamo verso casa senza problemi, accompagnati dalle intramontabili sinfonie di Beethoven, sotto un cielo grigio che sembra promettere quella neve tanto attesa e che tanto si fa desiderare e nel primo pomeriggio siamo già a casa.
Nuovo trasbordo di valigie, sacche, zaini, sporte, sci, ciaspole, sacchetti dall’auto all’ingresso del condominio e di qui all’ascensore e infine in casa nostra, dove occuperanno (si spera per poco) corridoio e zona soggiorno…
E ritorniamo alle abitudini consuete, a cibi più semplici e a serali passati di verdura, a ‘stiraggi’ d’ordinanza (e a tutt’oggi la mole, accatastata e ‘traboccante’, è paragonabile ad un alpino quattromila), alla palestra e ai tonici esercizi, all’inglese trascurato e al Mandacarù e, last but not least, ai ‘crolli’ serali sul divano, davanti al Ballarò di turno e ai problemi trattati. Sarà la gioventù?

domenica 22 gennaio 2012

Saluti nevosi

Ancora una volta siamo ospiti dell'hotel Alpenblick, a Moso Pusteria, per una settimana di relax sulla neve.
E anche quest'anno con noi ci sono Margherita (Delphine) e Antonio, in compagnia del figlio 'irlandese', in ferie italiche, desideroso di lunghe sciate. Così, mentre i tre 'giovanotti' oggi si sono dedicati alle piste del monte Elmo, Margherita ed io abbiamo camminato nella val Fiscalina, godendo di un sole splendente e di una temperatura più che accettabile, prima di tornare all'albergo e di approfittare delle opportunità 'ateltiche' wellness&piscina.
Il 'guaio' di quest'hotel è la cucina... ;-) curata, appetitosa e.... abbondante, che rappresenta un vero attentato alla linea.
Vorrà dire che seguiremo un severo regime dietetico una volta a casa...

martedì 17 gennaio 2012

Vacanza in Patagonia-22° giorno

Sabato 26 novembre
E al mattino ci ritroviamo, sei ‘alpinisti trentini’ dispersi nelle patagoniche lande dell’argentina provincia di Santa Cruz, a decidere il da farsi: attendere al Kapenke le decisioni delle Aerolineas Argentinas riguardanti il nostro prossimo futuro, come consigliato dalla stessa società aerea o agire in prima persona?
Così, mentre le tre signore e Paolo F., quasi sprofondati negli ampi divani della hall, sono occupati in un sano ozio… telematico, Ugo e il consorte si recano a grandi passi decisi all’ufficio della linea aerea per concordare modalità e tempi del nostro ritorno alla capitale, da cui ritornano circa un’ora più tardi con le novità del giorno.
Per prima cosa, l’husband tiene fra le mani un nuovo biglietto aereo per Montevideo, verso la quale partiremo domani mattina alle 11, cui segue immediata telefonata all’anziana suor Augusta W., paterna zia che da oltre cinquant’anni opera come missionaria in Uruguay, per comunicarle il cambio di programma, mentre, per quanto riguarda la sorte comune, l’ultima news è che ci recheremo, poco dopo mezzogiorno, in pullmino a Rio Gallegos (300 km a sud), da dove voleremo a Buenos Aires con arrivo verso le 21.
Ed è quello che avviene: alle 12.30 saliamo a bordo di un moderno (e comodo) pullman da una trentina di posti e partiamo verso la nuova destinazione, che raggiungiamo neppure tre ore più tardi, un tempo di tutto rispetto, grazie alla velocità sostenuta e costante (anche oggi traffico pressoché inesistente) tenuta dallo chaffeur.
Poi, una volta entrati nell’affollato aeroporto, siamo oggetto di un trattamento quasi di favore: corsia preferenziale che ci permette di by-passare una lunghissima coda e nessun controllo al peso dei bagagli. Le Aerolineas Argentinas probabilmente ritengono che abbiamo già pagato il nostro scotto…
Sono comunque sorpresa del fatto di trovarci ‘solo’ in una ventina, di tutti gli oltre cento passeggeri a cui era stato cancellato il volo e non posso non domandarmi dove siano finiti gli altri, compresa quell’irascibile signora americana, con diversi giovani figli al seguito, che ieri sera a El Calafate aveva polemizzato con Ugo e l’husband, colpevoli, a suo dire, di scavalcare la fila… Quesiti destinati a rimanere senza risposta.
Infine, con nostro grande sollievo, eccoci a bordo del velivolo proveniente da Ushuaia pronti al decollo e, puntuali, circa tre ore più tardi, siamo sopra le luci di Buenos Aires.
Una volta atterrati e recuperati i bagagli, usciamo nel caldo (quasi 30°C) della notte porteňa e troviamo ad attenderci il taxi-van inviato dall’agenzia, il quale ci conduce all’hotel dove trascorreremo la notte. Non il previsto (e disdetto) hotel Scala, ma, sempre sull’immensa Avenida 9 de Julio, all’altezza dell’obelisco, simbolo principe di Buenos Aires, al Caesar Park. Qui, Ugo e Patrizia, Paolo e Silvana trovano ad attenderli un impiegato con i nuovi biglietti per il volo Iberia (domani sera alle 22 circa) e qui ci salutiamo con un abbraccio affettuoso e già un pizzico di nostalgia, qualche ora più tardi, dopo l’ultima cena all together nel tipico e affollatissimo ristorante Chiquillin.
Arrivederci, ‘ragazzi’. E’ stata una bellissima vacanza e voi siete stati compagni speciali…

Ed ora noi due, l’husband ed io, siamo pronti per l’ultima, breve tranche di questa lunga esperienza sudamericana.

sabato 14 gennaio 2012

Vacanza in Patagonia-21° giorno

Venerdì 25 novembre
Rien à faire. Neppure stamani il Cerro Torre si è impietosito di fronte alla costanza di quattro alpinisti tridentini e, come virginal fanciulla di fine ottocento, ha celato la sua bellezza e la sua rocciosa imponenza dietro ad un manto di nubi e ai nostri eroi non è rimasto che tornarsene, vinti dal fato, al Kaleshen, dopo la consueta sosta al primo mirador (e quanti ce n’erano, di escursionisti, come noi vanamente in attesa del ‘miracolo’…)
Così, a famiglie ricongiunte, dopo l’ultima colazione, bagagli chiusi e caricati sulle gloriose Fiat Siena, siamo pronti a lasciare El Chaltén, non senza aver lanciato l’ennesimo sguardo speranzoso verso le nascoste cime e, sferzati da violente patagoniche raffiche di vento, partiamo. Adios El Chaltén e adios montagne gloriose, tanto agognate e tanto difficili da vedere…
Come già all’andata, non troviamo quasi traffico alcuno lungo la rettilinea strada verso El Calafate, che raggiungiamo nel primo pomeriggio, dopo una brevissima sosta sulle rive del lago Viedma (forse cinque minuti super-ventosi, giusto per scattare le foto d’ordinanza) ed una, a scopo ‘culinario’ alla Leona, per uno spuntino di mezzogiorno.
Che fare adesso? Abbiamo diverse ore a disposizione, prima di raggiungere l’aeroporto, dove consegneremo le auto (pulite, sia ben chiaro) e al di là di una dovuta sosta presso un autolavaggio, altri programmi non ce ne sono, perciò, dopo fitti conciliaboli, decidiamo di raggiungere la laguna Nimez.
Only one kilometer from El Calafate near Lake Argentino is Laguna Nímez Reserve, where you can watch colorful birds while immersed in a peaceful environment in contact with the biosphere of the area (…) recita il pieghevole che riceviamo all’atto di pagare il contenuto biglietto d’ingresso.
Comincia così la nostra visita all’interno di quest’oasi naturale, a due passi dal lago Argentino, un vero paradiso per uccelli di ogni specie, compresi dei bellissimi fenicotteri rosa (i flamingos); è una passeggiata tranquilla lungo ben segnati sentieri, con qualche tratto di passerelle lignee e alcuni miradores che permettono di ammirare ampi panorami. L’unico inconveniente è rappresentato dal vento che soffia costante e impetuoso, ma noi lo sfidiamo impavidi, compiendo l’intero itinerario previsto, compresa una veloce puntata sulla sabbiosa spiaggia del lago.
Poi, terminata la visita, ci riportiamo in centro e spendiamo le ultime ore a El Calafate: lavaggio auto, pieno benzina, piccoli acquisti dell’ultimissima ora, un quasi italico caffè targato Illy e infine, con largo anticipo, ci portiamo all’aeroporto.
Neppure il tempo di entrare, onusti degli ampi bagagli, e ci rendiamo conto che c’è un’atmosfera strana nella zona check-in: urla, imprecazioni, la security spiegata attorno ai ‘banchi’, un palpabile nervosismo.
Che sta succedendo? Ahimè, la risposta arriva presto: tutti i voli da El Calafate sono stati cancellati!!
Come? Cancellati? E perché? E adesso? E il volo di domani pomeriggio per l’Italia? E quello di domani a mezzogiorno per Montevideo? Una ridda di domande senza risposta, in una varietà di reazioni che vanno dalla serafica accettazione dell’evento da parte di Paolo F., alla ‘fibrillazione’ di Silvana che lunedì, alla ripresa del lavoro, ha in agenda improrogabili appuntamenti, mentre l’husband, di postazione al check-in desk, cerca di capire l’evolversi della vicenda e Ugo, telefono in mano, si mette in contatto con Buenos Aires e la ‘referente’ Diana.
Sì, perché la non-partenza da El Calafate, come in un micidiale domino, fa cadere una lunga fila di tesserine: disdire il taxi che ci attende all’aeroporto di B.Aires, disdire le camere all’hotel Scala, disdire i posti sul volo Iberia, con destinazione Venezia, via Madrid e nel contempo, cercare una nuova sistemazione per la sera seguente e un nuovo biglietto aereo…
Intanto, la situazione all’interno dell’aeroporto non cambia e le povere addette al check-in hanno il loro bel daffare nel fronteggiare l’impotente ira degli oltre 150 passeggeri ‘bloccati’ da una cancellazione il cui motivo non è dato sapere (e non lo sapremo mai…), fino a che le Aerolineas Argentinas non danno il via all’operazione ‘soccorso’: ogni viaggiatore verrà ricondotto, a mezzo pullman, a El Calafate, dove troverà ospitalità, con cena e colazione (e fors’anche il lunch…), in uno o l’altro hotel, il tutto a spese della compagnia stessa.
E quando sarà il prossimo volo per Buenos Aires? A questa domanda, altra risposta non c’è se non un allargare le braccia degli impiegati e un vago ‘domani’.
Sì, per dirla alla Rossella O’Hara, ‘domani è un altro giorno’ e con questa timida speranza, del tutto rassegnati ai voleri del destino, prendiamo possesso delle nuove stanze, più cena ‘a la carte’, più break-fast, sperando in un ‘no-lunch’, all’hotel Kapenke in pieno centro de El Calafate.
Domani è un altro giorno, staremo a vedere cosa succede…

giovedì 12 gennaio 2012

Anniversario

E con oggi, facciamo 36.
36 anni di matrimonio, alla faccia dell’amico di gioventù (del consorte) Flavio, che ebbe a dire, all’indomani di quel 12 gennaio 1976 ‘son curios de veder fin quando i dura’…
Fin qua, sen duradi, caro Flavio e avremmo intenzione di ‘durare’ ancora, nella buona (speriamo tanta) e nella meno buona (speriamo poca) sorte che il futuro avrà in serbo per noi.
Perciò, tanti auguri, caro Paolo, amato compagno di vita. Non avrei potuto desiderare un marito migliore di te
Flores


">

mercoledì 11 gennaio 2012

Vacanza in Patagonia-20° giorno

Giovedì 24 novembre
Ieri sera, attorno ad un tavolo del ristorante Pangea, di fronte all’ennesima ‘sopa de calabaza’ (=minestra di zucca), tradizionale piatto presente in tutti i patagonici menu, il gruppo degli indomiti quattro aveva solennemente stretto ‘il patto del Cerro Torre’, nome in codice ‘tenteremo anche domani’.
Ovviamente il ‘tenteremo’ non si riferiva alla volontà di scalare la severa parete dell’Urlo di pietra, seguendo le orme di valenti alpinisti, ma assai più semplicemente alla decisione di tornare al Mirador Maestri per ammirare da vicino l’imponente montagna finalmente sgombra da nubi.
No grazie, avevano subito dichiarato Silvana e la sottoscritta, noi abbiamo già dato, a meno che l’indomani non ci regali una giornata di cielo limpido con sole sfolgorante. Noi ci organizzeremo per conto nostro…
E così infatti avviene.
Ore 9. Anche stamattina le condizioni meteo non sono delle migliori. Le nubi regnano quasi sovrane e a tratti, in aggiunta, soffia quel patagonico venticello frizzante, ma noi, puntuali, siamo pronti a cominciare la giornata e, dopo una tappa in un punto telefonico dove contattiamo a El Calafate l’ufficio delle Aerolineas Argentinas per confermare il volo di domani sera verso Buenos Aires, le nostre strade si dividono. I quattro ‘da ‘na banda e le due, dall’altra.
Così ci incamminiamo verso la Cascata del Salto, un’imponente caduta d’acqua spumeggiante, quotidiana meta di decine e decine di escursionisti più tranquilli, famigliole comprese.
E’ una camminata di un’ora e mezzo circa, su larga strada sterrata e pressoché pianeggiante nel primo tratto, quindi su comodo sentiero nel bosco, che ci permette piacevoli conversazioni, alternate a brevi soste e per ammirare il panorama, l’ampia vallata dove scorre il Rio Salto e le ignote catene che la delimitano e per quel ‘cava e metti, metti e cava (la giacca, il berretto e tutto quello che è necessario)’, croce e delizia di queste ventilate giornate.
Arrivate alla meta, un luogo ameno e tranquillo, sostiamo una decina di minuti sedute su uno dei grandi sassi che delimitano il piccolo specchio lacustre ai piedi della cascata, osservando il continuo e fragoroso cadere dell’acqua e la nuvola leggera di milioni di minuscole gocce, con l’effetto arcobaleno creato da quegli sparuti raggi di sole capaci di penetrare la grigia nuvolaglia, poi, un ultimo sguardo al paesaggio, ce ne torniamo verso El Chaltén.
La nostra prossima meta sarà un locale dove consumare un veloce pranzo, in attesa del ritorno alla base dei rispettivi consorti più amici, sul cui successo escursionistico nutriamo qualche dubbio.
-Chissà se avranno potuto vedere il Cerro Torre…- ci diciamo osservando perplesse il cielo.
E, ahimè, ‘vediamo’ giusto, perché, dopo una veloce sosta ante-pranzo al Kaleshen, al momento di uscire troviamo, tristemente seduti nella hall, Ugo e l’husband appena rientrati dal mattutino tentativo di raggiungere il Mirador Maestri.
Nuvole grigie e basse, oltre ad un vento a tratti inclemente, li hanno accompagnati per tutta la mattinata, perciò, una volta raggiunto il primo mirador, accertata l’esistenza di una ‘muraglia’ nebbiosa a coprire il Cerro Torre, hanno deciso di tornarsene sui loro passi, lasciando i soli Patrizia e Paolo F. ad attendere l’improbabile ‘miracolo’ (i due arriveranno al Mirador Maestri, con visibilità pari a…. zero).
E no, non hanno neppure voglia di venire a pranzo con noi, (lasciatemi come una cosa posata in un angolo e dimenticata, avrebbe detto Ungaretti), per cui Silvana ed io li lasciamo laddove sono e andiamo alla ricerca di un ‘localino’ adeguato (a El Chaltén non c’è che l’imbarazzo della scelta…).
Quest’oggi optiamo per Mathilda, un piccolo caffè-ristorante dove, nella graziosa saletta da pranzo, gustiamo….. un’ottima sopa de calabaza (perché una minestra calda fa sempre bene, avrebbe detto la mia oggi ultracentenaria zia Rosina…) e qualcosa di secondo, concludendo con un buon caffè, sempre un po’ lungo, ma che ci gusta assai.
E ce ne rimaniamo a lungo, nel tepore del confortevole ambiente, fino a rimanere le uniche clienti, quindi ci rituffiamo nel fresco (e ventoso) pomeriggio patagonico, girellando qua e là per le ampie strade, entrando in questo o quel negozio di souvenirs, per un’ultima (e vana) ricerca di qualcosa di insolito da riportare in patria, prima di tornarcene all’hotel e ricongiungerci agli affetti coniugali.
Poi, alla sera, dopo una breve passeggiata, a gruppo riunito, per le vie del ‘borgo’, alla ricerca di quelle caratteristiche ‘sculture’ in metallo, che altro non sono se non artistici contenitori per i sacchetti dell’immondizia, ce ne andiamo a cena a l’Estepa, dove, con quel po’ di nostalgia che ti prende quando una vacanza sta per finire, davanti ai succulenti piatti del menu, rievochiamo i momenti felici di questa lunga esperienza in terra sudamericana.
Domani, a quest’ora, ci diciamo tornandocene al Kaleshen, saremo in volo per Buenos Aires, ma domattina, all’alba, prima di partire verso El Calafate…. ultima sfida al Cerro Torre!!
Prego, accomodatevi, miei cari. Io, me ne rimarrò sotto le coltri!

lunedì 9 gennaio 2012

Ciao, Monica

Ciao, Monica
e poi non siamo più riuscite a berlo, quel caffè assieme, al bar, in uno dei nostri ritrovi a scadenza quasi semestrale, da ex-colleghe che si erano sempre tenute in contatto.
Ricordi? Era una mattinata d’agosto, soleggiata ma non troppo calda, quando ci eravamo incontrate, per caso, in piazza Vittoria intorno ai ‘banchetti’ del mercato. Tu avevi comperato dei funghi e cercavi dei gamberetti, lì al furgone-frigo del pescivendolo, davanti al quale ci eravamo poi salutate.
-Ci vediamo per un caffè, prima che cominci la scuola…- era stato il nostro commiato.
Mi sento sollevata, avevo poi detto a Paolo, l’ho vista davvero ‘bene’…
Sì, aveva concordato lui, sì, ha proprio un bell’aspetto…
Perché l’avevo saputo, Monica, da tuo marito, di quel nuovo ciclo di terapie che avevi cominciato già in primavera, poi me ne aveva parlato la tua collega Orietta, con le parole preoccupate e partecipi di un’amica vera ed entrambe le volte ero rimasta senza parole, con un groppo in gola e un inespresso ‘perché?’
Ma sapevo che non ti saresti arresa, che avresti affrontato la situazione con quel coraggio, serenità e senso di umorismo già dimostrati in passato.
-Una mozzarella- avevi detto una volta, sorridendo –ecco, io mi sento a scadenza, come una mozzarella…-
-Monica, siamo tutti ‘a scadenza’- le avevo risposto –con l’unica differenza che tu ci pensi con una frequenza maggiore di altri. E poi, una mozzarella… Ti svaluti un po’, mi pare. Almeno almeno, una mozzarella di bufala doc..-
Stavolta, invece, l’ardimento, il coraggio e la tua grande dignità non sono bastate a mettere in fuga il nemico e tu te ne sei andata in quel luogo splendente di luce, dove non esiste la sofferenza, come ha scritto tuo marito nelle ultime parole di commiato.
E allora vai, Monica, grande donna dal cuore pieno d’amore, ragazza gioiosa, insegnante attenta e generosa, vai, leggera e libera da ogni dolore e da ogni fatica.
Con tanto affetto.
Mariella

sabato 7 gennaio 2012

Ricominciaaamo!

Domattina comincia la stagione gite 2012 della Sat, con un fittissimo calendario che va dall’8 gennaio all’11 novembre, quando ci sarà la castagnata di chiusura, con il suo contorno di pranzo, ricchi premi e cotillon vari. In più, da quest’anno, a partire dal 18 aprile e a scadenza quindicinale, saranno in programma le ‘escursioni del mercoledì’, con itinerari ‘alla portata di tutte le gambe’ (con un minimo di allenamento, s’intende), meno impegnativi, ma ugualmente gratificanti, un’iniziativa per noi nuovissima, già collaudata da altre sezioni, quella di Riva del Garda in primis, che riesce ogni volta a riempire ben due pullman, con i suoi VIP ( vecchietti in pensione).
E anche quest’anno mi assumerò l’onore e l’onere di ‘capeggiare’ ben quattro escursioni tra aprile e luglio: il 15 aprile sull’altopiano del Renon (Bz), itinerario già programmato la scorsa stagione e sospeso per le fosche (e puntualmente avveratesi) previsioni meteo e il 22 dello stesso mese in val Venosta, con visita a Castel Juvale, maniero di proprietà di Reinhold Messner. In questa seconda uscita il ruolo di capogita sarà condiviso con la scattante e sempreverde Maria C., vera forza della natura, dal glorioso pedigree… montano.
Le altre due, in data 17 giugno e 8 luglio, ci vedranno percorrere sentieri della val Badia e della Presanella; tutte, comunque, saranno oggetto di una prova-gita, da effettuarsi qualche tempo prima della data stabilita, onde evitare inopportuni sbagli di bivii e di sentieri (e ne succedono, con una certa frequenza!!)
L’uscita ‘lunga’, ancora una volta proposta da Alessandra, ci porterà sulla Costiera Amalfitana, sette giorni di camminate, visite, bagni (speriamo…) in quegli splendidi scenari naturali che tanti turisti attraggono da tutto il mondo.
Naturalmente, anche il consorte ha il suo bravo numero di escursioni da guidare, cominciando da quella di domani, una sci-alpinistica sui monti Sarentini, a cui seguiranno due ‘classiche’, il Meeting del Lagorai ed il Camminasat, quindi un’escursione con la E maiuscola sul monte Bianco, quattro giorni con l’ascesa ai 4810 metri della cima e, per concludere, il trekking agostano che quest’anno ci vedrà percorrere in sette tappe l’alta via della Valmalenco. Un carnet di tutto rispetto…
E per concludere, un’ultima osservazione: se per me, quella di domani sarà ‘la prima’ escursione dopo il periodo di riposo…. pedestre, per molti dei valenti compagni sarà ‘solo’ l’uscita dell’8 gennaio. Sì, perché l’Ezio, la Loreta, la Carla, il Roberto, la Lina, soltanto per citare qualche nome, NON hanno MAI smesso di andarsene alla domenica (e qualcuno anche il mercoledì o il giovedì e, perché no, anche il venerdì o il sabato) su e giù per monti e cime, con unica sosta, el dì de Nadal!! Ma a Santo Stefano (e al prim de l’an), scarponi ai piedi, prosàch en spalla e via!! Se non è passione questa…

giovedì 5 gennaio 2012

Tranquille serate

Che cosa c'è di meglio, tornati a casa dopo un 'attivo' pomeriggio all'insegna del volontariato e dopo una frugale cena a due, del sedersi sul divano, o meglio, dello stendersi quasi fosse una dormeuse, a 'smanettare' con il proprio notebook, mentre il consorte 'smanetta' sul pc di sua pertinenza?
Ma la delusione è in agguato non appena si accende la tv, con uno zapping tra le reti 'nazionali' (escluse ovviamente quelle dell'ex pdc) e Sky, scoprendo che l'offerta è veramente deludente...
Quindi, per risollevarsi l'animo non resta che spegnere e accendere lo stereo: l'immortale Ludwig von B. non delude mai e la musica delle sinfonie 4 e 7 (abbinate sullo stesso cd) sono un vero balsamo per la mente e per l'anima.
Nel frattempo, con grande tempestività e lungimiranza mi è giunto il primo sms 'befanesco' da parte del collega Vincenzo (di solito, negli anni scorsi, la pole position della spedizione era privilegio di una delle mie numerose cognate), con il seguente testo 'ANSA: oggi è entrato in vigore il decreto sul controllo della velocità riguardante lo spazio aereo. Cara, vai piano stanotte altrimenti ti sequestrano la scopa!
'Starò più che mai attenta' - gli ho risposto -Non vorrei essere costretta a chiedere in prestito la scopa della Lia...- (la di lui moglie)
-Niente da fare, già sequestrata.-

Dovrò controllare il conta-scope-chilometri, allora... Restare senza scopa in chissà quale landa desolata non è il massimo. Per una Befana della mia età, poi...
 

mercoledì 4 gennaio 2012

Vacanza in Patagonia-19° giorno

Mercoledì 23 novembre.
Ore 9. Puntuali come orologi svizzeri ci ritroviamo davanti al Kaleshen, stomaci sazi, zaini in spalla, scarponi ai piedi, macchine fotografiche già in posizione, sguardo al cielo.
La meta odierna è l’altro ‘monumento montano’ che risponde al nome di Fitz Roy, anch’esso oggetto di quotidiani ‘pellegrinaggi’ per ammirare la possente mole e la rocciosa cuspide e anch’esso, come il gemello Cerro Torre, spesso restio a mostrare appieno le sue ‘grazie’.
E anche stamattina le previsioni meteo non sembrano promettere quello che tutti noi vorremmo, sebbene non piova e le nubi siano meno fitte di ieri e già questo ci pare un buon inizio, così, con l’ottimismo che spesso contraddistingue i soci della Sat, capaci di vedere il sole al di là di un muro (di Berlino?) di cumulo-nembi, ci incamminiamo verso la periferia di El Chaltén, dove ha inizio il nostro sentiero.
Il tracciato comincia a salire con moderata e costante pendenza, senza presentare difficoltà per alpinisti provetti (?) quali noi siamo, regalandoci belle vedute sulla piana sottostante e qualche inaspettato incontro ravvicinato con la fauna locale. E se ieri era stata una volpe ad incrociare i passi del mio consorte, quest’oggi sono dei picchi dal ciuffo rosso che vediamo alacri all’opera su dei possenti tronchi di lengas, con il classico picchettio che risuona nel silenzio della natura.
Scatti ripetuti dei valenti fotografi (più la cine-operatrice) e proseguiamo, raggiungendo il primo mirador, dove, seduti in religioso silenzio in attesa della ‘visione’ del Fitz Roy, c’è un multietnico gruppo di escursionisti accompagnati dalla guida e, accomunati dallo stesso sentimento di speranza, ci fermiamo anche noi.
Ma la sosta è breve, perché, a meno di un intervento divino, appare del tutto improbabile il diradarsi della fitta nuvolaglia che ricopre la montagna, per cui riprendiamo il cammino, attraverso boschi e radure, superando ruscelli e costeggiando azzurri specchi d’acqua mentre godiamo di una vasta gamma di varietà meteorologiche. Sprazzi di sole, rannuvolamenti, qualche folata di vento tanto per non perdere l’abitudine, un po’ di insistente pioggerellina, di nuovo sole, nuvole, vento…
Così raggiungiamo il campamento Poincenot prima e il campamento Rio Blanco poi, quello esclusivo per gli alpinisti, dove ha inizio la parte più difficoltosa del tracciato, come recita un allarmante e (quasi) minatorio cartello, quella che conduce al mirador del Fitz Roy.
Attenzione, questo è il sentiero più difficile del parco, si legge, con, a seguire, le indicazioni, piede fermo, buon allenamento, calzature adeguate… e se noi non fossimo dei ‘satini’ ci sarebbe quasi da spaventarsi.
E invece i 45 minuti di percorso, in continua (e sassosa) salita, non sono così difficili e li compiamo senza grandi fatiche, pur tra nebbiolina ora fitta ora più rada e un’alternante pioggerella che, una volta raggiunta la meta, si trasforma in microscopici ghiaccioli che ci colpiscono nelle limitate parti esposte alle intemperie.
Siamo al mirador (mirador de che? delle nuvole che coprono il Fitz Roy?) e, una volta posato per la/le foto di rito, ritengo conclusa la parte A dell’escursione odierna e, in compagnia di Silvana, me ne torno sui miei passi, lasciando i magnifici quattro a rimirar le nubi…
Passo dopo passo scendiamo il tratto più impegnativo, quindi, dopo una breve sosta alla capanna del campamento Rio Blanco ripercorriamo, con una digressione verso la laguna Capri, tutto il tragitto del mattino che, vuoi per la stanchezza, vuoi per chissà qual altro motivo, a me sembra assai più lungo.
C’è comunque il positivo aspetto che il tempo è migliorato e, pur avendo sempre una visibilità della cima pari a zero, siamo rallegrate da un pallido sole che ci accompagnerà, tra raffiche di vento di diversa intensità, fino a El Chaltén.
E una volta al paese, prima di raggiungere l’hotel, è d’obbligo una sosta presso la Wafleria, una graziosa caffetteria dove riposiamo gli stanchi arti inferiori davanti ad una tazza di caffè fumante, accompagnato da un waffle con cioccolata fusa. Una delizia meritata.
I prodi escursionisti saranno invece alla base molto più tardi, quasi quasi all’ora di cena, con il rammarico di non aver visto, neppure quest’oggi, la montagna… stregata (dalle nebbie…), ma pronti ad una nuova avventura l’indomani mattina. Quando si dice la passione!!
Anche oggi, comunque, il sentiero verso il Fitz Roy ha visto una vera processione di escursionisti, compresi i connazionali lombardi, già incontrati sulla via del Cerro Torre.

lunedì 2 gennaio 2012

Anno nuovo, nuova palestra

Era da tanto che ci pensavo, ma non mi ero mai decisa.
Ci penserò domani, oppure la settimana prossima… forse meglio rimandare all’autunno, poi veniva l’inverno, seguivano la primavera, l’estate, di nuovo l’autunno ed i miei rimanevano vaghi propositi.
Invece stamattina ho preso il toro per le corna e, coniugando il detto ‘anno nuovo, vita nuova’ in un ‘anno nuovo, palestra nuova’, ho messo in un sacchetto scarpe da ginnastica, pantaloni tipo tuta, maglietta ‘tecnica’, ho suonato alla porta della coinquilina del secondo piano e assieme ci siamo recate alla palestra ‘attrezzata’ poco distante da casa, della quale la vicina è assidua frequentatrice da lungo tempo.
Per fortuna ero in compagnia, perché mi sentivo un po’ intimidita da un ambiente del tutto nuovo, con tutti quegli habitués che si muovevano con disinvoltura passando da un attrezzo all’altro, ma è bastato poco perché mi sentissi a mio agio.
Seguendo le indicazioni del trainer, ho svolto tutta una serie di esercizi, utilizzando diverse macchine: venti minuti a camminare a passo veloce, un quarto d’ora ad esercitare le braccia, tre serie di movimenti qui, altrettante là, per finire con i dieci minuti finali su un tapis roulant, ‘calibrato’ come se camminassi in montagna, per un’ora e mezzo di attività pressoché continua.
Poi me ne sono tornata a casa, lasciando in loco la vicina di casa che è solita rimanere in palestra assai a lungo, con la curiosità di scoprire quali parti del mio corpo domattina saranno doloranti…

E, per concludere, nella mia prima mattinata di attive esercitazioni ‘attrezzate’, ho incontrato diversi conoscenti, a partire dallo scattante ex-‘collaboratore scolastico’, del genere ‘vice-preside f.f. (facente funzione), continuando con l’autorevole (ex) insegnante elementare Alfonso, per lunghi anni colonna portante delle scuole Crispi e l’aitante Renata, un tempo compagna di escursioni Sat per concludere con la snella, bionda e giovanilissima mamma di una mia ex alunna, oggi 24enne, che avevo già notato, senza riconoscerla, muoversi con abilità e agilità sulle varie macchine.
Quattro in un colpo, niente male... Del resto, Trento non è propriamente una metropoli…

domenica 1 gennaio 2012

Vacanza in Patagonia-18° giorno

Martedì 22 novembre
Bastano le prime luci del giorno a far balzare dal letto l’husband che si prepara alla velocità della luce e se ne esce con la fidata macchina fotografica fra le mani, pronto ai primi scatti di quella lunga serie che egli auspica per oggi e poco più tardi è il mio turno di prepararmi, non senza aver controllato dalla finesta che cosa ci regala il tempo quest’oggi.
Ahimè, il cielo è variamente coperto, pur con qualche sprazzo di sereno che cerca di farsi largo fra le nubi grigiastre, come conferma il consorte rientrato per la colazione, un po’ deluso ma sotto sotto speranzoso che la situazione evolva per il meglio.
E alle nove precise lasciamo il Kaleshen, zaini in spalla e sguardo al cielo, pronti a percorrere il sentiero che ci porterà al Mirador Maestri, alla base del Cerro Torre. Quante nubi! Ma noi vogliamo essere ottimisti e cerchiamo con lo sguardo quelle sottili strie azzurre che faticano a farsi strada nel grigio diffuso…
Ci mettiamo così in cammino, lasciando il centro abitato e dirigendoci verso il sentiero che sale dal paese, dove già si nota una lunga fila colorata di escursionisti, più ‘tempestivi’ di noi. A passo sostenuto seguiamo le loro tracce, portandoci nel giro di pochi minuti sul verdeggiante pianoro da cui si domina tutto El Chalten e procediamo lungo la ben segnata traccia, verso il Mirador Laguna Torre, da cui dovremmo godere della prima ‘visione’ del celebre Cerro Torre.
Ben presto raggiungiamo e superiamo il numeroso gruppo che ci stava precedendo: sono italiani, lombardi per la precisione, accompagnati da due guide locali e, come noi, si stanno dirigendo verso la base della montagna andina. Anch’essi sperano di ammirare l’imponente parete rocciosa, ma il comune desiderio è frustrato già al primo Mirador, nello scoprire che davanti a noi c’è…. una parete di nebbia.
E non solo! Comincia anche a piovere, una precipitazione leggera leggera, ma ugualmente fastidiosa. Ma non ci lasciamo scoraggiare e procediamo lungo modesti ‘up and down’, ora immersi nella fitta boscaglia, ora attraversando ampie radure, fino al Campamento De Agostini, il campo base per quegli audaci che intendono scalare il Cerro Torre ed è proprio qui che il tempo vira decisamente verso il brutto.
Pioggia adesso battente, visibilità ridotta e il cartello che ‘parla’ di oltre un’ora per raggiungere il Mirador Maestri.
Mirador di che? mi domando… Mirador de nebbia? Quello è infatti lo scenario che si presenta davanti ai nostri occhi: finita la vegetazione, sassi, massi, rocce grigie, nel grigiore diffuso.
Senza alcuna esitazione, invece, i miei compagni d’avventura vanno all’attacco del sentiero che adesso si inerpica lungo gli spogli detriti morenici, resti di un antico ghiacciaio, Paolo F e Silvana dalla fluttuante mantella anti-acqua in pole position, tallonati dal consorte, poi Patrizia e Ugo ed infine, riluttante e assai più lenta, la sottoscritta.
No, non fa per me, pioggia, ombrellino in una mano, bastoni nell’altra, cinghie dello zaino che scivolano dalle spalle, continua attenzione per non scivolare sui sassi bagnati… Resisto una mezz’oretta, poi saluto marito, amici, montagna e, fatto un rapido dietrofront, ritorno sui miei passi.
Circa tre ore di cammino per raggiungere El Chalten, tutte (o quasi…) sotto la pioggia, camminando di lena, con l’impressione di percorrere un sentiero…. senza fine, lungo il quale incrocio decine e decine di escursionisti (coraggiosi) che sfidano il maltempo, compreso un portatore che conduce alla cavezza due lama.
E finalmente, eccomi al paese. Sono le 15 passate, sono decisamente umida (per non dire bagnata) e ho fame, quindi vado alla ricerca di un locale qualsiasi dove trovare una pietanza calda e solo dopo una grande tazza di bollente ‘cafè con leche’ e due piccole empanadas (due ‘mattoncini’ di pesantezza…) mi sento riconciliata con il mondo.
Tornata all’hotel (e al caldo tepore della stanza) attendo paziente il ritorno dei ‘guerrieri’ che arrivano, variamente delusi, stanchi, umidi e infreddoliti, oltre un’ora e mezzo più tardi e solo verso ora di cena ‘riemergeranno’ dalle rispettive camere, asciutti e riposati, pronti ad affrontare le fatiche della tavola.
E, poiché il tempo si mantiene inclemente, decidiamo di limitare al minimo gli spostamenti dall’ hotel, raggiungendo il ristorante più vicino al Kaleshen, lo stesso dove avevamo cenato nella serata di ieri. Di passi, per oggi, ne sono stati fatti a sufficienza…